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Nuovi servizi di custodia cripto potrebbero attrarre investitori istituzionali

Pubblicato 08.02.2019, 16:52
Aggiornato 02.09.2020, 08:05

Nonostante il persistere di un cripto-mercato ribassista, nel settore stanno prosperando alcune novità tech. In particolare, banche e piazze si stanno concentrando sul miglioramento dei servizi di custodia per gli investitori delle monete digitali. Molti ritengono che, se ci fossero delle opzioni più sicure ed affidabili per la salvaguardia degli asset digitali, sia gli investitori istituzionali che i retail sarebbero più intenzionati a diversificare con queste nuove e, secondo alcuni, più rischiose, classi di asset.

Recenti notizie indicano che Fidelity, una delle principali compagnie globali di gestione degli investimenti, si starebbe preparando a lanciare una versione limitata del suo servizio di custodia per Bitcoin ed Ethereum a marzo. Scrive Coincentral.com:

“Secondo alcune voci, l’azienda intende offrire servizi di custodia ad investitori istituzionali che si ritiene possano essere il catalizzatore necessario per le future correzioni al rialzo dei prezzi”.

Nel sito si legge che Fidelity avrebbe intenzione di offrire delle soluzioni di “cold storage”, ossia in cui i cripto-asset dei clienti verrebbero immagazzinati offline, riducendo la minaccia di attacchi hacker in quanto non si troverebbero su internet. Sebbene questo metodo sia considerato più sicuro, può anche essere meno fluido. Forse la soluzione di Fidelity potrebbe fornire un’innovazione in questo senso.

La determinazione di Fidelity di trovare nuovi modi per consentire investimenti nuovi e più redditizi non è certo unica. Numerose altre aziende di gestione asset di alto profilo sono scese in campo.

A gennaio la banca di investimenti elvetica Vontobel ha lanciato la sua Digital Asset Vault. Secondo la banca, la sua soluzione incorpora la propria infrastruttura bancaria per “consentire alle banche elvetiche e ai gestori di asset di utilizzare il quadro di riferimento bancario e il supporto per i desideri di acquisto e conservazione di asset digitali dei loro clienti”.

La seconda piazza tedesca Böerse Stuttgart offre un servizio di custodia chiamato Blocknox, disponibile per i fondi digitali dei suoi utenti. Inoltre, a fine ottobre, la Coinbase di San Francisco ha ricevuto il permesso in base alle norme bancarie dello stato di New York per operare come custode indipendente. Il servizio offline da loro offerto viene definito di “livello istituzionale”.

Manca ancora un servizio di tutela efficace

Dato l’aumento degli attacchi alle criptovalute e delle perdite dei partecipanti, è ovvio capire perché questo segmento dell’arena digitale sia destinato alla crescita. Le recenti notizie sulla cripto-piazza canadese QuadrigaCX sono solo l’ultimo esempio a mettere in luce il problema di chi dovrebbe custodire gli asset digitali e come.

Il trentenne Amministratore Delegato della piazza è deceduto improvvisamente durante un viaggio in India. Solo lui conosceva la password del cold storage della piazza. Di conseguenza, quasi 190 milioni di dollari di proprietà dei clienti, comprese valute in corso legale e criptovalute, sono inaccessibili.

La tutela dei cripto-asset è stata sottovalutata finora, afferma Jae Choi, Amministratore Delegato di Pledgecamp. In effetti, è gravemente carente e, dice, piuttosto inesistente.

“Nel panorama attuale, due gruppi di hacker sono stati responsabili del furto di circa un miliardo di dollari di criptovalute dalle piazze. È certamente sufficiente a raccomandare l’opzione secondaria di “assicurare” i propri cripto-asset tramite cold storage (che manca in generale di comodità significativa) ma, affinché il pubblico riconosca le criptovalute, il settore stesso ha bisogno di fornire tutta l’infrastruttura di mercato offerta da quello tradizionale di borse e valute. Uno dei pezzi mancanti è un servizio di custodia”.

E aggiunge Choi: l’assenza di servizi di custodia sta tenendo alla larga dai cripto-investimenti i grandi operatori istituzionali, compresi hedge fund e servizi di gestione del patrimonio. “Se vogliamo che le criptovalute siano trattate come gli asset tradizionali, dobbiamo offrire opzioni di regolamentazioni e custodia simili a quelle disponibili per gli strumenti o i modelli finanziari tradizionali”, spiega.

Opinioni diverse sui requisiti di custodia

Hugo May, analista degli investimenti di Invictus Capital, sottolinea che i cypherpunks, termine che indica i fan delle cripto più accaniti, sono tutti a favore di anonimato, privacy e libertà personale che sono al centro del movimento e della loro tecnologia.

“La custodia è un argomento spinoso all’interno della comunità. Il movimento dei cypherpunk si è fortemente basato sul principio che gli asset digitali criptograficamente sicuri vanno custoditi autonomamente. Il famoso detto recita “se non hai la chiave non sono le tue monete” ma se bisogna far crescere il mercato aprendo le porte agli investitori istituzionali, bisogna soddisfare alcuni criteri.

Il capitale istituzionale è estremamente limitato in termini di flessibilità. Alcuni requisiti devono essere soddisfatti dalla classe di asset prima che il capitale entri in gioco ed è necessaria anche una conformità alle norme”.

Negli Stati Uniti, la legge richiede ai consulenti di conservare i fondi dei clienti presso un custode qualificato. L’ Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) di recente ha sollevato la questione del fatto che al momento non ci sia una definizione unanime circa la tutela e la tracciatura del possesso degli strumenti finanziari. Ciò rende difficile applicare i requisiti sulla custodia alle criptovalute.

Commentando le norme USA ed UE, May afferma:

“Uno dei requisiti normativi più importanti è rappresentato da soluzioni di custodia sufficienti. L’argomento è stato un punto di discussione chiave da parte della SEC per quanto riguarda le domande di ETF Bitcoin.

È diventato chiaro che i regolatori non intendono scendere a compromessi sugli statuti USA che garantiscono che gli istituti conservino gli asset dei clienti tramite un custode qualificato. L’UE, invece, ha lentamente cominciato a rivedere le direttive che governano i cripto-asset, fra cui i requisiti per la custodia”.

Operatori tradizionali oltre a Fidelity, come Bank of New York Mellon (NYSE:BK), JPMorgan Chase (NYSE:JPM) e Northern Trust (NASDAQ:NTRS), stanno cercando dei modi per entrare nella cripto-arena, afferma Frank Wagner, Amministratore Delegato del gestore di cripto-fondi INVAO. E questo ovviamente promette bene per il futuro della classe di asset.

“Le soluzioni di custodia sono importanti per la crescita del cripto-ecosistema, soprattutto considerata la reputazione delle cripto come investimenti rischiosi”.

Sembra che le criptovalute abbiano il potenziale di essere “domate” man mano che prenderanno piede altri modi di gestire le monete digitali. E questo potrebbe effettivamente portare ad una trasformazione, con le valute digitali che diventeranno una classe di asset diffusa.

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