La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il giorno 11.06.2020
Mentre gli osservatori dei mercati del greggio cercano di identificare le conseguenze della pandemia di coronavirus, bisogna fare attenzione alle informazioni ingannevoli. Sebbene la domanda di greggio sia inevitabilmente salita negli USA man mano che gli stati riaprono le proprie economie, nel complesso è ancora sottotono. Anche se l’OPEC+ ha stretto un accordo per estendere le attuali quote di produzione la scorsa settimana, questo evento deve essere considerato un successo di breve durata.
D’altra parte, anche i catastrofisti che prevedono la fine di industrie o di interi paesi per via del recente calo del prezzo del petrolio greggio dovrebbero essere considerati essere fuori strada.
Grafico settimanale future WTI
Stiamo ancora osservando come reagisce il mercato del greggio nelle ultime fasi del collasso economico scatenato dalla pandemia, ma le prime impressioni non sono sempre corrette. Ecco i fatti:
1. La domanda di greggio USA
La domanda di carburante negli Stati Uniti resta invariata, e questo peserà sui prezzi del greggio con le raffinerie che continuano a pompare più prodotti e ad ingrossare le scorte di benzina, gasolio ed altri carburanti.
Sebbene i dati sui consumi di benzina e gasolio (prodotti raffinati) abbiano iniziato a salire di settimana in settimana, man mano che gli stati fanno ripartire l’economia, ciò non significa che le prospettive generali stiano migliorando. La media su quattro settimane dei consumi di benzina negli Stati Uniti è crollata del 22% dallo stesso periodo dello scorso anno, mentre i consumi di gasolio e carburante per aerei hanno registrato tonfi rispettivamente del 18% e del 64%, secondo l’EIA.
Il calo dei consumi di gasolio dovrebbe essere particolarmente preoccupante. La domanda di gasolio, indicativa dell’attività industriale, è debole dal febbraio 2019. Secondo l’indice D-E-I dell’API (indicatore dell’attività economica sviluppato dall’American Petroleum Institute) la domanda industriale di gasolio è scesa significativamente. Anche se la domanda di gasolio per il trasporto commerciale è aumentata durante le serrate per il coronavirus, i consumi del carburante hanno registrato il calo mensile maggiore mai visto ad aprile.
Oltre alla domanda debole, l’afflusso di greggio dall’Arabia Saudita ha contribuito a creare il forte esubero di prodotti petroliferi. Parecchio greggio saudita è stato scaricato nei porti statunitensi a maggio e ad inizio giugno. Tuttavia, le esportazioni greggio saudite stanno scendendo, di ben 4 milioni di barili al giorno questo mese rispetto ad aprile. Una grande percentuale di greggio saudita è destinato all’Asia, perciò aspettiamoci che le esportazioni del paese negli USA scendano considerevolmente nelle prossime settimane.
2. Esito del vertice OPEC+
I mercati del greggio non stanno vedendo molti benefici nella nuova abitudine dell’OPEC di fissare le politiche di produzione di mese in mese. L’OPEC+ si è riunita sabato ed ha deciso di estendere le attuali quote di produzione per un altro mese, fino a fine luglio. L’accordo non ha sorpreso i mercati, in quanto sia Arabia Saudita che Russia avevano annunciato le proprie intenzioni all’inizio della scorsa settimana.
Dopo la conferenza stampa tenuta dal ministro per l’energia saudita Abdulaziz bin Salman e dal ministro per l’energia russo Alexander Novak lunedì mattina, i prezzi del greggio sono scesi di parecchi dollari. L’Arabia Saudita ha avuto quello che voleva con la decisione dell’OPEC+: un motivo per alzare il prezzo del greggio da vendere all’Asia a luglio di 6,00 dollari al barile.
Perché i prezzi del greggio sono crollati di ben il 3% dopo la conferenza stampa? L’Arabia Saudita ha annunciato che non prorogherà i suoi tagli extra e volontari da un milione di barili al giorno dopo giugno e l’OPEC+ ha programmato un nuovo vertice per luglio per valutare il mercato in ogni caso. In quella occasione potrebbe decidere di aumentare la produzione. E questo lascia intendere al mercato che l’OPEC+ non ha scelto una gestione del mercato a lungo termine ma piuttosto sta prendendo delle decisioni reazionarie basate sul breve termine. Di conseguenza, la volatilità di questo mese probabilmente sarà replicata anche il prossimo.
3. La difficoltà non è un disastro
Un nuovo report dell’Institute for Economics & Peace è finito sotto i riflettori questa settimana in quanto vi si legge che gli effetti economici del coronavirus potrebbero “risultare nel collasso dell’industria del petrolio da scisto USA a meno che i prezzi del greggio non tornino ai livelli precedenti”.
Chi segue da vicino la produzione petrolifera USA può ben capire che questa dichiarazione è una valutazione di rischio senza valore fornita da analisti che non capiscono come funziona l’industria del petrolio negli Stati Uniti. È vero che ci sono molte compagnie petrolifere nella regione dello scisto che stanno avendo una performance debole e potrebbero collassare. Tuttavia, l’industria è composta da un gruppo eterogeneo di compagnie, ciascuna delle quali sta lottando per sopravvivere nell’attuale contesto di prezzi bassi.
Alcune compagnie stanno andando in bancarotta, ma altre stanno invece pensando di riattivare i pozzi che erano stati chiusi. L’industria si sta ridefinendo in questo periodo di difficoltà economica, ma non sta collassando.
I prezzi del greggio bassi causano effettivamente delle tensioni economiche che possono portare a tensioni politiche. Il report menziona l’Iraq, l’Arabia Saudita e l’Iran tra i paesi del Medio Oriente suscettibili ad instabilità politica in conseguenza di prezzi del greggio bassi. Tuttavia, i prezzi del greggio bassi in sé non causano instabilità politica: è come il governo risponde a questo problema che può causarla.