Sarà un inizio di settimana lento, con i mercati chiusi per il Presidents’ Day questo lunedì.
Mercoledì vedremo i verbali della Fed e poi, giovedì, i dati sulle richieste di sussidio di disoccupazione iniziali e continue.
Venerdì ci saranno di dati di S&P Global sull’indice PMI flash. E anche la lettura finale dell’Università del Michigan per febbraio. L’attenzione chiave qui saranno le aspettative sull’inflazione, salite significativamente nelle letture preliminari. Cominceremo anche a vedere qualche dato dalle Fed regionali, importanti perché forniscono indizi sul mercato del lavoro e sui trend di inflazione.
I tassi decennali sono scesi giovedì e venerdì in scia al report IPP. La lettura dell’IPC è stata alta, ma l’IPP è risultato leggermente più basso. Dopo il report IPC, le aspettative per l’indice PCE core erano salite ma, dopo il report IPP e alcuni input più deboli che rientrano nel PCE core, sono scese nuovamente. I dati restano misti, ma i trend generali suggeriscono che il mercato si aspetta un’inflazione intorno al 3% per la maggior parte dell’anno.
Un buon indicatore di questo sono gli swap sull’inflazione. Gli swap sull’inflazione a uno e due anni hanno visto un breakout importante la scorsa settimana. Gli swap sull’inflazione a un anno (linea blu) e a due anni (linea bianca) si stavano consolidando in range più alti ma, a inizio febbraio e alla fine della scorsa settimana, abbiamo visto dei chiari breakout. Se i dati continueranno a tendere al rialzo, potremmo vedere un ulteriore movimento verso l’alto.
Qualcuno potrebbe dire che il report IPP ha migliorato significativamente l’outlook per l’inflazione, ma i dati del mercato suggeriscono diversamente. Sebbene l’indice IPP possa aver aiutato le aspettative sul PCE core nel breve termine, il mercato si aspetta ancora un’inflazione intorno al 3% per l’anno. Ovviamente, il mercato può modificare costantemente le sue aspettative, ma per il momento restano elevate.
Date le prospettive, dobbiamo considerare cosa implica tutto questo per i rendimenti dei Treasury decennali. Storicamente, i rendimenti decennali tendono a muoversi nella direzione degli swap sull’inflazione. Non si tratta di una correlazione perfetta ma, di recente, si sono allineati. Se gli swap sull’inflazione continueranno a salire, il calo dei tassi di interesse negli ultimi due giorni difficilmente persisterà e potremmo vedere i rendimenti decennali salire di nuovo.
Se gli swap sull’inflazione inizieranno a scendere, questo cambierebbe le prospettive per i tassi di interesse. Ma, per ora, il trend suggerisce un aumento delle aspettative sull’inflazione. Anche altri fattori potrebbero contribuire, come i prezzi delle materie prime. Abbiamo parlato dei prezzi del rame, che di recente sono schizzati. Anche se sono scesi venerdì, restano vicino a un livello chiave di circa 4,70 dollari. Se il rame si spingerà verso i 5 dollari, potrebbe far salire le aspettative sull’inflazione.
Intanto, il petrolio non ha partecipato a questa mossa. La domanda chiave è se sia destinato a un breakout. Sembrava possibile quando i prezzi erano brevemente saliti sopra la resistenza, ma poi sono scesi. Il petrolio adesso si trova intorno al livello di ritracciamento di 78-61 dollari. Una rottura sotto i 70 dollari potrebbe significare un ritorno alla parte medio-bassa dei 60 dollari ma, se dovesse tenere sopra i 70 dollari, potrebbe indicare una inversione del trend, portando a prezzi più alti.
Anche i prezzi della benzina stanno lentamente tendendo verso l’alto. Se petrolio, benzina e rame continueranno a salire, le aspettative sull’inflazione probabilmente spingeranno su i tassi di interesse. Il recente calo di 2 giorni dei rendimenti decennali potrebbe essere stato provocato dal fatto che i trader hanno sistemato le posizioni, piuttosto che da un vero cambiamento delle prospettive per l’inflazione.
Per quanto riguarda i mercati azionari, c’è molto in gioco. Ci avviciniamo alla settimana di scadenza delle opzioni, con un significativo posizionamento gamma intorno a 6.100 sull’indice S&P 500, che fa da resistenza, e un altro grosso livello gamma a 6.000, che potrebbe fare da calamita, e il muro delle call intorno a 6.150. Data questa configurazione, non si sa se l’S&P 500 vedrà un breakout questa settimana, soprattutto visto gli scambi ridotti e la scadenza delle opzioni (OpEx) venerdì.
Da un punto di vista tecnico, l’S&P 500 si trova nella Banda di Bollinger superiore e l’RSI sta scendendo. Se l’indice riuscirà a rompere sopra 6.150 con un forte slancio le cose cambierebbero, ma il posizionamento delle opzioni costituirà un fattore importante.
Tuttavia, con la volatilità implicita che resta relativamente stabile (il VIX è intorno a 14-14,5 dall’inizio dell’anno), non si sa se vedremo una mossa significativa perché non è chiaro se il VIX scenderà sotto 14 in un contesto di flusso di notizie molto più veloce e incerto.
Anche la correlazione implicita a un mese scende, rendendo meno probabile un breakout azionario significativo a meno che la volatilità non cominci a scendere. L’indice sulla correlazione implicita a un mese è già vicino a livelli storicamente bassi. Considerati tutti questi fattori, penso che il mercato azionario resterà in range stretto tra 5.900 e 6.100, +/- 50 punti.
Allo stesso tempo, mi aspetto che i tassi di interesse più a lunga scadenza continuino a salire, trainati dalle aspettative sull’inflazione, che potrebbero essere influenzate da materie prime come rame, petrolio e benzina.
Definizioni da ChatGPT
1. Swap sull’inflazione
Un contratto derivato nel quale due parti scambiano si scambiano flussi di cassa basati sull’inflazione effettiva rispetto a un tasso di inflazione fisso. Usato come protezione o speculazione sull’inflazione futura.
2. Indice PCE core
Una misura dell’inflazione che esclude i prezzi volatili di alimentari ed energetici. È l’indicatore sull’inflazione preferito dalla Federal Reserve per prendere decisioni sulla politica monetaria.
3. IPP (Indice sui prezzi alla produzione)
Misura la variazione media dei prezzi di vendita ricevuti dai produttori nazionali per la loro produzione. Spesso considerato indicativo dell’inflazione al consumo (IPC).
4. Esposizione gamma (mercato delle opzioni)
Si riferisce a come i cambiamenti del prezzo dell’asset soggiacente influenzano le attività di hedging. Un forte posizionamento gamma può fare da supporto o resistenza sui mercati azionari.
5. Indice di correlazione implicita
Una misura della correlazione prevista tra i titoli su un indice in base al prezzo delle opzioni. Una correlazione implicita bassa suggerisce un movimento più a livello di titoli, mentre una correlazione alta indica mosse del mercato in generale.
6. Volatilità implicita (VIX, VIX1D)
VIX: Indice di mercato in tempo reale che rappresenta la volatilità prevista nei 30 giorni successivi.
VIX1D: Una misura più recente che rispecchia la volatilità attesa per il giorno successivo.
7. Bande di Bollinger
Indicatore tecnico composto da una media mobile e due bande di deviazione standard. Permette di identificare le condizioni overbought o oversold.
8. Curva del rendimento dei Treasury (estremità posteriore)
Si riferisce ai tassi di interesse più a lunga scadenza (es. a 10 e 30 anni). I movimenti dei rendimenti a lunga scadenza riflettono le aspettative dei mercati su crescita, inflazione e politica della Fed.
9. Posizionamento e short covering
Posizionamento: La posizione attuale dei trader su un mercato (long o short).
Short Covering: Quando i trader riacquistano i titoli presi in prestito per chiudere una posizione corta, spesso causando temporanee impennate di prezzo.
10. OpEx (scadenza delle opzioni)
La data in cui scadono i contratti delle opzioni su azioni, indici o future. Elevate posizioni aperte possono influenzare il movimento dei mercati.