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Il greggio segna nuovi minimi del 2018 dopo il tonfo di ieri: 3 motivi

Pubblicato 20.12.2018, 11:30
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il giorno 20.12.2018

Il prezzo del Future Petrolio Greggio WTI è crollato di quasi l’8% ieri, segnando nuovi minimi del 2018, con il greggio WTI giù del 40% dai massimi di quasi 80 dollari al barile di ottobre.

WTI Daily Chart

Il calo riflette vari problemi in corso sul mercato petrolifero, tra cui i seguenti:

1. Dati che indicano una crescita significativa della produzione petrolifera USA

I recenti dati dell’EIA rivelano che la produzione petrolifera negli Stati Uniti è cresciuta persino più di quanto precedentemente stimato negli ultimi mesi. Infatti, nell’ultima settimana di novembre, gli Stati Uniti sono stati un esportatore netto di greggio e prodotti petroliferi. L’ultimo report statistico mensile dell’API mostra che la produzione di greggio USA ha registrato una media di 11,6 milioni di barili al giorno a novembre, rendendo gli Stati Uniti il principale produttore al mondo della materia prima. Anche i dati dell’API relativi alla seconda settimana di dicembre mostrano un forte aumento delle scorte statunitensi, il che in parte ha contribuito al tonfo del greggio. Al contrario, il report settimanale dell’EIA rivela una lieve riduzione (meno di 500.000 barili al giorno) delle scorte di greggio negli Stati Uniti, che probabilmente non sarà sufficiente a far risalire i prezzi dagli attuali minimi.

Si presume che, malgrado il prezzo del WTI oscilli tra i 40 e i 50 dollari, la produzione di greggio nelle regioni di petrolio da scisto USA sia una forza inarrestabile che persisterà indisturbata nel 2019. La realtà è che i prezzi bassi del greggio non sono un bene per i produttori USA, ma possono essere gestiti se le compagnie si sono messe saggiamente al riparo a settembre: se, cioè, i loro previsti miglioramenti delle infrastrutture verranno realizzati e le compagnie avranno accesso ad investimenti e linee di credito.

Molti si stanno focalizzando sul numero dei cosiddetti DUC (pozzi petroliferi trivellati ma incompleti) che potrebbero rapidamente essere attivati con spese minime. Questi DUC rappresentano un potenziale di produzione intatto, ma è difficile quantificare con esattezza quanti potranno e saranno effettivamente attivati nel 2019. Sebbene la crescita prevista della produzione di petrolio da scisto USA sia molto solida per il 2019, è importante ricordare che richiede una confluenza di condizioni che potrebbero non tutte verificarsi come previsto, soprattutto se il WTI dovesse restare sotto i 55 dollari al barile per molti mesi.

2. Il debole taglio alla produzione da parte di OPEC e Russia

La Russia e l’OPEC hanno annunciato un taglio significativo della produzione a inizio dicembre (1,2 milioni di barili al giorno), ma questa cifra non è stata sufficiente a soddisfare i mercati. E per un buon motivo. Il taglio comincerà a gennaio e rispecchia una riduzione dei livelli di produzione di ottobre dell’OPEC e della Russia. In altre parole, l’Arabia Saudita diminuirà la produzione di circa 400.000 barili al giorno e la Russia di circa 228.000 barili al giorno.

Considerandoli nel contesto, capiamo perché il mercato ha continuato a scendere malgrado questi piani. I dati dell’EIA mostrano che gli Stati Uniti hanno aumentato la produzione di un milione di barili al giorno tra giugno e novembre, superando di gran lunga la quantità prevista dai tagli sauditi e russi.

3. Domanda

Tutte le previsioni sul 2019 mostrano che la crescita della domanda globale di greggio sta rallentando. Le previsioni esatte sono state modificate più volte.

La decelerazione della crescita della domanda probabilmente dipenderà dal livello in cui si materializzerà un rallentamento economico globale nel 2019. Negli Stati Uniti, l’attività economica rimane forte malgrado il ribasso dei mercati azionari e la domanda di carburante per i jet (un buon indicatore della crescita economica) è ancora forte e in aumento.

Tuttavia, i riflettori nel 2019 saranno puntati sulle economie emergenti e sulla possibilità che vedano una crescita più lenta. Ovviamente, i prezzi del greggio tra i 40 e i 50 dollari potrebbero contribuire ad incoraggiare la crescita economica, soprattutto in queste regioni.

Nota sul bilancio e sulla politica petrolifera saudita nel 2019: L’Arabia Saudita ha pubblicato il suo bilancio 2019 all’inizio della settimana. Comprende un aumento del 7% delle spese. Con un totale di 295 miliardi di dollari, è il bilancio più alto mai registrato dal regno.

Secondo l’agenzia finanziaria Al Rajhi Capital, il pareggio fiscale di questo bilancio prevede che l’Arabia Saudita venda il suo greggio a 84 dollari al barile. Bloomberg calcola 95 dollari al barile. Considerato dove si trovano oggi i prezzi del greggio, molti analisti prevedono già che nel 2019 l’Arabia Saudita interverrà per spingere i prezzi in modo da equilibrare il suo bilancio.

I trader sarebbero imprudenti a prendere sul serio tali analisi. Il previsto deficit dell’Arabia Saudita è solo circa il 4,6% del PIL. È del tutto ragionevole per un paese come l’Arabia Saudita avere un deficit piuttosto che stringere le spese o forzare un aumento dei ricavi a questo punto.

L’Arabia Saudita ha comunque delle grandi riserve di valuta estera a cui attingere se necessario ed è ancora in grado di prendere in prestito denaro. Sarebbe un errore presumere che l’Arabia Saudita insisterà in modo aggressivo per avere dei prezzi più alti nell’immediato futuro in base al suo bilancio. La nazione mediorientale non ha fretta di pareggiare il bilancio, in quanto ha almeno 70 anni di greggio sottoterra e potrà prestare più attenzione ai debiti in futuro.

Ultimi commenti

non taglieranno mai la produzione vorrebbe dire sfaldare l equilibrio che hanno creato in tutti questi anni piangeranno pure gli sceicchi sciemi
tocchera i 20$ e galleggiera per lungo tempo a quel prezzo
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