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USD/JPY sopra quota 110, euro sotto 1,13: a chi tocca adesso?

Pubblicato 11.02.2019, 22:56
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

Rassegna giornaliera sul mercato forex, 11 febbraio 2019

Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management

Il dollaro USA sta facendo faville. Gli investitori hanno fatto risalire il biglietto verde contro le principali valute: euro, yen e franco svizzero tutti ai minimi di quest’anno. Il cambio USD/JPY è sopra il livello di 110 e quello EUR/USD è ben al di sotto dell’1,13. Questi livelli importanti hanno limitato gli spostamenti di entrambe le valute nelle ultime settimane e il superamento di lunedì apre la strada ad un ulteriore indebolimento dell’euro e dello yen. L’assenza di dati USA, il calo dei titoli e l’aumento generale dei rendimenti indica che non c’è un catalizzatore che giustifichi l’andamento di lunedì. L’unica spiegazione è il ritorno di liquidità in Asia dopo la riapertura dei mercati cinesi. Anche se non sembrerebbe, nelle prossime settimane ci sono molti fattori da dover osservare. Le trattative tra USA e Cina continuano, Theresa May aggiornerà il parlamento sui progressi fatti nei negoziati per la Brexit, i fondi del governo termineranno alla fine di questa settimana, la Reserve Bank of New Zealand si riunirà martedì e il Dipartimento per il Commercio statunitense presenterà il report sui dazi alle automobili. Ognuno di questi eventi rappresenta un serio rischio di ribasso per le valute, ma potrebbe anche determinare un forte calo delle posizioni short se dovesse succedere qualcosa di inaspettato.

Per il cambio USD/JPY in particolare, il prossimo stop sarà la zona tra 111,25 e 111,70. Gli investitori osserveranno Washington con attenzione dopo l’interruzione dei dialoghi durante il weekend. La buona notizia è che i dialoghi si sono interrotti per il disaccordo sulla detenzione degli immigrati piuttosto che sul finanziamento di un muro di confine. Democratici e Repubblicani non vogliono ripetere l’esperienza di 35 giorni di shutdown dunque ci sono buone possibilità che venga raggiunto un accordo ma non è stata definita la spesa per la costruzione del muro. Nei prossimi 2 o 3 giorni dovrà essere necessariamente approvata la proposta per rispettare i tempi tecnici di Camera e Senato. Oltre agli sviluppi da Washington anche i dati USA saranno sotto i riflettori questa settimana: attesi i dati su IPC e vendite al dettaglio e i sondaggi Empire State e sulla fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan. Se i dati sull’inflazione e sulla spesa tradiranno le aspettative l’impennate del dollaro potrebbe risentirne.

La pressione alla vendita del cambio EUR/USD è alta, con il cambio in calo 7 degli ultimi 8 giorni di scambi. Oggi non sono attesi dati economici nella zona euro ma gli ultimi dati piuttosto deboli riflettono l’andamento della valuta. Il rendimento dei Titoli di Stato tedeschi è risalito dopo essere crollato sotto lo 0,1% la scorsa settimana; tuttavia nonostante il rialzo il livello del rendimento è coerente con la valuta debole. Il prossimo livello di supporto per il cambio EUR/USD è il minimo di novembre di 1,1215 che potrebbe essere testato nuovamente a breve. Per adesso il livello di resistenza per il cambio EUR/USD è più basso a meno che gli USA non decidano di rinunciare ai dazi sulle importazioni di auto europee. Un calo sotto il livello di 1,10 è molto probabile. Intanto il calo della liquidità ha causato un nuovo flash crash del franco svizzero all’inizio della seduta asiatica, e nonostante la valuta abbia recuperato velocemente le perdite, il cambio USD/CHF è rimasto stabile durante la seduta newyorkese. Come in tanti altri paesi del mondo, la pressione dell’inflazione in Svizzera sta scendendo.

L’economia Britannica sta rallentando e la debolezza sta pesando sulla sterlina. Nella mattinata di lunedì abbiamo visto che la crescita del PIL ha deluso le aspettative, il deficit commerciale si è ridotto meno del previsto e la produzione industriale è scesa per il terzo mese consecutivo. La Primo Ministro May presenterà i progressi al Parlamento nella giornata di martedì e potrebbe chiedere ancora del tempo. Giovedì si dibatterà su una mozione che potrebbe dare ai parlamentari maggiori poteri sul processo della Brexit. Se la May non presenterà aggiornamenti significativi e/o se il Parlamento dovesse allontanare l’intero processo dal governo, per la sterlina le cose non saranno facili. Continua intanto il calo delle tre valute legate alle materie prime, gli investitori attendono gli sviluppi dei negoziati tra USA e Cina.

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