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Manca ancora un’intesa globale sulla regolamentazione delle criptovalute

Pubblicato 28.06.2018, 16:30
Aggiornato 02.09.2020, 08:05

Il ritmo della regolamentazione delle criptovalute continua ad aumentare a livello globale, ma c’è ancora poco accordo su come assicurarsi adeguatamente che la protezione degli investitori abbia senso ma sia efficace, consentendo allo stesso tempo alla classe di asset di prosperare. Sebbene la nozione di regolamentazione governativa o di almeno una regolamentazione interna al settore stia guadagnando terreno, le attività criminali comprese truffe, hacking e veri e propri furti continuano a catturare la luce dei riflettori.

La piazza di valute virtuali nipponica (JVCEA), un’organizzazione auto-regolamentata che combina due enti già esistenti focalizzati sulle criptovalute, ha appena pubblicato la sua prima serie di linee guida, volontarie. Comprendono il divieto dell’insider trading e la proibizione degli scambi di criptovalute fondate sull’anonimato, come Monero e Zcash. Non è chiaro tuttavia quanta influenza possa avere in realtà questo organismo auto-regolato.

In effetti, solo qualche giorno dopo la pubblicazione delle linee guida, due vice presidenti dell’organizzazione, nonché Amministratori Delegati, rispettivamente, delle piazze di criptovalute bitFlyer e Bitbank, si sono dimessi dall’ente auto-regolato per via di ordini ricevuti dall’Agenzia per i Servizi Finanziari giapponese (FSA) il 22 giugno, secondo cui le loro attività necessitano di una serie di miglioramenti tra cui “un sistema di gestione efficace … nonché contromisure contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento al terrorismo”.

Intanto, in Asia, sulla scia di due importanti incidenti di hacking durante i quali un paio di piazze sudcoreane, Bithumb e Conrail, hanno perso milioni di dollari in due settimane, il governo coreano è intervenuto formalmente per indagare sulle cause delle violazioni alla sicurezza. Inoltre, l’Unità di Intelligence Finanziaria coreana (KFU), che ha il compito di elaborare politiche per gli istituti finanziari tradizionali, ha aggiunto le criptovalute al suo campo, al fine di “trovare nuovi modi di regolare i mercati nascenti”, secondo Cryptoslate.

In effetti, alle piazze di criptovalute in Corea del Sud basta semplicemente ottenere una licenza commerciale da 40 dollari per funzionare ed operare legalmente.

Compiendo un passo in avanti per la legittimazione delle criptovalute, la KFIU ha riconosciuto le piazze di criptovalute come istituti finanziari su larga scala, soggette ad un controllo equivalente a quello delle banche commerciali e dei mercati azionari.

Cina ed India hanno preferito approcci differenti. Mesi fa, la Cina ha vietato sia le ICO che gli scambi di criptovalute. La banca centrale indiana sembra ricoprire un ruolo prominente nella regolamentazione interna del paese, chiedendo alle banche di troncare i rapporti con le attività di criptovalute nella speranza che ciò possa arrestare la loro capacità di funzionamento. Malgrado ciò, entrambi i paesi non sono riusciti a ridurre le cripto-truffe.

In Cina, la polizia ha recentemente arrestato l’autore di una truffa da 100 milioni di yuan (quasi 15 milioni di dollari) legata ad attrezzature per il mining di Bitcoin. Le autorità indiane stanno trattenendo sei persone, tra cui un ufficiale di polizia, accusate di aver condotto una ICO truffaldina che ha defraudato le persone di oltre 140 milioni di rupie (circa 2 milioni di dollari). Si tratta solo di due tra i tanti incidenti avvenuti. Il segretario del Dipartimento agli Affari Economici indiano, che fa parte del Ministero delle Finanze del paese, ha annunciato questa settimana che si sta elaborando una bozza su un quadro normativo specifico per le valute digitali.

Altri paesi stanno adottando una posizione più rilassata. Il Servizio di Stato ucraino per le Comunicazioni Speciali e la Protezione delle Informazioni ha reso noto che non intende sviluppare regolamentazioni specifiche sul mining delle criptovalute ma la sua banca centrale si è detta pronta a collaborare con la Fondazione Bitcoin su un progetto chiamato Ukrainian Bitlicense.

Investitori: non affidatevi solo alle regolamentazioni governative

Come considerano gli operatori delle criptovalute l’attuale stato della normativa globale? Nessuno è contrario, ovviamente, ma molti sottolineano che non dovrebbe essere compito solo delle agenzie governative definire lo stato della classe di asset. Gli interessati ai cripto-investimenti dovrebbero prestare una scrupolosa attenzione, operando la dovuta due diligence.

Peter Engleman, co-fondatore di Portion, una casa d’aste globale basata su Ethereum, afferma che a prescindere dal settore o dall’asset a cui si è interessati, c’è sempre la possibilità di contrastare i malfattori dietro alle truffe. È importante che gli investitori restino vigili quando scelgono un potenziale investimento, sia esso di cripto o di altro tipo.

Se gli investitori non sono sicuri che i loro investimenti siano adeguatamente garantiti dalla blockchain, fa notare Zoe Adamovicz, cofondatrice di Neufund, una piattaforma di raccolta fondi azionaria basata su blockchain, dovrebbero assicurarsi che siano protetti dalla legge.

“Alcuni paesi, come la Germania, offrono già la possibilità di condurre offerte di token sicure in modo legale senza alcuna norma particolare che regola questo mercato, ma con interpretazioni chiare delle leggi esistenti. È dovere degli erogatori garantire che il capitale di un investitore sia assicurato adeguatamente”.

Con l’aumento della visibilità della classe di asset delle valute digitali, sono in pochi a considerare la regolamentazione un ostacolo all’adozione. Sasha Ivanov, Amministratore Delegato di Waves Platform ritiene che gli investitori dovrebbero considerare le norme un ostacolo o una minaccia.

“Quello a cui stiamo assistendo al momento è che il cripto-mercato, all’inizio estremamente vivace e rischioso, sta diventando più maturo, modellato sia dalle regolamentazioni che dalla sempre più definita presenza di investitori istituzionali su larga scala. Questa evoluzione è necessaria affinché il settore abbia una piena forza. Quindi penso che le stesse regole d’oro per gli investitori sui mercati tradizionali possano essere applicate agli investimenti sugli asset digitali: fissate i vostri obiettivi, stimate i ritorni e i rischi e state molto attenti a quello che succede al mercato”.

Il principale rischio normativo: token come titoli azionari

Vadim Koleoshkin, direttore dello sviluppo di Zerion afferma che, secondo lui, il rischio maggiore per i cripto investitori è rappresentato dalla possibilità che i token vengano trattati come titoli azionari:

"La maggior parte delle piazze non ha i permessi per il trading di titoli e non può inserire i token. Se [la] SEC o altri regolatori dovessero iniziare ufficialmente a considerare alcuni token come titoli azionari, allora questi dovrebbero essere eliminati dalle borse. Dopo un tale avvenimento, il token perderebbe liquidità e di conseguenza valore. L’unico modo per scambiare questi cripto-asset è tramite piazze decentralizzate. Sebbene queste non possano fornire abbastanza liquidità e scalabilità per i market maker”.

Crescita prima di una regolamentazione

In molti mercati emergenti, dove le criptovalute hanno appena iniziato a guadagnare terreno, i governi locali non sono necessariamente interessati alla regolamentazione, tra le speculazioni che possa soffocare la fiorente classe di asset e il suo potenziale imprenditoriale per la regione. Alcune zone del Sud America non hanno nemmeno una struttura normativa di base. Sebastian Serrano, Amministratore Delegato di Ripio Credit Network fa notare che in Argentina, uno degli hub tecnologici più promettenti dell’America Latina, i regolatori stanno scommettendo sul potenziale delle start-up fintech ed hanno deciso di lasciare che le compagnie basate su blockchain crescano prima di applicare delle regolamentazioni. D’altra parte, aggiunge:

“I regolatori in Bolivia ed Ecuador stanno vietando completamente le attività delle start-up legate alle criptovalute. Qui troviamo una chiara dichiarazione del vicepresidente della Banca Centrale Argentina: ‘La tecnologia blockchain si è rafforzata negli ultimi anni, ma le regolamentazioni non sono chiare al momento; in realtà variano molto da un paese all’altro. In questo contesto, è un momento ottimo per prendere posizione come cripto-invetsitori’”.

Al contrario, troviamo la Svizzera che ha un quadro normativo forte e ben delineato già in vigore. Andrea-Franco Stöhr, Amministratore Delegato di Crypto Finance Conference afferma che gli investitori dovrebbero decisamente considerare il paese in cui avviene una ICO (o una relativa vendita su piazza). Ad esempio, una ICO in Svizzera deve rispettare i requisiti legali e finanziari elvetici prima ancora di poter avere luogo.

“Il punto focale in Svizzera consiste nella pratica del KYC [conosci il cliente] e del rispetto delle norme AML [anti riciclaggio di denaro], che non solo aiutano le start-up ad accettare solo investimenti “puliti”, ma rassicurano al contempo gli investitori, che possono essere certi che la ICO è del tutto conforme. Chiaramente, nessun investitore vorrebbe essere associato ad una ICO di riciclaggio di denaro. D’altra parte, se si pensa alle nazioni in cui la regolamentazione delle ICO è del tutto assente o molto debole, le compagnie non solo agiranno senza limiti, ma molto probabilmente si riveleranno fraudolente. E questo proprio perché non devono rispettare alcuna norma”.

Inoltre, spiega, le ICO conformi o regolamentate spesso usano un “depositario” durante la fase pre-ICO. Il depositario agisce come terza parte indipendente, salvaguardando gli interessi degli investitori.

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