La settimana appena conclusa si è rivelata estremamente complicata per Wall Street, segnando uno dei momenti più difficili del 2025 per gli investitori. I principali indici statunitensi – Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq – hanno registrato una significativa discesa, causando preoccupazione tra gli operatori finanziari. Al termine della seduta del 14 marzo, si stimano perdite consistenti: il Dow Jones ha chiuso attorno ai 41.438 punti, perdendo circa il 5,8% settimanale, mentre l'S&P 500, scivolato ufficialmente in correzione tecnica, si è attestato a circa 5.625 punti (-10,1% dai recenti massimi). Il Nasdaq, infine, penalizzato pesantemente dalle vendite sui titoli tecnologici, ha terminato vicino ai 19.654 punti, con un calo settimanale del 8,20%.
Al centro del ribasso, ancora una volta, la politica protezionistica del presidente Trump. Le sue dichiarazioni circa nuovi e più severi dazi commerciali – fino al 200% sugli alcolici europei e al 50% sull'acciaio e l’alluminio provenienti dal Canada – hanno riacceso timori già vissuti nel 2018, innescando vendite aggressive sui mercati azionari. Il settore tecnologico è risultato il più colpito, con titoli come Tesla (NASDAQ:TSLA) che hanno perso l’8% in una sola seduta, mentre la fuga degli investitori verso settori più difensivi ha accentuato il crollo delle grandi aziende tech, i cosiddetti "Magnifici Sette" (Alphabet (NASDAQ:GOOGL), Amazon (NASDAQ:AMZN), Apple (NASDAQ:AAPL), Meta, Microsoft (NASDAQ:MSFT), Nvidia e Tesla), che hanno lasciato sul terreno mediamente il 14% nelle ultime tre settimane.
La situazione è stata ulteriormente complicata da dati macroeconomici contrastanti. L'inflazione generale a febbraio (2,8%) è risultata leggermente inferiore alle attese, regalando solo un momentaneo sollievo ai mercati, che si è rapidamente dissolto per via del core CPI rimasto stabile al 3,1%, alimentando incertezza sulle prossime mosse della Federal Reserve. Inoltre, segnali di rallentamento economico, tra cui una ridotta fiducia dei consumatori, hanno contribuito a mantenere alta la volatilità sui mercati finanziari.
Il VIX, l'indice che misura la volatilità, ha superato quota 20, riflettendo chiaramente un clima di elevato nervosismo tra gli operatori. La correzione dell'S&P 500, dopo quasi un anno di relativa calma, ha provocato una serie di vendite algoritmiche che hanno accentuato ulteriormente i ribassi.
Cosa potrebbe succedere la prossima settimana? La settimana dal 17 al 21 marzo sarà decisiva per comprendere la reale entità di questa correzione e la possibilità di un rimbalzo o di un’ulteriore discesa. Gli occhi saranno puntati sulla riunione della Federal Reserve del 18-19 marzo: se il presidente Powell dovesse assumere un atteggiamento restrittivo, annunciando potenziali ulteriori rialzi futuri o una posizione meno flessibile del previsto, l'S&P 500 potrebbe continuare la discesa, puntando dritto verso il supporto critico a 5.400 punti. Al contrario, un segnale più accomodante potrebbe favorire un recupero verso quota 5.600-5.700 punti, offrendo un possibile respiro agli investitori.
Giovedì 20 marzo arriveranno i dati PMI, in particolare quelli del settore manifatturiero, attesi a 48,5 punti. Una lettura inferiore a 48 potrebbe intensificare le preoccupazioni circa una possibile recessione, generando ulteriore pressione ribassista sui mercati.
Infine, venerdì 21 marzo, le vendite al dettaglio di febbraio offriranno una panoramica sullo stato di salute del consumatore americano: un dato inferiore alle attese (+0,3%) potrebbe confermare il rallentamento economico e provocare ulteriori movimenti ribassisti sui mercati.
Strategie operative consigliate Nel breve termine, la prudenza è d'obbligo. È consigliabile limitare l’esposizione e sfruttare eventuali rimbalzi tecnici esclusivamente con operazioni di breve durata, cercando conferme su livelli chiave come 17.000 punti per il Nasdaq e 5.500 per l'S&P 500.
Consigliati anche strumenti di copertura come le opzioni.
Nel lungo termine, invece, questa fase di correzione potrebbe rappresentare un’occasione preziosa per accumulare titoli difensivi o value stocks che presentano minore esposizione alla volatilità del settore tecnologico. Settori come sanità, beni di prima necessità e utilities potrebbero offrire maggiore stabilità.
Siamo di fronte a un semplice inciampo o all’inizio di una crisi più profonda? Una cosa è chiara: in mercati così volatili, l'immobilismo è il modo più sicuro per perdere denaro. Gli investitori devono prepararsi a decisioni rapide e ben ponderate.