IPC USA: l’impennata dell’inflazione riduce le probabilità di un taglio dei tassi Fed

Pubblicato 13.02.2025, 11:03

L’inflazione statunitense ha superato le aspettative, spingendo il mercato a rivalutare drasticamente la prospettiva di un taglio dei tassi. I potenziali dazi aggiungono un rischio rialzista all’inflazione nei prossimi trimestri, ma ci sono alcuni segnali incoraggianti che i costi immobiliari rallenteranno significativamente nel corso del 2025 e lasceranno aperta la porta ai tagli del secondo trimestre che prevediamo

Inflazione core 0,446% MoM - più alta del previsto

L’inflazione statunitense è stata troppo alta

L’inflazione generale negli USA è risultata molto più alta del previsto a gennaio, salendo dello 0,5% su base mensile rispetto alla stima dello 0,3%. I prezzi dell’energia sono saliti dell’1,1% su base mensile, quindi escludendo questi e il +0,3% MoM dei prezzi degli alimentari, abbiamo una lettura IPC core dello 0,4%, superiore allo 0,3% previsto.

E non siamo molto lontani da uno 0,5%, con un dato dello 0,446% MoM, considerati i 3 decimali. Il grafico sotto mostra che si tratta di un chiaro peggioramento dal trend recente e che questo è il dato mensile sull’inflazione core più alto in due anni. Dovremo avere una media dello 0,17% MoM nel tempo per arrivare all’obiettivo dell’inflazione annua del 2% e il dato di oggi farà sì che il Presidente della Fed Powell manterrà una linea relativamente interventista alla Commissione per i servizi finanziari della Camera.

Dati IPC core USA (variazione %)

US Core CPI Metrics

Fonte: Macrobond, ING

In precedenza ci si era concentrati sul modo in cui i fattori di destagionalizzazione aggiornati potrebbero avere un impatto sul profilo, ma alla fine si tratta di un dettaglio davvero secondario che non ha alcuna rilevanza. Quindi, andando nel dettaglio, gli aumenti che spiccano sono quelli di auto e camion usati (+2,2% MoM), assicurazioni per veicoli a motore (+2,0% MoM), prodotti per l’assistenza medica (+1,2% MoM) e tariffe delle compagnie aeree (+1,2%).

Altre aree sembrano migliori, con i prezzi dell’abbigliamento scesi dell’1,4% e i servizi medici invariati così come i prezzi delle auto nuove, sul mese. Ciononostante, non si può prescindere dal fatto che si tratta di un report alto e, con la sensazione che i potenziali dazi comportino un rischio al rialzo per l’inflazione, il mercato è comprensibilmente dell’idea che la Federal Reserve troverà difficile giustificare tagli dei tassi nel prossimo futuro.

La nostra idea resta che il prossimo ribasso sarà probabilmente a settembre, con i mercati che mettono in conto solo 18bp di un taglio da 25bp in occasione di quella riunione, con soli 26bp stimati per l’intero anno.

I costi immobiliari potrebbero fare da contrappeso alla minaccia di dazi di Trump

I rendimenti dei titoli del Tesoro più a lunga scadenza sono schizzati in scia alla notizia, mentre si rivaluta la prospettiva di un taglio dei tassi della Fed, ma proverò a dare una potenziale buona notizia sull’inflazione per quest’anno.

La Fed di Cleveland ha svolto un lavoro approfondito sulle dinamiche degli affitti negli Stati Uniti e sull’impatto delle componenti abitative dell’IPC. Ricordiamo che gli affitti primari e gli affitti equivalenti ai proprietari hanno un peso del 42,5% all’interno dell’IPC core.

Ha prodotto una serie trimestrale che misura i costi dei nuovi contratti di locazione (quindi quando si cambia appartamento/casa) e sembra avere un buon vantaggio direzionale nel quarto trimestre rispetto alle principali misure sugli affitti del Bureau of Labor Statistics.

Pur facendo poco per contrastare la mossa odierna del mercato, sembra una notizia potenzialmente incoraggiante per un calo dell’IPC immobiliare a partire dalla fine dell’estate, che può costituire un importante contrappeso alle preoccupazioni sui dazi.

I nuovi contratti di locazione indicano un crollo dei costi immobiliari (% YoY)

Housing CPI

Fonte: Macrobond, ING

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