Ha raggiunto, inaspettamente, il 5% l'inflazione degli Stati Uniti, e potrebbe non essere il punto più alto.
E subito sorge un problema all'orizzonte, o meglio, la prima anomalia: inflazione al 5% e tassi a zero. La FED rassicura, l'inflazione sarà transitoria e fino al 2023 non si alzeranno i tassi ufficiali. Ma già nell'ultima riunione della settimana scorsa hanno dovuto dichiarare che nel 2022 si dovranno alzare i tassi.
Il problema è evidente, con un debito mondiale del 450% rispetto al Pil mondiale un aumento dei tassi può essere esiziale e insostenibile. Inoltre, una crescita economica ancora incapace di produrre occupazione e di creare quella domanda adeguata affinchè si possa definire solida e sostenibile tale crescita rappresenta un'ulteriore difficoltà che unita all'aumento dell'inflazione fotografa una situazione decisamente preoccupante.
Il forte aumento dell'inflazione è certificato nei prezzi delle materie prime che sono arrivati a soglie elevate, ma che le aziende hanno difficoltà nel riuscire a trasferire tali aumenti ad una domanda ancora deficitaria con possibili effetti negativi sulla redditività.
E intanto, si stampa moneta, in modo continuativo; fermarsi sarebbe deleterio, ma continuare, alla fine, crea inflazione. L'imbuto si stringe sempre più e qualsiasi decisione, a questo punto, è impossibile che sia indolore. Ecco perchè, si prende tempo. Ecco perchè si va avanti per inerzia lasciando che il quadro generale peggiori, sembrerebbe, in attesa di qualche evento positivo improvviso che consenta di uscire indenni da situazioni che le azioni irresponsabili intraprese rendono, invece, improbabile.
In questo quadro, avere oltre il 70% del mercato che ha già scontato importanti aumenti degli utili nella speranza che si realizzino nell'arco dell'anno impone attenzione ad investire.
Il numero di società e analisti che ritengono che la crescita dell'inflazione possa essere duratura è in continuo aumento; anche alcuni esponenti di banche centrali hanno espresso dubbi e hanno accennato all'opportunità di una possibile riduzione dell'acquisto di titoli da parte di Fed e Bce.
Warren Buffet e Morgan Stanley (NYSE:MS) mantengono liquidità e molti altri hanno iniziato a parlare di strono delle borse tra il 10% e il 20% e sono aumentati coloro che pensano a quotazioni degli indici per fine anno decisamente inferiori rispetto ai valori attuali.
I tempi stringono, qualche decisione dovrà essere presa, oppure dovrà trasparire qualche indicazione chiarificatrice da parte delle banche centrali. Altrimenti saranno gli eventi a decidere.