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IPO: 3 flop che dimostrano che il mercato delle nuove offerte si sta prosciugando

Pubblicato 01.10.2019, 12:23
Aggiornato 02.09.2020, 08:05

È stato un anno piuttosto turbolento per le nuove offerte sul mercato. Mentre alcune delle IPO più attese, come quelle di Uber Technologies e LYFT Inc, hanno deluso le aspettative, altri nomi poco noti, come Beyond Meat Inc e Zoom Technologies Inc, sono diventati i nuovi preferiti dagli investitori.

Il mese scorso, tuttavia, gli erogatori hanno ricevuto il segnale più chiaro finora del fatto che l’interesse nei confronti di nuove offerte si sta riducendo rapidamente, soprattutto per quelle compagnie che non hanno ancora prodotto profitti.

Di seguito parleremo di tre recenti IPO che si sono rivelate essere alcuni dei maggiori flop dell’anno, mettendo in evidenza l’incertezza per l’economia ed i mercati che sta spingendo gli investitori nelle retrovie.

1. Peloton Interactive

La newyorkese Peloton Interactive (NASDAQ:PTON), famosa per le sue cyclette di fascia alta, è tra le compagnie che non sono riuscite a stupire gli investitori in borsa.

Peloton, riuscita a raccogliere più di 1,16 miliardi di dollari con la sua IPO il 25 settembre, è scambiata a quasi il 15% in meno dal prezzo di lancio di 29 dollari ad azione e il suo è uno dei più grandi fallimenti tra le compagnie che hanno raccolto almeno un miliardo di dollari negli ultimi 10 anni.

Peloton price chart

Con più di 1,4 milioni di membri, Peloton si descrive come “la più grande piattaforma interattiva di fitness al mondo”. Ha anche un’app tramite cui vende programmi di esercizi agli utenti che non possiedono le sue attrezzature ma che pagano volentieri una tariffa mensile di abbonamento alle sue lezioni. La compagnia vende l’abbonamento base “fitness connesso” a 39 dollari al mese e cyclette a partire da circa 2.000 dollari.

Sebbene abbia dato prova di una buona traiettoria di vendite in aumento, ha perso 196 milioni di dollari su vendite di 915 milioni di dollari nei 12 mesi terminati il 30 giugno, secondo la documentazione. E questo in confronto ad una perdita di 48 milioni di dollari su 435 milioni di dollari di vendite dello stesso periodo dell’anno prima.

2. SmileDirectClub

SmileDirectClub (NASDAQ:SDC), produttore di alternative agli apparecchi ortodontici, ha raccolto 1,35 miliardi di dollari il mese scorso nella quinta IPO più grande di quest’anno, ma il suo destino non è stato molto diverso da quello degli altri grandi flop.

Il titolo, scambiato a 13,21 dollari ieri, è crollato di oltre il 40% dal prezzo IPO, un’accoglienza da parte delle borse che ha sorpreso gli investitori in quanto il business model della compagnia sembra allettante.

SmileDirectClub price chart

SmileDirectClub invia allineatori trasparenti direttamente ai clienti ed i progressi vengono monitorati da remoto da dentisti o ortodontisti autorizzati. I clienti possono scegliere di recarsi presso un cosiddetto SmileShop per avere un’immagine in 3-D gratuita dei denti o acquistare un kit online per prendere l’impronta ed inviarla a SmileDirectClub. Un dentista poi controlla le informazioni e prescrive, se necessario, l’allineatore.

La compagnia afferma che il programma medio di trattamento è di circa sei mesi, nettamente inferiore ai 12-24 mesi del trattamento tramite un apparecchio tradizionale. SmileDirectClub afferma che il suo trattamento costa meno del 60% rispetto a qualsiasi cura con un apparecchio ortodontico tradizionale.

SmileDirectClub ha registrato 423,2 milioni di dollari di vendite l’anno scorso, con un’impennata del 190% rispetto all’anno prima. Ma, per generare queste vendite, ha dovuto spendere molto, con le spese per marketing e vendite che sono più che triplicate arrivando a 213,1 milioni di dollari nel 2018 dai 64,2 milioni del 2017. Queste spese hanno fatto più che raddoppiare le perdite a circa 75 milioni di dollari nel 2018 dai 33 milioni dell’anno precedente.

3. WeWork

La newyorkese WeWork (NYSE:WEWK), che prende in affitto e possiede spazi in edifici per uffici per poi affittarli ai clienti, che vanno da startup ad aziende, ha ufficialmente cancellato la sua IPO ieri dopo non essere riuscita ad ottenere il supporto necessario per lanciare in borsa la sua attività.

La strada verso il debutto in borsa è stata così difficile per WeWork da costare il posto al suo cofondatore ed amministratore delegato Adam Neumann: si è dimesso la scorsa settimana quando il consiglio ha espresso preoccupazione per la governance aziendale e la crescita aggressiva della startup che sta perdendo soldi.

La debacle in borsa di WeWork mette in luce anche la netta differenza del modo in cui gli investitori valutano un’azienda che ha goduto di un forte appoggio da parte degli investitori privati. WeWork, ad esempio, ha raccolto più di 12 miliardi di dollari dalla sua nascita, nove anni fa, ma non ha mai generato profitti.

La compagnia puntava ad una vendita di azioni di circa 3,5 miliardi di dollari a settembre, secondo i media, ma il suo prospetto non è riuscito a presentare un piano in cui gli investitori potessero vedere un chiaro cammino verso la redditività.

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