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Mercati e realtà. La scommessa delle banche centrali

Pubblicato 03.09.2020, 16:17
Aggiornato 01.04.2024, 13:07

Stiamo giungendo al bivio tra mondo reale e mondo fittizio. Un mondo in cui ha predominato la speranza fondata sui metodi, oramai, tradizionali in uso dal 2009. Metodi che si esplicitano con l'immissione, in modalità cascata, di denaro senza limiti come soluzione a qualsiasi problema. Fallisce una banca to big to fail? Stampiamo moneta. Crolla l'economia? Stampiamo moneta. Arriva un virus? Stampiamo moneta. Moneta per tutto: per acquistare asset di ogni tipo e per sostenere chiunque. Staccando definitivamente la moneta in circolazione dalla sostenibilità delle entrate.

I debiti sono monster (lo erano già prima del covid. 3 volte il pil mondiale) ma per convenzione si ritiene che la carta (virtuale) in uso abbia comunque valore.

L'idea è sempre quella di immettere denaro sul mercato confidando che si incentivi la domanda e si riaccendano i consumi. Domanda di beni, vendite al dettaglio e, conseguentemente, economia in crescita.  Ma vi è un problema che è stato tralasciato e che travalica la tecnica e il semplice pragmatismo così come la capacità di arginare i buchi nel breve termine che si vanno creando: è la psicologia.

C'è una contraddizione in termini in quanto sta accadendo nel mondo. Da un lato assistiamo ad un sistema che è come se dicesse: non preoccupatevi faremo di tutto e di più per sostenere l'economia, quindi, se sarà necessario vi riempiremo le tasche di denaro. Ma dall'altro fa da contraltare, la costanza con la quale si trasmette pericolo e paura in tutto il mondo per la presenza continua e paralizzante del virus. Si terrorizzano le persone informando pedissequamente sulla gravità dei contagi e sulle conseguenti morti. Anche se in realtà i morti sono solo lo 0,11% della popolazione mondiale e i contagi conclamati lo 0,32%, la percezione generata da una gestione caratterizzata dalla paura è che ci possa essere una strage dovuta al virus in ogni momento.

Non è qui che si deve discettare su cosa sia giusto o sbagliato a livello politico, ma è facile registrare il fatto che pur stampando moneta è difficile, senza l'indispensabile sentimento di fiducia, tradurre quella quantità di denaro delle banche centrali in spesa, consumi e crescita sostenibile. Anzi, gli effetti attuali rischiano di essere opposti a quanto si vorrebbe ottenere.

Le persone spendono quando non hanno paura e hanno fiducia nel futuro. La ripresa dei primi mesi dopo il lockdown è fisiologica: si è passati dal nulla alla ripartenza, ma la crescita ulteriore stenta. Oggi, il dato europeo sulle vendite al dettaglio di luglio in Europa è stato negativo e ha stravolto le attese. Siamo passati dal +5% precedente ad aspettative del mercato per un +1,5% e ad un dato reale pari a -1.3%. E su base annuale ci si aspettava un +3,5% che nella realtà si ridotto ad un +0,4%.

Lo shock psicologico generato in questo periodo è entrato a piedi uniti nella testa delle persone, e viene alimentato da una comunicazione che continua a trasmettere sentimenti negativi che portano ad una visione del futuro nefasta. E questo costituirà un limite enorme alla possibilità di tornare all'euforia di spesa che ha contraddistinto l'era pre-covid.

I mercati hanno scontato una positività totale, su tutti i fronti. L'illusione di un veloce ritorno ai numeri e alle abitudini precedenti che, invece, richiederà tempo affinché si realizzi e sarà meno breve di quanto creduto fino ad oggi.
Ecco perchè siamo ad un bivio; andare oltre questi limiti è difficile senza riscontri reali. Alle banche centrali, oltre a stampare ulteriormente denaro, è rimasta la speranza che l'annuncio di un vaccino che funzioni almeno in parte per ridare slancio all'economia.

Ma se così non fosse aspettiamoci per lo meno un po' di nervosismo. 


Ultimi commenti

gentilissimo Nicola Argeo Mastropietro, io e lei dovremmo farci una chiacchierata. La psicologia è tutto, perchè si scarica sulle aspettative, e cosi sulla componente di domanda sia per consumi che per investimenti. Ma in questo non siamo poi originali, visto che già Keynes aveva capito che se vuoi pilotare l'economia sia reale che finanziaria devi "incidere" sulla psicologia sociale. Cosi come ci ha insegnato Keynes, le aspettative e quindi la psicologia svolge un ruole determinante in tutte le relazioni funzionali delle domanda. Condivido quando da lei scritto, ma non condivido il passaggio in cui lei afferma: "..possibilità di tornare all'euforia di spesa che ha contraddistinto l'era pre-covid..." Nessuno ricorda che la Fed di Saint Louis aveva previsto una recessione per il secondo trimestre del 2020 anche prima del covid. Il problema sta nel fatto che a prescindere il covid, vi è una deficenza strutturale di domanda. La invito a leggere Larry Summers e la stagnazione secolare
Carissimo Emanuele grazie. Si sono d'accordo, la psicologia incide notevolente e non solo keynes, ma tantissimi grandi autori ed economisti sono concordi. Passando da gann che diceva che il 70% dipende dalla psicologia. È vero che la fed non aveva previsto una recessione, ma molti economisti e analisti parlavano di posdibile rallentamento, mentre in Europa l'inizio della recessione si palesava gia dall'ultimo trimestre del 2019, ma negato dalle autorità e, a proposito di psicologia, non ancora percepito dalle persone. Anche sulla carenza di domanda dovremmo fare una chiaccherata perché l'argomento è ampio e richiede approfondimenti difficili da fare in un post. Leggerò il libro da lei consigliato e, se posso, le consiglio, tradotto da poco tempo (finalmente), l'azione umana di ludwig von mises.
 ho appena acquistato il libro consigliato, grazie
Un'analisi lucida come sempe. Solo una precisazione: non e' solo la paura del virus che blocca i consumi. Non c'e' piu' lavoro, la disoccupazione e' alle stelle, la gente non ha piu' soldi. Quelli stampati dalla Banca centrale a pioggia, non so dove vanno a finire, ma certo non nelle tasche dei comuni mortali. La crisi economica e' nera e la disoccupazione non migliorera' nel futuro. Potra' solo peggiorare con l'avvento dell'IA.
Grazie Anastassia. Certamente. La catena che si interrompe porta esattamente a tutto ciò che hai elencato. È un gatto che si morde la coda. La paura riduce i consumi e senza consumi serve una minor produzione che porta a minor lavoro e a meno disponibilità finanziaria.....e la catena si spezza.
lei è nel giusto; il problema del covid, e la relativa psicosi che ne deriva è solo parte del problema. Il vero problema è la deficenza secolare della domanda; i redditi sono polarizzati su pochissime persone nel mondo rispetto alla popolazione... persone che denotano una propensione al consumo marginale e media estremamente bassa e decrescente. Se vuoi ridare vigore all'economia mondiale si deve passare per una distribuzione più equa della ricchezza. Le persone più povere sono quelle che mostrano una propensione al consumo molto maggiore: riequilibrare il reddito mondiale ed aprire a nuovi mercati.. come quello africano. Il covid non è che un "incidente di percorso" sulla lunghissima strada della stagnazione secolare
Bravo, bell’articolo!
Grazie Maurizio
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