Dopo un mercoledì turbolento, giovedì i mercati finanziari si sono stabilizzati sull’onda dell’attenuarsi dei timori di una guerra commerciale.
L’azionario asiatico è tornato a salire, con il Nikkei in rialzo dell’1,17%, mentre le azioni cinesi hanno messo a segno un forte rimbalzo, con gli indici compositi di Shanghai e Shenzhen rispettivamente a +2,17% e +2,73%. Anche l’azionario europeo ha aperto in leggero rialzo, con l’Eurostoxx 50 a +0,09% e il DAX tedesco a +0,27%.
Sul forex, il biglietto verde ha mostrato una bella ripresa, perché gli investitori sono fuggiti dagli asset rischiosi.
L’indice del dollaro è salito a 94,78 (massimo dal 3 luglio), ma giovedì mattina ha consolidato i guadagni.
A sorpresa, lo yen giapponese, che di solito sale durante le fasi di avversione al rischio, è sceso in modo netto nelle ultime 24 ore.
L’USD/JPY ha guadagnato più dell’1,30%, portandosi a 112,42, massimo dal 10 gennaio.
La coppia sta testando un livello di resistenza chiave, che corrisponde al massimo del canale ribassista plurimensile.
Non è ancora chiaro perché il mercato abbia punito lo yen, pur sulla scia del deterioramento della propensione al rischio.
L’aumento della domanda di protezione al rialzo nell’USD/JPY indica però che gli investitori temono un ulteriore indebolimento dello yen.
In effetti, i prezzi call per tutte le scadenze sono aumentati, come emerge dall’indice di inversione del rischio delta-25 a 1 settimana, salito al -0,34% dal -1,28% di due settimane fa.
Oggi i trader si concentreranno sulla pubblicazione del rapporto sull’inflazione di giugno negli USA.
Il dato primario dovrebbe essere salito del 2,9% su base annua, invece quello di fondo, che esclude le componenti più volatili come i prezzi di energia e generi alimentari, dovrebbe attestarsi al 2,3% a/a.
L’inflazione di fondo più forte dovrebbe dare l’ultimo colpetto all’USD/JPY e indurlo a sfondare la resistenza, perché indicherebbe un altro rialzo del tasso USA nell’anno in corso.