Prosegue la fase discendente dell’oro, che ieri ha toccato nuovi minimi relativi a 1.938 dollari l’oncia.
Da quando le quotazioni del principale bene rifugio hanno raggiunto nuovi massimi storici ad inizio mese, il mercato è stato oggetto di vendite senza per ora riuscire ad invertire la rotta, complice anche il rafforzamento nell’ultimo periodo del dollaro americano.
E’ risaputo infatti che un apprezzamento del dollaro scoraggia l’acquisto, da parte degli investitori stranieri, di asset quotati in dollari americani; solo in questa settimana il Dollar Index è salito di circa l’1%.
Nella precedente analisi su questo mercato avevamo scritto che in caso di breakout dei 1.975 dollari ci saremmo dovuti aspettare un test dei 1.945 dollari, dove trovavamo un altro importante supporto; una successiva rottura di quest’ultimo, con chiusure settimanali sotto i 1.940 punti, sarebbe poi stata da intendere come ulteriore segnale di debolezza di medio periodo.
Il mercato ieri è riuscito a difendere per il rotto della cuffia questo livello terminando le contrattazioni leggermente al di sopra dei 1.940 dollari; al momento della scrittura i prezzi del future sull’oro stanno tentando un rimbalzo, com’era lecito aspettarsi, e si attestano in area 1.950 dollari all’oncia.
La prossima area resistiva da segnalare è in area 1.965 dollari, è probabile che fino a quel livello il mercato non incontri troppe difficoltà.
Il vero banco di prova in ottica di ripresa dei corsi resta però quota 1.985 dollari, il cui breakout confermato in close giornaliera potrebbe spingere nuovamente l’oro oltre i 2000 dollari l’oncia.
Nel caso dovessimo assistere a clamorosi scivoloni sotto i 1.940 dollari aspettiamoci un retest dei 1.920 e successivamente dei 1.900 dollari.