Gli sforzi di Powell per convincere i mercati alla moderazione sono serviti a poco. I rendimenti obbligazionari stanotte sono saliti a 1.27%, un nuovo massimo di periodo che si traduce in una generalizzata riduzione della propensione al rischio.
I listini azionari continuano a deprezzarsi, con il settore tecnologico che accusa le perdite più pesanti. Ieri il Nasdaq ha chiuso la seduta con un ribasso del 2%, estendendo a -10% le perdite dai picchi di metà aprile.
In scia a Wall Street, anche i principali indici europei ed asiatici hanno avviato le contrattazioni in territorio negativo.
La Cina ha comunicato questa notte, durante la riunione parlamentare annuale, il proprio obiettivo di crescita per il 2021. Il target è stato fissato a +6%, con l’obbiettivo di portare il tasso d’inflazione a circa il 3% quest’anno.
Il governatore della BoJ, Kuroda, ha rivelato che la banca giapponese sta valutando modifiche alla propria politica monetaria di fronte alla necessità di mantenere la curva dei rendimenti stabilmente bassa. Kuroda ha espresso le sue preoccupazioni, poichè la curva dei rendimenti segnala che gli investitori vogliono essere ricompensati con rendimenti più elevati per assumersi il rischio di investire in obbligazioni a lungo termine in una fase in cui ci si aspetta una crescita lenta.
I prezzi del greggio raggiungono i massimi degli ultimi 30 mesi, con il Brent che durante la seduta asiatica ha trattato a $67.90 al barile, mentre il WTI ha scambiato a $64.85 il barile. Il prezzo è stato sostenuto dal mutato atteggiamento dell’Arabia Saudita che ha deciso di mantenere gli attuali tagli alla produzione ancora per un altro mese.
Sul fronte dei dati, in Germania gli ordini alle industrie sono aumentati dell’1.4% a gennaio, battendo le aspettative. Su base annuale, l’incremento è stato del 2.5%.
L’agenda prevede la pubblicazione dei dati sulla bilancia commerciale di Canada e Stati Uniti, l’Ivey PMI del Canada e i No Farm Payrolls statunitensi.