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L’S&P500 si consolida sopra i 3000 punti in vista dei dati sul PIL USA

Pubblicato 28.05.2020, 13:46
Aggiornato 31.08.2022, 18:00

Le borse USA si mostrano resilienti rispetto all’escalation delle tensioni fra USA e Cina, ma in Asia il trading è stato contrastato.

Il Nikkei (+1,00%) e l’ASX (+1,40%) hanno ampliato i guadagni, invece il Composite di Shanghai (-0,35%) e l’Hang Seng (-1,82%) sono scesi per il secondo giorno consecutivo; ad essere sotto esame è lo status speciale di Hong Kong, dopo l’approvazione di una nuova legge sulla sicurezza nazionale che limita i diritti e le libertà dei suoi cittadini. Ad alimentare ulteriormente le preoccupazioni anche il voto della Camera USA per permettere sanzioni contro leader cinesi che violano i diritti umani. Ora aumentano i rischi di una replica da Pechino, che potrebbe rendere ancor più difficoltose le relazioni commerciali fra i due paesi.

Nel frattempo, negli USA il numero di vittime per coronavirus ha raggiunto le 100.000 unità. Funzionari e investitori continuano a sperare nella scoperta di un vaccino magico entro la fine dell’anno, ma l’unica cosa su cui possono fare affidamento per ora è la flessione costante dei nuovi contagi e l’assenza di segnali di una seconda ondata di contagi.

L’S&P 500 sta consolidando i rialzi sopra il livello cruciale dei 3000 punti, sui massimi da dodici settimane. I livelli attuali saranno decisivi per gli investitori. Se la determinazione del mercato nel dare seguito al recupero sarà più forte della tentazione di incassare i profitti, l’S&P500 potrebbe puntare ai livelli pre-Covid – cosa di per sé piuttosto bizzarra, conoscendo il grave impatto delle chiusure dovute al Covid sulle aziende. Ma proprio qui sta il fascino dell’intervento della Federal Reserve (Fed). I cospicui acquisti di asset e i tassi vicino allo zero stanno evidentemente funzionando. L’S&P500 ha già recuperato quasi il 70% delle perdite innescate dal Covid e il contesto di liquidità a buon mercato fornisce una solida base per un ulteriore recupero su tutti i mercati finanziari. A questo proposito, i prezzi degli asset divergono, e dovrebbero continuare a farlo, dalle valutazioni sottostanti, ma, nel lungo periodo, le forze attive sul mercato continueranno a favorire un aumento persistente dei prezzi.

I futures sui listini USA sono in rialzo, eccetto quelli sul Nasdaq, mentre l’attività sui futures del FTSE (+1,05%) e del DAX (+1,26%) suggerisce ulteriori rialzi in Europa per la seduta di giovedì.

Ma, alla luce delle notizie internazionali ed economiche poco promettenti, gli investitori propensi al rischio si affidando al momentum attuale, in vista dell’annuncio dei dati sul PIL USA. Gli analisti prevedono una contrazione del 4,8% nel primo trimestre, però i rischi sono inclinati al ribasso.

Il dollaro USA si è indebolito in modo generalizzato per la resilienza della propensione al rischio, ma un PIL peggiore delle attese potrebbe modificare la propensione per il dollaro. La domanda di altri beni rifugio, come i titoli del Tesoro USA e l’oro, rimane solida.

È meglio essere pronti a eventuali vendite che farsi cogliere impreparati, privi di protezione – questo è il messaggio che emerge dall’attività sull’oro. Il metallo giallo trova discreti acquisti sui minimi sotto i $1700 all’oncia e si prepara a tornare nella sua zona sicura, vicino ai $1725 all’oncia.

L’USD/JPY non riesce a trovare la forza necessaria per spingersi oltre quota 108, intanto l’USD/CHF si consolida sotto 0,97.

L’EUR/USD ha sfondato le offerte cruciali a 1,10, toccando i massimi da quasi due mesi. Nel suo discorso di ieri, la presidente della Banca Centrale Europea (BCE) Christine Lagarde ha messo in guardia da scenari di recessione “media” o “grave”, che potrebbero provocare una contrazione che va dall’8% al 12% delle economie europee nell’anno in corso. L’impostazione da colomba di Lagarde e il calo generalizzato del dollaro US hanno dato una spinta all’euro, ma il potenziale rialzista rimarrà probabilmente arginato da chi nutre scetticismo nei confronti della BCE e il manico a 1,10 non dovrebbe fornire un supporto solido alla moneta unica. È molto probabile un calo sotto il livello a 1,10. Al rialzo, s’intravedono offerte verso quota 1,11, il limite massimo del trend positivo di aprile-maggio. Lagarde ha aggiunto che non ci sarà una nuova crisi del debito europeo dopo la pandemia, invece i massicci pacchetti fiscali dei vari governi per combattere i danni economici provocati dal coronavirus sono già al centro di forti polemiche fra i paesi europei e fonte di preoccupazioni per le prospettive di lungo termine dell’euro.

Il cable continua a trovare offerte vicino alla sua media mobile a 50 giorni (1,2350).

Il greggio WTI, invece, è sceso sotto i $32 al barile, dopo essersi imbattuto nel muro dei $35. Il graduale miglioramento della domanda globale e l’offerta limitata daranno probabilmente un supporto al mercato petrolifero mondiale. Oggi i trader del petrolio monitoreranno i dati sulle scorte settimanali di oro nero negli USA. Un terzo calo settimanale consecutivo dovrebbe frenare una correzione ribassista del WTI in area $32/30. Vale tuttavia la pena notare che i dati di questa settimana, anche se favorevoli, potrebbero avere un impatto positivo più marginale sui prezzi del petrolio rispetto alle due settimane precedenti, quando i cali inattesi delle scorte avevano sorpreso gli investitori. Questa settimana potrebbe non essere così. Ora le aspettative del mercato sono calibrate al ribasso e i prezzi attuali riflettono già il calo dell’offerta. Detto questo, è prevista una flessione pari a 2,5 milioni di barile, a fronte del calo di 5 milioni registrato la scorsa settimana. C’è ancora spazio per una sorpresa negativa. Un dato inaspettatamente positivo potrebbe invece mettere di cattivo umore e incoraggiare un calo più marcato verso, o forse sotto, il supporto dei $30.

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