Negli USA si susseguono dati economici fiacchi, la Fed ha abbandonato la sua retorica da falco, preferendo toni più cauti sulla scia dell’attenuarsi delle pressioni inflazionistiche.
Da metà maggio, il biglietto verde ha ceduto più del 5,2% su base ponderata per gli scambi, e l’indice del dollaro è sceso sotto i 95 punti, livello minimo dal settembre dello scorso anno, mentre i tassi USA hanno stornato i guadagni.
La prospettiva di tassi d’interesse bassi negli USA ha spinto gli investitori a cercare rendimenti più elevati altrove, nello specifico sull’altra sponda del Pacifico, in Australia.
Il differenziale fra i tassi dei titoli di stato australiani e statunitensi piace agli investitori, inoltre, di recente la banca centrale australiana (Reserve Bank of Australia, RBA) ha rivisto al rialzo le sue prospettive economiche, riconoscendo i miglioramenti sia sul fronte della crescita, sia dell’inflazione.
Gli investitori non hanno atteso toni da falco dalla RBA per iniziare a costruire posizioni lunghe in AUD.
Stando alla CFTC, nelle ultime sei settimane, i future lunghi netti speculativi sono passati da zero al 37,5% delle posizioni aperte complessive.
Nonostante questo livello estremo, crediamo vi sia ancora spazio per un aumento delle posizioni speculative, perché gli investitori continueranno a trascurare un intervento di restringimento dalla Fed nel breve termine.
Il cambio AUD/USD ha infranto la resistenza chiave a 0,7849 (massimo giugno 2015) e sta per testare quella successiva, a 0,8164 (massimo maggio 2015), nNon si può però escludere una correzione temporanea nel breve termine, che sarà tuttavia solo un passo indietro per prepararsi a un balzo al rialzo.