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Una settimana con molta volatilità e rapidi cambi di fronte, che termina positivamente per la grande maggioranza degli indici grazie alla mossa della banca centrale giapponese, che porta i tassi di interesse addirittura in negativo (-0,10%) e ribadisce il presenzialismo delle banche centrali a sostegno dell’economia in rallentamento.
La Fed precedentemente non aveva alzato i tassi (come prevedibile) e la mossa giapponese forzerà verosimilmente la mano all’Europa, sempre più attesa ad un rafforzamento del QE. Insomma mentre i dati macro continuano a non essere brillantissimi (soprattutto per Europa, Giappone e Cina), si tenta di fare svalutazioni competitive con tutti i mezzi.
Dal punto di vista operativo non cambia molto. I minimi della scorsa settimana si allontanano un poco (con l’eccezione di Italia e Cina), aumentando la probabilità che il rimbalzo possa proseguire. A prima vista, sembra che i paesi emergenti abbiano più benzina dopo i precedenti, fortissimi cali.
Usa: il Pil del 4° trimestre sale dell0 +0,7% poco sotto le attese. Sopra le attese le trimestrali di alcune aziende della “old economy” (3M, J&J, P&G), mentre perde spinta Apple che rallenta la corsa del Nasdaq 100, relativamente più debole questa settimana rispetto ad S&P 500. Situazione grafica immutata, con area 1800 che ha tenuto bene e chiusura ben sopra 1900 punti. In caso di proseguimento del rialzo, area 2000 la prima resistenza rilevante.
Europa: In linea con le attese l’ultima lettura del Pil trimestrale 2015 di UK (+0,5%), Francia (+0,2%) e Spagna (+0,8%). Anche in linea con le attese l’inflazione Europa, +0,4% nel mese di gennaio. Sotto le attese invece gli indici di fiducia delle aziende di Italia e Germania, naturalmente inficiati dal debole contesto.
Dax chiude una settimana nervosa poco sopra la precedente chiusura settimanale (+0,3%), con scenario immutato.
Europa in generale appesantita dal settore bancario, che non è affatto solo un problema italiano e delle sue sofferenze, come dimostra il grafico dell’ETF che replica il comparto a totale Europa (-15% nel mese). Il peso dell’Italia su questo indice è meno del 10%, non certo così influente. Deutsche Bank AG (MI:DBK), Barclays (L:BARC) o BNP Paribas SA (MI:BNPP) hanno più o meno lo stesso andamento.
Italia: se le banche sono deboli, L’Italia è la prima a soffrirne, mostrandosi tra gli indici più vulnerabili in settimana. In questo contesto suonerà strano, ma l’indice di fiducia dei consumatori italiani ha raggiunto il massimo degli ultimi 21 anni. Una divergenza con i dati reali per ora difficile da spiegare, c’è solo da augurarsi che sia anticipatore di un più deciso miglioramento dei fattori che contano. Non cambia l’impostazione grafica decisamente ribassista, e siamo sempre in una zona di probabile rimbalzo. Un indice che sembra per ora essere uscito dalla cerchia dei “favoriti”, come è stato fino a qualche mese fa.
Asia: la aggressiva mossa giapponese svaluta lo Yen e ridà fiato alle borse asiatiche, con l’eccezione della Cina (-6,1% questa settimana, nuova svalutazione in vista?). Il 2015 si è chiuso per il Giappone con un crollo delle esportazioni (-8%) e delle importazioni (-18%), e si chiuderà verosimilmente con un PIL poco sopra lo zero. Insomma i dubbi sulle politiche monetarie espansive rimangono, e al di là del mercato azionario forse l’Europa dovrebbe trarne qualche insegnamento, come ultima arrivata al tavolo del QE globale. L’indice Nikkei reagisce bene come da prassi, confermando i propositi di rimbalzo. 18.800 prima resistenza di rilievo in caso di proseguimento e stop sotto 16.500
Latin America: secco rimbalzo dell’indice brasiliano, tra i migliori della settimana (+6,2%). Aiuta il rimbalzo del Petrolio Greggio ed una certa stabilizzazione sul fronte valutario, che vale per molti emergenti. Sulla tenuta dei supporti, c’è spazio per un robusto rimbalzo, con primo livello da monitorare a quota 42.500, e poi eventualmente 44.800.
Metalli: fornisce un primo segnale positivo sui grafici settimanali l’Oro, che supera in chiusura la media mobile veloce (linea rossa). Guida probabilmente l’aspettativa che l’inflazione possa aumentare nel medio periodo più velocemente della normalizzazione dei tassi di interesse, fattore che facilita l’acquisto di Oro a protezione. Il vicino 1140 già un primo importante livello di verifica in caso di immediato proseguimento. Un asset che monitoriamo giornalmente con il Portafoglio Heikin Ashi
Agricoli: nulla da segnalare sui grains (Soia, Mais e Frumento), sempre poco mossi nelle ultime settimane. Brutta settimana per i coloniali, in particolare per lo Zucchero che mette a repentaglio il suo trend rialzista. Prezzi su potenziali supporti, con circa il 50% di ritracciamento della precedente gamba rialzista. Ma MACD in incrocio ribassista per il momento non promette bene.
Forse più interessante in prospettiva il deciso ritracciamento del Cacao, che sta avvicinando un importante livello di supporto di medio periodo (area 2,60). Qui il trend è ancora formalmente crescente (sebbene fortemente deteriorato), e sulla tenuta di quel livello possibile una fase di recupero sfruttabile per trading
Petrolio: prosegue il rimbalzo del Petrolio, alimentato dalle affermazioni di fonte sovietica che assieme all’OPEC si possa discutere di un taglio della produzione. Per ora nulla di certo, ma gli acquisti sono continuati. Il rimbalzo si è fermato sul primo livello di resistenza, quella principale è in area 38,8, dove passa la trendline ribassista dell’ultimo anno.
EUR/GBP: con euro sostanzialmente fermo contro dollaro, uno sguardo al cambio con la sterlina. Con il superamento di 0,75 si è interrotto il trend ribassista con un deciso recupero dell’Euro, ed i prezzi si sono per il momento fermati sulla prima area di resistenza, 0,775. Data l’ampiezza della precedente lunga stabilizzazione, possibile una estensione rialzista fino a 0,7930/50, a condizione che tenga il supporto di 0,75 in chiusura settimanale.
Riccardo Zarfati
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