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La BCE si dice flessibile, ma è molto rigida. Investimenti: titoli di qualità

Pubblicato 09.09.2022, 08:51
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

Per il momento la luce in fondo al tunnel è lontana
Ieri la Lagarde ha alzato i tassi di 75 bp, come era nelle attese dei mercati, portando il tasso di riferimento all’1,25% e lasciando inoltre intendere che ci potrebbero essere ulteriori aumenti (più di uno e meno di cinque) fintanto che l’inflazione non sarà nell’intorno dell’obiettivo. Inflazione che nelle stime della BCE è stata alzata all’8,1% per il 2022 e il 5,5% per il 2023 e 2,3% per il 2024 (dal 6,8%, 3,6% e 2,1% rispettivamente). Stagnazione della crescita prevista per il 4Q22 e 1Q23 che portano le nuove stime del PIL al 3,1% nel 2022, allo 0,9% nel 2023 e all’1,9% nel 2024. Il Consiglio direttivo è ovviamente pronto ad adeguare tutti gli strumenti a sua disposizione per garantire che l’inflazione si stabilizzi al suo obiettivo del 2% nel medio termine. Per quanto riguarda il TPI, questo è operativo e disponibile per contrastare dinamiche di mercato ingiustificate e disordinate che possano rappresentare una seria minaccia per la trasmissione della politica monetaria in tutti i Paesi dell’area dell’euro, consentendo così al Consiglio di adempiere più efficacemente al proprio mandato di preservare la stabilità dei prezzi.
 
BCE un po’ troppo rigida
Nella consapevolezza che la flessione dell’euro (- 4% in termini effettivi, 12% verso il dollaro) avrà effetti a medio termine sull’inflazione, la BCE ha chiarito che il tasso di cambio non è un obiettivo della politica monetaria. Aggiungiamo noi che in pratica però lo è, del momento che questo è in grado di muovere l’inflazione, minando la stabilità dei prezzi.
 
Forse recessione anche nel 2024 e il mea culpa non serve a portare l’economia in equilibrio
Non è mai un buon segnale per i mercati continuare a diminuire le stime di crescita economica e continuare ad alzare quelle dell’inflazione. Nonostante la Lagarde abbia rassicurato i mercati sostenendo che una recessione è prevedibile nel 2023 solo con il completo stop alla fornitura di gas Russo, in realtà ha dovuto ammettere anche i macroscopici errori di previsione da parte della BCE, che per lungo tempo non si è accorta che l’inflazione non sarebbe stata un fenomeno temporaneo, nonostante i mercati lo segnalassero chiaramente. Non siamo del tutto convinti che nell’ipotesi peggiore di chiusura totale del gas Russo, la recessione non possa continuare anche nel 2024.
 
Vedremo che succede oggi alla Conferenza Straordinaria dell’Energia
Molto dipenderà da due fattori, di cui il principale non controllabile: la guerra in corso. Il secondo fattore dipende dalla coesione politica che guiderà gli investimenti che saranno messi in campo per contrastare la crescita del prezzo dell’energia. Da questo punto di vista mi sembra che le divisioni all’interno dell’unione siano ancora piuttosto significative. Vediamo quali saranno le decisioni di investimento che arriveranno dalla conferenza straordinaria del Consiglio dei Ministri dell’energia fissata per oggi a Bruxelles, al di la di chiedere agli stati membri di ridurre del 15% il consumo di gas, che però non è un intervento configurabile come investimento. Chiaro che quella che è mancata (ma qui la BCE non ha colpe) è una politica energetica comune. Basterà ora metterci delle pezze? Quella è la speranza.
 
Non cambia la nostra strategia
Ribadiamo infatti che nelle fasi di elevata incertezza economica che causa forte elevata volatilità dei mercati, sia importante costruire il portafoglio avendo ben chiari i propri obiettivi, sia in termini di rischio/rendimento sia in termini temporali. Siamo sempre pi convinti che in questo momento occorra occuparsi più del rischio che del rendimento, in modo da mettere al riparo il portafoglio di lungo periodo da shock esterni. Riteniamo quindi corretta una strategia bottom up che vada a privilegiare i titoli di quelle società che producono cassa, hanno una redditività mediamente superiore a quella del proprio settore di riferimento e sono leader nel mercato nel quale operano.
 

Ultimi commenti

Lagarde, cosi come Powell ha preso una grossa cantonata con la sua inflazione transitoria, e questo ad oggi la rendono poco credibile sia nelle stime che nelle decisioni. Credo altresì che Lagarde sia in errore anche quando si mostra indifferente al tasso di cambio. Faccio notare che l'inflazione oggi è dovuta per lo più a tensioni sulle commodities, le quali sono quotate tutte in dollari. Un tasso di cambio tanto sfavorevole determina inflazione importata che ovviamente si aggiunge alle dinamiche inflattive già presenti perchè endogene. Gli Usa dal canto loro hanno il problema inverso. Per questo io non credo che il tasso di cambio andrà oltre lo 0,98, a meno di situazioni estreme come intensificarsi della guerra in corso. Ma d'altronde da quanto mi risulta al bottom di 0,98 le banche centrali sono già intervenuta per calmierare il cambio. Nel primo trimestre del 2023 il cambio dovrebbe stabilizzarsi ad 1,05/1,07 per la serenità di tutti.
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