Il dollaro USA ha rimbalzato modestamente martedì, dopo quasi una settimana principalmente al ribasso, ma le pressioni sul biglietto verde e la sua tendenza ribassista sono rimasti intatte.
La forza relativa delle valute rivali, compresi l'euro e lo yen giapponese, ha contribuito a mantenere la pressione sul dollaro.
Anche se la dichiarazione della Fed della scorsa settimana prevedeva una crescita economica e tassi di interesse più elevati, le sue tiepide prospettive di inflazione insieme alla sua stima invariata di soli tre rialzi dei tassi nel 2018, precludevano al dollaro un rally dopo il suo prolungato crollo.
Il declino continuato del dollaro è stato provocato anche dalle recenti pressioni politiche emanate dalla Casa Bianca, in particolare l'atteggiamento del presidente Trump sull'imposizione di sostanziali tariffe di importazione negli Stati Uniti.
I mercati hanno temuto che queste tariffe potessero invitare le controparti commerciali a ritorsioni e persino lo scoppio di un'eventuale guerra commerciale.
Invece, questa settimana queste paure si sono attenuate moderatamente, mentre i governi stranieri, in particolare la Cina, hanno espresso interesse a negoziare con gli Stati Uniti per aiutare a scongiurare una guerra commerciale in piena regola. Tuttavia, le tensioni commerciali potrebbero facilmente riaffiorare in qualsiasi momento.
Oggi ci sono solo dati di secondo livello in Europa. La bilancia commerciale degli Stati Uniti, i dati di inventario, il PIL finale del quarto trimestre e le vendite di case in attesa saranno pubblicati.
I dati degli Stati Uniti di oggi probabilmente non conterranno un cambio di gioco per il trading in USD, ma i mercati FX potrebbero diventare più sensibili ai dati sul commercio estero USA, data la recente campagna dell'amministrazione statunitense per ridurre il deficit commerciale.
FIBO Group