Ci siamo lasciati dicendo "Se lo storno arriverà (ed ho detto "se") diventerà anche un'occasione per comprare.
C'è da dire che rispetto al passato la "forza" dei mercati innanzi alle notizie è cambiata. Quest'ultimo è come se fosse miope o a dir poco anestetizzato".
C'è in atto "paradossalmente" uno scontro a distanza tra economia e mercato azionario?
Infatti in economia quando i prezzi aumentano, la domanda diminuisce e viceversa, mentre sul mercato azionario i prezzi e la domanda sono direttamente proporzionali. Di conseguenza le persone in mancanza di "certezze", giustamente, hanno una percezione diversa della realtà (è giusto iniziare ad acquistare beni tangibili e vendere azioni sopravvalutate?).
A Novembre, tra tutti i vari "rialzi", le azioni all'interno dei vari indici non sono "aumentate" (quasi il 50% dei Growth Stocks è composto da società tecnologiche). Il Margin Debt (indicatore che evidenzia l’ammontare di denaro che gli investitori hanno preso in prestito dalle banche) è sceso di 17 miliardi di dollari, ma è ancora in aumento anno su anno di 197 miliardi di dollari.
Proprio quest'ultimo è stato il motore (a scoppio) di questi mesi che non "prevede" quando il mercato "crollerà" (ovviamente) ma ci mostra la liquidità che inonda l'azionario e potrà, quindi, darci un primo campanello d'allarme.
I titoli Growth sono destinati, reagendo alle dinamiche della politica monetaria, a seguire la direzione delle società tecnologiche in perdita?
Proprio inerente a tale discorso, ci siamo chiesti il perchè i mercati non abbiano subito ribassi "eccessivi", nonostante le ultime direttive dalla Banche Centrali.
Le riunioni erano un "market movers" importante per gli operatori che inizialmente non hanno "preferito" una posizione prima dell’uscita delle varie dichiarazioni.
Infatti se analizzate i vari indici, durante il meeting, i prezzi hanno "laterizzato" e si sono "consolidati" (acquistano o cedono una serie di quantità di contratti). E dopo, l’uscita delle notizie, i prezzi sono schizzati (e gli operatori sono andati in profitto).
Facendo un riassunto di quello che le Banche centrali hanno affermato, possiamo evidenziare come la Fed accelererà la riduzione dei suoi acquisti mensili di obbligazioni. Infatti per Dicembre la riduzione sarà di 20 miliardi di dollari per i treasury e di 10 miliardi per i titoli ipotecari.
Mentre, a partire dal nuovo anno, lo stimolo verrà ridotto di 40 miliardi di dollari per i treasury, e di di 20 miliardi al mese per i titoli ipotecari. Inoltre, la Banca prevede 3 rialzi dei tassi di interesse nel 2022.
Parlando delle prospettive di crescita, queste sono state riviste al ribasso per il 2021 al 5,5%, e per il 2022 al rialzo del 4%. La tanto temuta inflazione, è prevista in crescita del 5.3% per la fine del 2021 e del 2.6% nel 2022.
Mentre dall'Eurotower la presidente Christine Lagarde non ha mostrato evidenti segni di "preoccupazione", confermando l'orientamento di medio termine della propria strategia, che al momento non sono intenzionati ad alzare i tassi di interesse pregiudicando la stabilità dei prezzi. L'obiettivo dell'inflazione al 2% resta chiaro e simmetrico, rafforzando il margine di sicurezza contro i rischi di deflazione. Ha inoltre evidenziato come le imprese che si stanno impegnando nella transizione a basse emissioni di carbonio hanno rating creditizi migliori, ricevendo valutazioni del rischio di credito positive.
Le parole di Powell e della Lagarde erano quelle che gli investitori si aspettavano? Sicuramente si, nessuna "sorpresa".
Allora perchè, nei giorni successivi, i mercati hanno avuto una breve performance negativa? Sicuramente ci sono notizie che impattano sempre negativamente sui mercati come la variante Omicron. Ascoltare parole o dichiarazioni in riferimento alla pandemia e al suo progredire non fa sempre bene.
Infatti Powell ha sottolineato che la crescita economica continua a "dipendere" soprattutto dal Covid-19 e dalle sue varianti, e l'OMS non da certezze mettendo in dubbio il suo impatto "lieve" rispetto alle altri varianti, e sottolineando la sua alta proliferazione in più di 77 paesi. Questo, unito alla presa dei profitti degli investitori hanno fatto scattare i prezzi verso il basso.
Possiamo quindi convenire che il mercato aveva già scontato dapprima la riunione e il rallentamento economico del prossimo anno.
La grande liquidità (per ora) è stata riversata, ancora una volta, nell'azionario ma i livelli di rischio sui mercati restano alti. Infatti tra inflazione e recessione c'è la crisi energetica presente in Europa che ha visto un altro picco del gas naturale che ha mandato i prezzi alle stelle (guarda costo elettricità).
Questo perchè le interruzioni della catena di approvvigionamento hanno causato meno scorte per l'inverno e la Russia che sta usando le forniture di gas come "leva" alle tensioni politiche con la stessa UE. Secondo Putin infatti l'Europa è responsabile dei suoi "problemi" che non può imputare a lui. In tutto questo, molti paesi dell'unione hanno cercato di attutire il colpo sulle famiglie (una spesa di 3,5 miliardi di euro) ma se la situazione si aggraverà (i costi aumenteranno) quest'ultimi faranno sempre più fatica a compensare.
Graverà sui risparmi dei consumatori?
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