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Il momento della verità è finalmente arrivato. Gli investitori di tutto il mondo stanno attendendo febbrilmente il rapporto sull'occupazione statunitense, che si spera possa risolvere il dibattito su quando la Fed inizierà a chiudere i rubinetti.
Le previsioni parlando di 750K ad agosto, il ché farebbe calare il tasso di disoccupazione al 5,2%. Se i numeri dovessero soddisfare le previsioni lascerebbero all'economia statunitense circa 5 milioni di posti di lavoro prima di una completa ripresa del mercato del lavoro.
Sottraendo circa 2,5 milioni di persone che sono andate in pensione anticipatamente a causa della pandemia e che difficilmente torneranno al lavoro, è possibile che gli USA torni alla piena occupazione entro la fine dell'anno. Probabilmente ci vorrebbe solo qualche mese in più con questo ritmo, ma cambierebbe poco.
Detto questo, i mercati pare si stiano preparando a una delusione. Il rapporto sull'occupazione ADP ha certificato solo 374k posti di lavoro ad agosto, il PMI composito Markit ha mostrato che la crescita dell'occupazione ha raggiunto il minimo dell'ultimo anno e il sottoindice dell'occupazione ISM sulla produzione è sceso in area contrazione.
In effetti, a giudicare dagli ultimi movimenti sui prezzi del dollaro, delle obbligazioni e delle azioni, gli investitori sembrano ormai posizionati su dati molto più bassi del previsto. Pertanto, anche un dato che dovesse soddisfare semplicemente le previsioni potrebbe innescare un rafforzamento del dollaro in virtù di una FED probabilmente non più accomodante.
Nel frattempo, la propensione al rischio si riflette anche nelle valute delle materie prime come l'australiano e il kiwi, entrambe destinate a guadagni settimanali di circa l'1,8% rispetto al dollaro USA. E' la seconda settimana di forti rialzi per le due valute.
Concludiamo dicendo che oltre ai dati occupazione Usa verrà pubblicato anche il PMI dei servizi ISM, dato che potrebbe rivelarsi cruciale per le decisioni della Fed.