E’ notizia di qualche giorno fa, che la Russia ha riaperto i battenti. Questo tuttavia con alcune importanti limitazioni, messe in atto per prevenire tracolli stratosferici come la maggior parte degli investitori si aspettava.
In particolare, sono tornate alla quotazione 33 azioni principali dell’indiceMOEX Russia, con limitazioni (specie per gli investitori stranieri) che comprendono:
- Divieto di vendere le azioni in loro possesso almeno fino al 1 aprile
- Le vendite allo scoperto non sono consentite
- Se il MOEX stesso si muove per un livello maggiore del 15%, gli scambi vengono sospesi
Praticamente vediamo come nel rettangolo giallo, queste misure (che ricordiamolo sono temporanee) abbiano per ora evitato tracolli, ma ancora non sappiamo come evolverà la faccenda.
A livello di composizione, la Russia nell’indice MSCI ACWI IT pesava (ora rimossa) per lo 0.38%, pertanto se vogliamo applicare una buona diversificazione, una qualsiasi considerazione di inserire titoli russi in portafoglio dovrebbe partire da qui, ovvero dal considerarne un peso complessivo non superiore allo 0.5%.
Anche a livello settoriale, se dovessimo analizzare un potenziale inserimento di asset russi in portafoglio, dovremmo sempre conoscere bene COSA stiamo comprando. Ecco quindi la ripartizione settoriale dell’indice azionario russo nell’immagine sotto, da cui notiamo che oltre metà dei titoli appartengono al settore energetico (e non potrebbe essere diversamente).
Seguono il settore finanziario ed il settore metalli.
Ora, quando investiamo in qualcosa, dobbiamo capire che non possiamo guardare alla situazione attuale, sarebbe davvero un errore, ma dovremmo concentrarci sui possibili scenari nel prossimo futuro. Di conseguenza, cosa mi aspetto da questi 3 settori, relativamente alla Russia, da qui a 1-3 anni (per esempio)?
Domande come questa sono fondamentali per contestualizzare l’investimento e comprenderne i rischi. Se infatti le principali azioni russe oggi scambiano a multipli ridicoli, è perché incorporano non tanto dei vantaggi nelle quotazioni, ma dei rischi molto importanti nel detenerle, ecco perché vengono vendute a prezzi di saldo.
Non dimentichiamoci inoltre che quando investiamo in titoli esteri, siamo quasi sempre esposti al rischio di cambio, che nel nostro caso equivale alla coppia EUR/RUB.
Anche qui infatti, poco importa se il mio titolo fa il +10%, quando poi il rublo si svaluta del 15%.
Tutte queste considerazioni quindi devono portarmi a tracciare un quadro finale per valutare il mio investimento potenziale in Russia, che vedrà a seguito delle sanzioni e del conflitto una contrazione del PIL pari all’1.5% nel 2022 e del 2.5% nel 2023 (dati del National Institute of Economic and Social research).
Conclusioni
A livello personale, non penso che andrò a prendere un’esposizione sul mercato russo, in quanto le variabili e le conseguenze del conflitto (ancora in atto) sono davvero imprevedibili. Semmai ci fossero delle opportunità infatti, ritengo che potremmo vederle solo dopo molti anni. Infine, un eventuale investimento, dovrebbe tenere conto di tutto quanto riportato sopra, a partire dal peso % da destinare in portafoglio, che non dovrebbe appunto superare lo 0.5%.
Alla prossima!
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"Quest'articolo è stato scritto a titolo esclusivamente informativo; non costituisce sollecitazione, offerta, consigli, consulenza o raccomandazione all'investimento in quanto tale non vuole incentivare in nessun modo l'acquisto di assets. Ricordo che qualsiasi tipo di assets, viene valutato da più punti di vista ed è altamente rischioso e pertanto, ogni decisione di investimento e il relativo rischio rimangono a carico