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Il dollaro riprende a scendere ma i riflettori sono tutti sulla Brexit

Pubblicato 25.03.2019, 22:01
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

Rassegna giornaliera sul mercato forex 25.03.2019

Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management.

Dopo l’intensa settimana per il mercato forex, quella di lunedì è stata una giornata relativamente calma per le valute. Il dollaro USA ha ricominciato a scendere, segnando un ribasso contro tutte le principali valute, tranne la sterlina. I riflettori sono tutti accesi sulla Brexit e purtroppo ci sono più interrogativi che risposte sulle condizioni del divorzio del Regno Unito dall’UE. L’UE dice che l’accordo sull’uscita non è rinegoziabile, dunque il Regno Unito deve accettare l’attuale accordo entro il 12 aprile o dovrà scegliere tra richiedere un rinvio più lungo oppure uscire senza alcun accordo. La Premier May ha ammesso lunedì di non avere i voti necessari per fare approvare l’accordo, e visto ciò che sta succedendo nel suo stesso partito, potrebbe essere fuori prima della fine della settimana. La sterlina sta reagendo ad ogni nuovo sviluppo, e mentre cerca di mantenere i massimi, ci sono grandi rischi di ribassi. Gli investitori al momento stanno operando dando per scontato l’uscita di scena della Premier May ed il trasferimento del processo all’UE ed il conseguente rinvio molto più lungo; tutto ciò porterà un sostegno nel breve termine alla sterlina.

Per quanto riguarda il dollaro USA, i nostri lettori non saranno sorpresi dal sell-off del biglietto verde, visti i nostri continui riferimenti alla decisione della Federal Reserve di ridurre le previsioni dei tassi a zero per quest’anno. Tuttavia, in mancanza di dati USA, il calo del dollaro è stato determinato dall’andamento dei rendimenti dei Titoli USA e dall’inversione della curva di rendimento. Il rendimento dei Titoli del Tesoro a 10 anni è sceso sotto il 2,4% per la prima volta dal dicembre 2017, ed il tasso sul lungo termine è sceso sotto il rendimento dei titoli con scadenza a 3 mesi. Un’inversione del genere può essere interpretata come un segnale di una possibile recessione in arrivo. L’ultima volta che si è verificato è stato nel 2007. Nonostante le valute high-beta come euro e dollaro australiano abbiano segnato un rimbalzo lunedì, se il comparto azionario continuerà a scendere, sarà difficile per loro mantenere i guadagni registrati.

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Il principale motivo per cui l’euro sta iniziando la settimana sopra 1,13 è perché, nonostante la forte contrazione dell’ attività manifatturiera tedesca, la fiducia delle imprese tedesche è migliorata a marzo. Per la prima volta dopo 7 mesi le aziende tedesche sono più ottimiste sull’economia della zona euro. Mentre la Banca Centrale Europea non condivide questa visione, il dato è un barlume di speranza per i trader del cambio EUR/USD che finora non avevano trovato nessun motivo per cui acquistare la valuta. È decisamente troppo presto per cantare vittoria, specialmente in vista del discorso del Presidente della BCE Draghi di mercoledì. Due membri della BCE hanno rilasciato delle dichiarazioni lunedì e nessuno dei due ci è sembrato troppo ottimista: il membro della BCE Hansson ha dichiarato che il rallentamento nella zona euro potrebbe continuare nel medio termine e che il programma QE potrebbe essere riavviato come reazione a qualche shock. Il membro della BCE Coeure ha dichiarato che la banca centrale non è “al limite delle sue possibilità”.

I dollari di Australia e Nuova Zelanda sono saliti sula scia del rialzo dei prezzi dell’oro. Secondo alcune notizie diffuse in Cina, l’accordo commerciale potrebbe essere raggiunto entro la terza o quarta settimana di maggio. Questa è una settimana importante per il dollaro neozelandese, ma prima che venga rilasciato l’annuncio di politica monetaria della Reserve Bank of New Zealand, diamo un’occhiata ai dati commerciali del paese. Lo scorso mese, il paese ha riportato il maggiore deficit degli ultimi 12 mesi, dunque, nonostante gli indici PMI mostrino una certa debolezza nel settore manifatturiero, si prevede una bilancia più stretta.

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