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L’euro testa 1,17 dopo la BCE: occasione oppure no?

Pubblicato 13.09.2018, 21:37
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management.

Gli investitori hanno mandato il cambio EUR/USD ai massimi mensili sulla scia dell’annuncio di politica monetaria della Banca Centrale Europea. Considerando che l’euro stava andando bene già prima della decisione del tasso, la valuta non ci ha messo molto per toccare 1,17 e ora che è successo, molti trader si chiedono se agire oppure no.

Per rispondere a questa domanda dobbiamo analizzare le ultime previsioni di Super Mario. A giudicare dalle sue dichiarazioni, sappiamo che è preoccupato per la crescita (perciò ha abbassato le previsioni del PIL per il 2018 e 2019), per il protezionismo, per la confusione nei mercati emergenti e per la domanda estera. Il cambio EUR/USD è salito in quanto i bassi livelli di inflazione sono diventati un aspetto meno preoccupante. Secondo Mario Draghi, la pressione dei costi sta salendo e l’inflazione potrebbe salire verso la fine dell’anno e continuare a salire gradualmente nel medio termine. I timori del governatore della banca centrale sulle tensioni commerciali sono stati stemperati da una visione positiva sulla domanda globale. Nonostante le revisioni al ribasso del PIL, la situazione stabile del mercato del lavoro mantiene le previsioni economiche bilanciate.

Il sentimento ed il posizionamento sui mercati è molto importante quando si fa trading sulla scia di eventi importanti. Se l’euro fosse stato vicino al minimo mensile prima della decisione del tasso, i trader si sarebbero concentrati sulle proiezioni economiche della banca riviste al ribasso. Tuttavia la possibilità di una revisione del PIL era trapelata mercoledì, dando agli investitori la possibilità di non tenere in considerazione questa mossa della banca centrale. Anche il calo recente del rendimento dei titoli italiani ha contribuito a stabilizzare l’euro questa settimana. Dunque, dopo il rilascio di dati USA deboli sull’indice dei prezzi al consumo, il cambio EUR/USD è salito ulteriormente fino a toccare 1,1700. I trader che stavano cercando un motivo per coprire le loro posizioni short, si sono concentrati sugli elementi positivi del discorso di Draghi. Sono stati sollevati dal fatto che non sia stato fatto alcun riferimento ai dati deludenti rilasciati in Germania e Italia.

EUR/USD: comprare o vendere?

Dal punto di vista tecnico, il cambio ha superato un consolidamento di 8 giorni, ma l’impennata di giovedì si è fermata proprio alla media mobile di 100 giorni e di 20 settimane, che rappresentavano le naturali zone di resistenza. I grafici più a breve termine mostrano la possibilità di ulteriori guadagni ma questo dipende anche dai dati USA di venerdì sulle vendite al dettaglio. I prezzi alla produzione e al consumo hanno sorpreso al ribasso questa settimana, con la crescita dell’IPC USA annuo al ritmo più lento degli ultimi 4 mesi. Sebbene nessuno di questi report impedirà alla Federal Reserve di intervenire sui tassi questa settimana, potrebbero influire sulla possibilità che si tratti dell’ultimo aumento dei tassi dell’anno. Se le vendite al dettaglio dovessero sorprendere al ribasso come anticipato dagli economisti, confermerebbero l’andamento positivo dell’EUR/USD portando il cambio a 1,18. Tuttavia, se la spesa dei consumatori dovesse migliorare, cosa che potrebbe accadere visto l’aumento degli stipendi, l’andamento record dei titoli USA e i dati sulla spesa riportati da Johnson Redbook, il cambio EUR/USD potrebbe crollare nuovamente e trovare supporto vicino a 1,1610.

Anche la sterlina è salita giovedì, ma non come conseguenza dell’annuncio di politica monetaria della Banca d’Inghilterra. Il cambio GBP/USD si è indebolito dopo la decisione unanime della banca centrale di lasciare i tassi invariati. La decisione non è stata una sorpresa considerando che la BoE ha alzato i tassi ad agosto. La banca centrale prevede un aumento dell’inflazione per il prossimo anno a causa del price cap degli energetici e di un mercato del lavoro forte. L’intervento in corso è necessario secondo la banca centrale, ma gli aumenti futuri saranno limitati e graduali. Il cambio GBP/USD ha iniziato a migliorare solo dopo il rilascio dei dati USA sull’IPC. Il cambio ha superato il livello di 1,31 sulla scia dell’ottimismo della BCE e della debolezza del dollaro. Intanto, i negoziati sulla Brexit continuano ad andare bene e, a nostro avviso, potrebbero portare il cambio GBP/USD a 1,32.

Il dollaro australiano e quello neozelandese sono saliti, mentre il dollaro canadese è sceso. Il dollaro australiano e quello neozelandese hanno beneficiato di una migliore propensione al rischio e del report sul mercato del lavoro rilasciato mercoledì notte. Ad agosto sono stati creati 44K posti di lavoro, la maggior parte dei quali a tempo pieno. L’economia australiana ha recuperato nonostante la crescita cinese più debole e le tensioni commerciali tra Cina e Stati Uniti; tuttavia questi fattori potrebbero tornare a colpire la valuta australiana. Il dollaro canadese è rimasto in disparte e non ha partecipato all’impennata in quanto non ci sono stati sviluppi nelle trattative tra USA e Canada. Giovedì si è diffusa una notizia secondo cui Trump avrebbe dichiarato che escluderà il Canada dal patto se le sue condizioni non saranno accettate. I dialoghi non si non interrotti ma il Ministro degli Esteri Freeland è stata la prima ad ammettere che c’è ancora tantissimo lavoro da fare.

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