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Il report della BRI sulle criptovalute ignora i vantaggi delle blockchain

Pubblicato 26.06.2018, 12:57
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

Ci sono state numerose opposizioni da parte dei sostenitori delle criptovalute e delle blockchain al recente report pubblicato dalla Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) che ha stroncato pesantemente le criptovalute ignorando i vari vantaggi della tecnologia blockchain soggiacente. Jeremy Allaire, Amministratore Delegato della cripto-compagnia appoggiata da Goldman Sachs, Circle, è stato tra quelli pronti a replicare al report pubblicato il 17 giugno.

Ricerca carente, prospettiva superficiale

In una intervista a Business Insider, ha definito il report superficiale e non aggiornato. Ed ha messo in luce uno dei suoi principali difetti: vengono considerati appena i vantaggi della blockchain, l’importante tecnologia di rete su cui la maggior parte delle criptovalute, compreso il Bitcoin, operano:

“[La BRI] non ha chiaramente fatto molte ricerche. Si sono focalizzati su cose vecchie di anni, non stanno considerando quello che sta in realtà succedendo in termini della vera R&S in questo settore. È una ricerca davvero carente”.

Joseph Thompson, Amministratore Delegato e co-fondatore di AID:Tech afferma che sebbene la sostanza generale del report della BRI sia ben argomentata, è rilevante solo nel contesto del sistema finanziario. Il report, dal titolo Al di là del fenomeno alla moda, si focalizza sulla mancanza di crescita degli asset digitali, definendoli un mero sostituto del denaro. Viene messo in evidenza, inoltre, il fatto che la performance delle criptovalute, o scalabilità, sta peggiorando man mano che le valute alternative aumentano di popolarità.

Thompson fa notare che il problema di fondo del report è che non parla delle applicazioni non finanziarie, che sono proprio le aree in cui al momento la blockchain sta avendo l’impatto maggiore.

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“È importante ricordare che la blockchain fondamentalmente rivoluziona “il trasferimento di valore” e non solo di valore finanziario. Ad esempio: aiuti, welfare, donazioni, identità, diritti sui contenuti, possesso di dati, distribuzione di risorse diverse dal denaro, e di conseguenza il tono particolarmente pessimista del report non è per nulla equilibrato. È noto che la regolamentazione sta sempre un passo indietro rispetto all’innovazione: come si potrebbe applicare una regolamentazione senza comprendere pienamente il potenziale della tecnologia? Se le parti coinvolte decidessero di adottare un approccio collaborativo, alcune delle sfide maggiori, come la regolamentazione, sarebbero inevitabilmente risolte”.

La rivoluzione tecnologica della blockchain, in particolare nel sistema finanziario, non è stata inoltre esaminata adeguatamente, afferma Manuel Martin, cofondatore e senior project leader nonché esperto di blockchain di Orvium. Ha già permesso di ridurre sia i tempi delle transazioni che le tariffe di trasferimento, cambiando il modo in cui la gente invia denaro. In quanto tale, non dovrebbe e non può essere ignorata.

“Oggi, banche e compagnie stanno riconoscendo l’opportunità presentata dalle blockchain e stanno assumendo ruoli da protagonista nell’adottare queste tecnologie. Ma questo è solo la punta dell’iceberg. In modo simile alla rivoluzione tecnologica vista negli anni Novanta con l’aumento dell’adozione di Internet, nel corso della quale sono emersi tanti nuovi progetti, innovando quasi ogni campo, oggi viviamo un’epoca affascinante per le blockchain, dove dei progetti rivoluzionari stanno creando un ecosistema in rapida evoluzione di applicazioni”.

Perché il report della BRI è importante?

La BRI, spesso chiamata “la banca centrale delle banche centrali” è un’organizzazione ombrello legata alla statunitense Federal Reserve ed alla Banca Centrale Europea così come alle altre banche centrali regionali che fissano la politica monetaria per le economie mondiali sviluppate, in via di sviluppo ed emergenti. Queste banche centrali, insieme alla BRI, collaborano per arrivare ad una regolamentazione finanziaria che influenzi le politiche dei governi nazionali, compreso il fornire delle indicazioni su come le organizzazioni finanziarie governative locali potrebbero voler considerare le valute digitali.

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Non sorprende quindi che, con le questioni normative sulle criptovalute ancora in corso in tutto il mondo ed un’ampia gamma di indicazioni normative già regolarizzate (che spaziano su tutto, da veri e propri divieti su offerte, piazze e vendite di criptovalute in alcune zone al trading libero e liquido in altre), una pubblicazione negativa sulle valute alternative potesse avere un grave impatto contrario sulla classe di asset e sulla sua adozione.

E il report della BRI non è stato diplomatico. Si afferma che gli alti volumi di scambi delle criptovalute potrebbero far saltare Internet. Viene sottolineata anche la mancanza di scalabilità che potrebbe causare una perdita di fiducia ed efficienza in futuro. Inoltre, ovviamente viene evidenziato che nonostante la pubblicità le criptovalute sono tutt’altra cosa rispetto al denaro. Chiaramente non si tratta certo di una sponsorizzazione.

Al contrario, il vice Direttore del Fondo Monetario Internazionale (FMI), Dong He, ha pubblicato un report il 31 maggio in cui afferma che i cripto-asset potrebbero un giorno far ridurre la domanda di denaro delle banche centrali e suggerisce una serie di modi in cui le banche centrali potrebbero in futuro usare la tecnologia del ledger distribuito intergrata nella blockchain. Secondo lui, questo semplificherebbe il processo e tramite l’autenticazione dell’oggetto usato per il pagamento - uno dei principali vantaggi della tecnologia del ledger distribuito - “la transazione può svolgersi a prescindere dalla fiducia riposta nell’intermediario o nella controparte”. Si legge ancora nel report che “un tale cambiamento potrebbe inoltre preannunciare una modifica del modo in cui il denaro viene creato nell’era digitale”.

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Sebbene all’inizio dell’anno la BRI e il FMI abbiano annunciato che intendono lavorare insieme più a stretto contatto per contribuire a rafforzare l’esperienza e le capacità dei regolatori e dei supervisori finanziari, in particolare nel contesto dell’implementazione delle riforme finanziarie post-crisi e dell’occuparsi di questioni emergenti come la “tecnologia finanziaria”, dalle due pubblicazioni sembrerebbe che il FMI abbia una visione molto più progressista sull’influenza e sull’adozione delle criptovalute e della blockchain.

Confutare le argomentazioni punto per punto

Forse il modo migliore per affrontare il report della BRI consiste semplicemente nel confutarne le principali argomentazioni punto per punto, dice Vladislav Dramaliev, a capo del marketing di aeternity, una piattaforma blockchain 3.0. Fatto questo, il messaggio allarmista potrà essere affrontato e smontato più facilmente.

Considerando ciascuno dei punti critici menzionati, come le hard fork, la concentrazione del mining, la volatilità, la scalabilità e il consumo di energia, Dramaliev spiega:

“Garantire un ecosistema resistente alla censura, aperto, trasparente, da varie centinaia di miliardi di denaro in modo decentralizzato rappresenta decisamente una causa valida nonché un compito enorme. Finirà per distruggere Internet? Sicuramente no. Prendiamo uno dei timori della BRI, le hard fork ad esempio: la natura stessa delle criptovalute si fonda sulla fiducia, con o senza una hard fork - se la fiducia viene preservata - una hard fork avrebbe vita breve”.

Dramaliev si concentra anche su una delle questioni emerse dal report: la concentrazione del mining. Secondo lui, sebbene ci siano dei timori per tutti i sistemi di blockchain pubblici, chiunque investa tempo, denaro ed energia per attaccare il Bitcoin o un’altra valuta digitale farebbe meglio ad usare queste risorse per seguire le regole e guadagnarsi la ricompensa del blocco.

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La sicurezza fornita dalla blockchain rimane indiscutibile dice. Bisogna notare che anche se un miner o un gruppo di mining attacca il sistema, possono solo cambiare le transazioni future, spiega Dramaliev. Ricreare la storia delle transazioni significherebbe effettuare di nuovo l’hash di vecchi blocchi e ricostituire la blockchain da un punto nel passato (nel caso del Bitcoin). È qualcosa di molto costoso e quasi impossibile da fare.

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