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Il mercato del greggio è tornato in salute? I segnali sono misti

Pubblicato 02.07.2020, 15:20
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il giorno 02.07.2020

Mentre la maggior parte del mondo si riprende dalla pandemia di coronavirus e dalle serrate economiche, i segnali sullo stato di salute del mercato del greggio sono misti.

L’OPEC+ sembra intenzionata a ridurre i tagli alla produzione nella seconda metà dell’estate, anche se non è ancora sicuro. E, anche se le scorte offshore sono calate, l’esubero non è necessariamente finito. Va ad aggiungersi al quadro contraddittorio la notizia che la domanda petrolifera da paesi come India e Stati Uniti è diversa.

Gli ottimisti sono felici, ma i pessimisti hanno molti dati dalla loro parte. Di seguito, cercheremo di capire meglio la situazione attuale del mercato del greggio:

1. La produzione salirà ad agosto

Il mese scorso, l’OPEC ha prorogato i tagli alla produzione per il mese di luglio. Ora luglio è arrivato e gli osservatori dei mercati stanno seguendo con attenzione il gruppo per avere indicazioni su agosto.

Al momento, i segnali lasciano intendere che l’OPEC+ aumenterà la produzione di circa 2 milioni di barili al giorno tra luglio e agosto. Secondo Reuters, numerose fonti dall’OPEC+ avrebbero confermato la probabilità di un simile aumento della produzione, a meno che la domanda non sia particolarmente debole.

Sia Arabia Saudita che Russia si sono dette soddisfatte della domanda di greggio e/o dei prezzi. Amin Nasser, amministratore delegato di Saudi Aramco (SE:2222), martedì ha affermato che “il peggio è passato” e che la domanda petrolifera globale è già tornata a circa 90 milioni di barili al giorno. Il dato era pari a circa 100 milioni di barili al giorno prima della pandemia e delle serrate.

WTI Crude Futures Weekly Chart

Grafico settimanale future WTI

Il ministro del petrolio russo Alexander Novak ha dichiarato che la Russia è soddisfatta degli attuali prezzi del greggio, e Kirill Dmitriev, a capo del fondo sovrano del paese, ha affermato che non vede alcun motivo di estendere i tagli OPEC+ di 9,7 milioni di barili al giorno dopo luglio.

Tuttavia, sarebbe saggio prepararsi ad un possibile dietrofront. Se i prezzi del greggio dovessero cominciare a scendere, che sia per l’aumento della produzione negli USA ed altrove o per i dati deboli sulla domanda, l’OPEC potrebbe convincere la Russia ad accettare di estendere i tagli da 9,7 milioni di barili al giorno per un altro mese.

A prescindere dal livello del prezzo del greggio, è altamente improbabile che la Russia supporti una politica OPEC+ che non gli consenta di aumentare la produzione ad agosto. La Russia ha infatti visto un aumento della domanda domestica per il suo greggio Urals ed ha dovuto di conseguenza tagliare le esportazioni a luglio.

In effetti, non sorprenderebbe vedere la Russia cominciare ad aumentare la produzione già prima del 1° agosto se la domanda domestica dovesse continuare a salire.

2. Segnali che la domanda globale sta aumentando

Il greggio e i prodotti raffinati conservati nelle petroliere in mare sono diminuiti, segnale che la domanda sta aumentando man mano che riprende l’attività economica.

In base alle stime di IHS Markit, 180 milioni di barili erano conservati in mare a fine aprile. La cifra è scesa a meno di 150 milioni di barili a fine giugno.

I prodotti raffinati conservati nelle petroliere avevano raggiunto il picco di 75 milioni di barili a metà maggio, ma il dato è ora sceso a 50 milioni di barili. Il gruppo di spedizioni NORDEN si aspetta che le scorte galleggianti raggiungano “livelli normali” ad un certo punto nel terzo trimestre.

Tuttavia, la riduzione di queste scorte non indica necessariamente che tutto il greggio ed i prodotti vengono consumati. In primavera è stato significativamente più economico conservare greggio in mare anziché a terra (una situazione nota come contango). Gli incentivi per conservare greggio in mare sono diminuiti rispetto alla primavera, perché è diventato meno costoso conservarlo a terra.

I consumi di carburante in India hanno continuato a salire a giugno, mentre ad aprile erano crollati della metà, il minimo dal 2007.

Persino con il recente aumento, la domanda petrolifera indiana è ancora il 12% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Tuttavia, il ministro del petrolio del paese ha affermato che, se la domanda continuerà a salire al tasso attuale, si potrebbe tornare ai livelli normali entro settembre.

Allo stesso tempo, il tasso di crescita economica è crollato a solo il 3,1% nel primo trimestre. Considerata la situazione economica, la domanda petrolifera potrebbe non raggiungere i livelli precedenti quest’anno.

Inoltre, i dati sul consumo di carburante in India sono stati supportati da una politica governativa che ha fornito GPL (gas di petrolio liquefatto usato per cucinare) gratis ad 80 milioni di famiglie povere durante le serrate per la pandemia, una politica che potrebbe mascherare problemi economici di base molto più grandi che potrebbero continuare a pesare sulla domanda petrolifera del paese.

3. Consumi USA: strada al rialzo accidentata

Parecchie settimane fa, l’EIA ha previsto che la domanda petrolifera negli Stati Uniti avrebbe continuato a salire stabilmente sulla scia dell’allentamento delle restrizioni economiche. Avevo messo in guardia da questa idea ed avevo avvertito di aspettarci altri ostacoli lungo la strada.

Ora stanno emergendo le prove di questi ostacoli. L’EIA ha rivelato che le scorte di benzina sono aumentate di 1,2 milioni di barili la scorsa settimana. E questo probabilmente per un aumento dell’utilizzo per la raffinazione (94% per la settimana terminata il 28 giugno rispetto al 73% della settimana prima), insieme ad un lieve calo della domanda di benzina per veicoli a motore.

La preoccupazione maggiore per la domanda statunitense è che l’alto numero di test positivi sta spingendo alcune giurisdizioni ad inasprire le restrizioni, portando di conseguenza molti americani a ridurre l’attività economica. Sebbene i ricoveri e soprattutto il numero di vittime sembrino essere scesi, i timori di un ritorno del virus stanno influenzando l’economia in modi che non possiamo ancora misurare.

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