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Mario Draghi filo-tedesco infiamma l'euro

Pubblicato 20.07.2017, 18:02
Aggiornato 04.10.2023, 19:20

Buonasera gentili lettoridi Investing.com,

la Banca Centrale Europea ha, come da aspettative, lasciato invariata la politica monetaria (tassi d'interesse a zero e acquisti mensili di titoli di stato pari a 60 miliardi di euro) reiterando l'intenzione di essere pronta ad intervenire tramite un estensione sia della durata sia dell'entità del programma di Quantitative Easing qualora il tasso di crescita dell'inflazione non dovesse accelerare verso il target del 2% annuo o si verificassero eventi tali da deteriorare le condizioni finanziarie dell'Eurozona.

Seppur sia la crescita economica dell'Eurozona stia acquisendo sempre maggior vigore, sia le condizioni finanziarie continuino a denotare un progressivo miglioramento testimoniato dall'incremento del tasso di crescita dei mutui e dei finanziamenti concessi dal sistema bancario all'economia reale, tali fattori, a differenza di quanto solitamente avviene, non si stanno riflettendo in un incremento del tasso d'inflazione (+1,3% a Giugno su base annua in calo dal +1,4% di Maggio) che permane ormai in modo duraturo distante dall'obiettivo del 2% annuo.

Il comitato direttivo all'unanimità è risultato favorevole a non apportare alcuna modifica alla politica monetaria e ad intavolare un'eventuale discussione circa una revisione della politica monetaria in senso restrittivo (il cd tightening che in questo caso non riguarderebbe un rialzo dei tassi d'interesse ma la definizione di una strategia di progressiva riduzione del Quantitative Easing) solo in autunno.

Il recente apprezzamento dell'euro rispetto alle principali controparti valutarie (+10% vs USD da inizio 2017) è meritevole di attenzione; una valuta "relativamente forte" riduce (anche sostanzialmente) la dinamica inflazionistica.

Si è trattata di una delle riunioni della BCE più criptiche e incocludenti degli ultimi anni; Mario Draghi, dopo la consueta auto celebrazione circa l'efficacia delle politiche monetarie non convenzionali adottate, ha comunque posto l'accento sul fatto che per ora queste abbiano prodotto risultati più sulla crescita economica (PIL e occupazione) piuttosto che sull'inflazione (NB : raggiungimento stabile di un livello d'inflazione inferiore ma prossimo al 2% è l'unico mandato della BCE!).

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A differenza dei presidenti delle altre principali Banche Centrali (FED e Bank of Japan), Draghi ha dichiarato che un'inflazione così modesta pur in presenza di crescita economica significativa non dipenda da fattori strutturali ma che occorra solo maggior pazienza prima di raggiungere l'obiettivo.

Questo ottimismo (di facciata, per compiacere la Germania) non ha prodotto tuttavia il risultato sperato: ulteriori e ingenti flussi di capitale si sono ammassati sull'euro che ora è in forte apprezzamento su tutte le controparti valutarie.

Notoriamente una valuta forte frena l'inflazione (l'euro negli ultimi tre mesi siè apprezzato del 7% sul USD!) quando il nostro obiettivo è diametralmente opposto!

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