Negli ultimi giorni, il dollaro neozelandese ha avuto un andamento piuttosto mediocre, come gran parte delle valute legate alle materie prime e non è riuscito ad attirare l’attenzione degli investitori, malgrado le vendite diffuse di USD.
Bisogna ricordare che l’ultima riunione della RBNZ è stata una doccia fredda per gli investitori, perché Graeme Wheeler li ha confusi, cambiando inaspettatamente i toni della forward guidance, propendendo per una linea da colomba.
La decisione della RBNZ potrebbe essere fuorviante, soprattutto alla luce del miglioramento delle prospettive d’inflazione.
Crediamo, tuttavia, che la RBNZ stia scommettendo che la Fed debba alzare i tassi per controllare le crescenti pressioni inflazionistiche dovute all’effetto della “Trumpeconomia”.
Purtroppo per la RBNZ, gli investitori stanno liquidando le cosiddette operazioni sulla reflazione.
In breve, ieri l’azionario e l’USD sono precipitati e la tendenza continuerà anche oggi. Vista la situazione, se la Fed rallentasse il ritmo del restringimento e aspettasse di vedere gli effetti concreti delle modifiche alle politiche che Trump si accinge a introdurre, la cosa non ci sorprenderebbe.
Stasera ci sarà la riunione di marzo della RBNZ e non crediamo che il governatore Wheeler cambierà idea, né che alzerà l’OCR.
Tuttavia, l’istituzione deve giustificare la sua impostazione da colomba, soprattutto alla luce delle crescenti pressioni inflazionistiche.
Propendiamo per andare lunghi sull’NZD, specialmente contro il dollaro australiano.
C’è spazio per un apprezzamento della coppia NZD/USD, anche se l’avversione al rischio limiterà la propensione a correre dei rischi.