Buongiorno ai Lettori di Investing.com.
La propensione al rischio è tornata prepotentemente alla ribalta nella giornata di ieri.
Le cause potrebbero essere differenti, ma partiamo da un elemento fondamentale: le trimestrali USA.
Le società apriranno la nuova stagione fin dalla giornata odierna, con alcuni bancari di rilievo come ad esempio JP Morgan, quel che sappiamo è che probabilmente dichiareranno utili record, probabilmente superiori anche a quelli già altissimi del primo trimestre.
Il sentore che il mercato iniziasse a scontare tali indiscrezioni c’era, inutile negarlo.
Nonostante la correzione emotiva subentrata a seguito della nuova dichiarazione di “guerra commerciale” dell’amministrazione Trump verso la Cina (ma abbiamo anche detto che i mercati sembrano diventare sempre più resistenti a tali notizie), la giornata di ieri ha portato il NASDAQ sui nuovi massimi assoluti.
Sulla scia del listino tecnologico tutte gli altri listini, in particolare l’azionario asiatico col Nikkei che ha sfiorato i 2 punti percentuali in positivo.
Poi c’è il Dollaro. Un Dollaro che attendeva evidentemente i dati sui prezzi al consumo di ieri, dati che hanno confermato le previsioni e che quindi certificano un 2,9 per cento sulla proiezione annuale.
L’inflazione sta accelerando, c’è poco da dire, un’accelerazione che potrebbe costringere la FED ad alzare i tassi più velocemente, o con più consistenza.
Per ora, si resta sui 2 rialzi entro fine anno, per un totale di 4. Ciò, chiaramente, ha avuto evidenti ripercussioni sull’andamento del biglietto verde che ha ripreso la sua corsa al rialzo.
La performance positiva è evidente, su tutte le valute del comparto valutario principale.
Attenzione però, perché i rendimenti obbligazionari stentano a salire, soprattutto quello relativa alla scadenza a 10 anni.
Come ricordato, la curva si sta appiattendo e ciò teoricamente dovrebbe determinare debolezza del biglietto verde.
Qui però sarebbe importante evidenziare come le correlazioni stiano mutando.
Il Dollaro, probabilmente, viene visto sempre più come valuta rifugio a discapito dello Yen e del Franco Svizzero che, difatti, non registravano apprezzamenti importanti neppure in momenti di forti tensioni.
Tra l’altro, in tema di valuta nipponica, secondo indiscrezioni giapponesi, la BoJ potrebbe dichiarare nel meeting di luglio il fallimento del raggiungimento dell’obbiettivo del 2 per cento sull’inflazione.
Obbiettivo che potrebbe non essere raggiunto prima di 3 anni. Ciò, evidentemente, potrebbe incentivare ulteriore politica monetaria espansiva, con effetti svalutativi verso la valuta di riferimento.
Sono tanti, gli elementi da valutare, tanti quelli che potranno incidere pesantemente, anche nel corso della stagione estiva.
Si va verso un periodo di scarsa liquidità, ma quest’anno gli scenari potrebbero rivelarsi estremamente interessanti anche ad agosto.