Market Brief
L’USD è stato schiacciato pesantemente sull’onda del comunicato prudente rilasciato dal FOMC alla fine della sua riunione di due giorni. Come ampiamente previsto, la Fed ha rimosso il suo invito alla “pazienza”, anche se ora si prevede che il ritmo della normalizzazione sarà molto più lento. La previsione media dei membri della Fed (dots) è stata abbassata dall’1,125% allo 0,625% (molto sotto le attese), quindi la maggioranza degli osservatori prevede che il primo rialzo del tasso avverrà a settembre. Vale la pena notare che un rialzo a giugno rimane una possibilità e potrebbe essere preferibile. La frequenza dell’intervento sarebbe inferiore, in linea con una normalizzazione “precoce e graduale”, piuttosto che un intervento “ritardato e più brusco”. Gli indici USA hanno compiuto un rally, con l’S&P di nuovo sopra 2.100; i future sul Dow Jones si sono attestati a 18.070 punti in scia alle attese di un contesto prolungato di tassi bassi. I rendimenti dei decennali USA sono scesi all’1,8975% e ciò ha dato alle valute del G10 e dei mercati emergenti l’opportunità di riprendere fiato.
L’USD/JPY ha raggiunto il minimo del trend ascendente (119,30) in atto da gennaio a marzo e poi è rimbalzato a 120,75 a Tokyo. Il calo dei rendimenti USA eviterà sicuramente nuovi massimi dell’USD/JPY nel breve termine. Si osserva resistenza prima di 122,03. Una chiusura giornaliera sotto la linea di conversione (120,67) dovrebbe spianare la strada verso la copertura della nuvola di Ichimoku (118,37/71).
L’EUR/USD ha testato brevemente le offerte sopra 1,10 (raggiungendo quota 1,1043). Il forte giudizio negativo dell’EUR/USD ha però prosciugato rapidamente l’interesse all’acquisto, gli operatori asiatici hanno fatto scendere la coppia a 1,0758. È in corso un consolidamento in area 1,0458/1,0870 (minimo 16 marzo / 38,2% di Fibonacci sul calo di febbraio e marzo). L’obiettivo di medio termine rimane la parità. Osserviamo una densa area di offerte fra 1,0850 e 1,1000 man mano che crescono le proteste contro la BCE. I cittadini dell’Eurozona criticano la BCE per aver aiutato le banche invece della gente. Anche sull’onda della situazione greca ancora irrisolta, l’impennata dell’EUR/USD ha costituito un’ottima opportunità per rafforzare i corti. Continuiamo a vendere sui rally. L’EUR/GBP ha superato la resistenza a 0,7200/50, salendo a 0,72931. La chiusura di ieri sopra la conversione e la linea di base fa mantenere una propensione positiva, soprattutto vista la diffusa riluttanza nei confronti della GBP legata al nervosismo pre-elettorale. A dispetto del rafforzamento del momentum positivo dell’EUR/GBP, rimaniamo prudenti, considerando il rischio legato agli eventi per l’EUR (insolvenza e uscita della Grecia).
La coppia GBP/USD si è impennata a 1,5166 dopo il FOMC, per poi cedere rapidamente i guadagni durante la seduta asiatica. Il cable ha aperto in ribasso a Londra, ciò suggerisce che la debolezza dell’USD è stata solo un fuoco di paglia. A nostro avviso, i tentativi al rialzo non avranno un seguito sostenuto. Oggi le forti barriere per le opzioni a 1,4875/1,4950 dovrebbero frenare il rialzo.
Alla riunione odierna, la Norges Bank dovrebbe tagliare il tasso sui depositi dall’1,25% all’1,0%, dopo che ieri la Riksbank ha sorpreso il mercato abbassando il tasso di altri 10 punti base, portandolo al -0,25%. La banca centrale danese (DNB) si è impegnata a difendere l’ancoraggio dell’EUR/DKK indipendentemente dall’entità delle riserve in valuta necessarie. Le pressioni di gennaio e febbraio sull’EUR/DKK ora pesano sulle spalle di fondi pensione e compagnie assicurative, il che potrebbe generare una corsa verso investimenti in rifugi sicuri per evitare il rischio legato all’EUR. Le valute scandinave continueranno a essere soggette a flussi dall’EUR e saranno sempre più coinvolte nelle guerre valutarie. La coppia NOK/SEK si è ripresa da 1,0544 dopo la Riksbank. Gli indicatori di trend e momentum giocano contro le coppie nordiche, perché i prezzi del petrolio sono scesi a nuovi minimi, mentre i tassi più bassi sulla SEK frenano il trend negativo a 1,0300/21 (minimo 13 gennaio / 38,2% di Fibonacci sul rimbalzo da dicembre 2014 a gennaio 2015).
Per quanto riguarda la riunione della BNS di oggi, si prevede il mantenimento dello status quo. I future eurosvizzeri sono saliti a 110,890, con un’impennata dei contratti aperti a 66710 (rispetto alla media pari a 36601 degli ultimi 15 giorni). Il posizionamento del mercato monetario conferma che le apprensioni per tassi maggiormente negativi rimangono in primo piano, per lo meno finché non svaniranno le pressioni a vendere sull’EUR, indipendentemente dai tassi negativi decisi eventualmente oggi dalla BNS. Si sospetta che la banca centrale svizzera stia acquistando considerevoli quantità di EUR per mantenere l’EUR/CHF all’interno della fascia implicita compresa fra 1,05 e 1,10. Le previsioni di crescita e inflazione per il 2015 sono state riviste significativamente al ribasso, rispettivamente dal 2,1% allo 0,9% e dallo 0,2% al -1,0%.
A seguire il calendario economico di oggi: bilancia commerciale, esportazioni e importazioni m/m di febbraio, decisione sui tassi della BNS in Svizzera; costi del lavoro riferiti al quarto trimestre nell’Eurozona; bilancia partite correnti quarto trimestre, richieste iniziali e continue di sussidi di disoccupazione, aggiornate rispettivamente al 14 e al 7 marzo, previsioni delle aziende di marzo della Fed di Philadelphia e indice predittivo di febbraio negli USA.
Ipek Ozkardeskaya, Market Analyst,
Swissquote Europe Ltd