Il biglietto verde si è rafforzato in modo diffuso dopo che Donald Trump ha utilizzato toni più distensivi durante il suo intervento al Congresso.
Durante la seduta asiatica, l’indice del dollaro ha guadagnato lo 0,60%, testando quota 101,73, ma poi non è riuscito a violare la resistenza costituita dal massimo del 15 febbraio.
Anche i mercati azionari hanno accolto favorevolmente il discorso di Trump; le borse regionali asiatiche, infatti, si sono mosse in territorio positivo e il Nikkei è salito dell’1,44%.
A Hong Kong, l’Hang Seng è avanzato dello 0,21%, mentre nella Cina continentale l’indice composito di Shanghai è salito dello 0,16%.
Anche i future sui listini statunitensi sono saliti, sull’S&P dello 0,33% e sul Nasdaq dello 0,31%.
Nonostante la reazione positiva del mercato, abbiamo la sensazione che esso sia ancora scettico sull’attuazione delle promesse da parte di Trump.
Finora non ci sono stati progressi, il presidente non ha fornito dettagli utili sul suo piano per il taglio delle tasse, ha solo ribadito il suo impegno a spendere “molto” per le infrastrutture.
A nostro avviso Donald Trump sta solo tergiversando perché sta lentamente capendo che fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.
Sembra che per il momento gli investitori siano soddisfatti del suo appello a mettere fine a “scontri triviali”. Ma per quanto?