I produttori di alcolici europei ai minimi pluriennali: cosa sta succedendo nel settore?
Il settore degli alcolici in Europa sta attraversando una delle fasi più complesse degli ultimi anni, con i principali produttori che si trovano a fare i conti con una combinazione di crescita economica rallentata, incertezza tariffaria e consumatori più cauti nelle loro spese.

Un mercato in difficoltà
Negli ultimi giorni, le azioni di alcuni dei principali produttori di alcolici come Diageo (LON:DGE), Pernod Ricard (EPA:PERP), Remy Cointreau e Campari (LON:0ROY) hanno subito pesanti ribassi, portando le valutazioni del settore vicino ai minimi storici rispetto all'indice MSCI Europe. La decisione di Diageo di annullare un obiettivo di vendita di lungo termine e il taglio delle previsioni di Pernod Ricard hanno innescato un’ondata di vendite che ha coinvolto l'intero comparto.
Susana Cruz, stratega di Panmure Liberum, sottolinea come "il mercato degli alcolici di qualità sia in difficoltà a causa della cauta spesa dei consumatori e dell'incertezza economica". Il contesto macroeconomico, caratterizzato da un rallentamento della crescita globale e dalla minaccia di nuove tariffe commerciali, sta penalizzando in modo significativo il settore.
Le sfide tariffarie e la dipendenza dal Nord America
Uno dei punti critici per il settore riguarda il rischio di nuove tariffe commerciali imposte dagli Stati Uniti su prodotti provenienti dal Messico e dal Canada. Le principali aziende del settore generano tra il 28% e il 45% dei loro ricavi dal mercato nordamericano, e qualsiasi impatto su questa area potrebbe avere ripercussioni significative sui loro bilanci.
Un esempio concreto è il caso di Pernod Ricard, che sta subendo un colpo di 200 milioni di euro a causa delle tariffe imposte dalla Cina sul brandy europeo, oltre alle possibili misure statunitensi. Anche Diageo ha avvertito che le tensioni commerciali potrebbero impattare negativamente sul proprio slancio di crescita.
Il caso Campari: leader in difficoltà
In questo scenario difficile, anche Campari non è rimasta immune. Il produttore dell'Aperol ha visto il proprio titolo cedere terreno, aggirandosi sui minimi pluriennali insieme agli altri competitor. Tuttavia, Campari resta un player con una forte identità di marca e un portafoglio prodotti diversificato che potrebbe aiutarla a superare questo momento complesso.
Un dato interessante è che quasi il 22% del flottante di Campari è attualmente in prestito per operazioni di short selling, segnale di un pessimismo diffuso tra gli investitori. Tuttavia, storicamente, fasi di debolezza simili sono state seguite da periodi di ripresa per i leader del settore.
Chi ha Campari in portafoglio potrebbe trovarsi di fronte a un dilemma: mediare la posizione o attendere? L'esperienza ci insegna che, nel lungo termine, i settori ciclici tendono a riprendersi e che le aziende leader, grazie alla loro solidità, sono spesso tra le prime a beneficiare di una ripresa. Tuttavia, nonostante il forte ribasso, non è possibile prevedere con certezza se il titolo abbia già raggiunto il punto più basso. Per questo motivo, mediare la posizione potrebbe non essere una scelta ottimale in questo momento.
La volatilità attuale suggerisce un approccio prudente: Campari è un'azienda leader nel settore, ma il contesto rimane sfidante e potrebbe essere necessaria ancora un po' di pazienza prima di vedere segnali di inversione di tendenza.