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Panoramica sui mercati - settimana del 15 febbraio

Pubblicato 14.02.2016, 11:21
Aggiornato 09.07.2023, 12:32


Un'altra settimana di forte debolezza, soprattutto per Europa ed Asia. I mercati prezzano il default di qualche grossa banca europea (Deutsche bank presa particolarmente di mira), il petrolio arriva a 26$ e la Yellen non dice chiaramente che non aumenterà i tassi nell’anno in corso.

Nuovi minimi di periodo per molti indici e corsa sfrenata all’acquisto di oro, bund e yen, tradizionali beni rifugio. Sul finale di settimana dati macro in linea con le attese (PIL Europa, occupazione USA), la reazione di Deutsche bank (che annuncia il riacquisto di bond) e le voci di possibili accordi sull’output petrolifero allentano un po’ la pressione sui prezzi, che rimane tuttavia alta.

Per molti indici siamo in zona di un primo target ribassista raggiunto, ed aumentano le probabilità che qualche rimbalzo ci possa essere da questi livelli. Se così sarà, non sarà comunque un rimbalzo facile da gestire. Con un trend del genere, i venditori non lasceranno la mano troppo in fretta.

USA: la FED afferma che il rialzo dei tassi sarà graduale e che a marzo si rivaluterà la situazione, ma non ci crede ormai più nessuno. Il mercato prezza al 2% la probabilità di un rialzo tassi a marzo. Tutto sommato una situazione che fa anche comodo ai titoli Usa, grazie al dollaro che si indebolisce. Indici che chiudono negativi ma vicini alla parità.
S&P 500 per ora tiene la fascia di supporti di area 1800, ed area 1950 la prima resistenza rilevante (poi 2000). Finora la perdita massima dell’indice dal suo picco storico è stata di circa il 15% ed il quadro rimane estremamente dubbio. La candela settimanale fa pensare ad un tentativo di rimbalzo, ma con RSI che non ha mai raggiunto i livelli estremi tipici del “fine corsa” (cioè sotto i 30 punti). Scenario più probabile altre 3-4 settimane di stabilizzazione tra supporti e resistenze, come abbiamo visto a settembre-ottobre


Europa: il PIL dell’area Euro per il 2015 è salito del 1,5%, con l’ultimo trimestre in linea con le attese (+0,3%). Ma che ci sia un rallentamento è evidente, come risulta dal dato mensile della produzione industriale (dicembre a -1%, rispetto a +0,3% delle attese). Non ancora recessione (vedi 2008/2009), ma certo non si va nella giusta direzione.

Banche ancora sotto attacco, nonostante il forte recupero di venerdì. Deutsche Bank ha raggiunto nuovi minimi a più di 30 anni, e prezzo dei CDS (una sorta di assicurazioni contro il default), triplicati in poche settimane. L’ETF Eurostoxx banche perde ancora terreno, con una reazione dai minimi ancora insufficiente per dire che il peggio sia alle spalle.


Tornando agli indici, Dax che si appoggia ad una prima trendline rialzista di lungo periodo, senza per il momento romperla al ribasso. Sotto il grafico allargato agli ultimi 20 anni, che offre una prospettiva molto interessante. Siamo su livelli che giustificano una qualche reazione. Sulla violazione del livello, supporto principale in area 8300, al rialzo prima resistenza significativa a 10.000/10200


Italia: delude il PIL italiano, che chiude il 2015 con +0,6%, sotto le attese e le stime del governo (0,9%). Ultimo trimestre in crescita ma ancora in rallentamento con +0,1%, contro stime del +0,3%. Anche la produzione industriale in discesa a dicembre, -0,7%. I prezzi hanno fatto una estensione fino a 15.700 punti, per poi recuperare fino a 16.500. Non pienamente raggiunto il target ribassista (area 15.000). 17500 ora già una prima resistenza rilevante in caso di rimbalzo. Estrema la volatilità intraday vista in settimana.

Asia: con Shangai chiuso per festività, ci pensa il Nikkei a fare il lavoro doppio, perdendo ben l’11%. Una settimana così non si vedeva dal 2008. Anche in questo caso prezzi vicini ad un potenziale primo target ribassista dopo la rottura di ogni trendline dinamica. Area 16.500 era supporto la scorsa settimana, ora resistenza.


Affonda anche l’India (-6,6%), che raggiunge i 23.000 punti (target tecnico del testa e spalle ribassista più volte segnalato), ma senza traccia di reazione. Plausibile (rimbalzi a parte) il raggiungimento anche di area 21.000, supporto statico di lungo periodo. Anche qui PIL Q4 annualizzato a +7,3%, in linea con le attese. E salgono ad 11 i trimestri consecutivi di crescita del PIL. Qui non si può parlare neanche di rallentamento, e rimane tra gli emergenti più interessanti


Latin America: cedono anche gli indici sudamericani, ma con una tenuta relativamente migliore. Bovespa che difende i recenti minimi di 37.500, senza decisi ulteriori affondi. In caso di ulteriori recuperi, già 42,500 un prima resistenza, poi eventualmente area 45.000. Solo sopra questa soglia un promettente segnale di riequilibrio.

Metalli: la corsa all’Oro genera un interessante segnale di inversione di medio periodo. Interrotta la serie di massimi decrescenti e rotto al rialzo il canale ribassista che ingabbiava i prezzi. Finché rimane sopra 1200/1180, possibilità di raggiungere 1300, successiva area di verifica di questo flash rialzista.

Petrolio: altra settimana di ribassi, con prezzi che toccano quota 26usd. Poi venerdì una rabbiosa reazione, con un incremento di oltre il 10% in un solo giorno. Il ministro del petrolio degli Emirati si è detto disponibile ad un accordo sulla produzione, a patto che tutti la riducano (Opec e non Opec). Nulla di nuovo e di concreto, ma sono scattate le ricoperture. La candela settimanale è interessante, ma attenzione che a questi prezzi i livelli dove mettere lo stop sono già distanti il 12/15%: volendo provare, tarare la dimensione della posizione su questo livello di rischio. Prima resistenza che rimane a 34,50usd. Un asset che monitoriamo giornalmente con l’ETC ECRD, che replica piuttosto bene il sottostante.


Dollar Index: generale indebolimento del dollaro contro le principali valute. Sotto il grafico del Dollar Index, cioè dollaro contro un paniere ponderato di 7 valute di paesi “sviluppati” (EUR, YEN, GBP, CAD SEK, CHF). Per ora solo un ritracciamento, in una tendenza che rimane fortemente rialzista. Dopo aver toccato 100 ora indice a 95 e supporti principali prima a 92 e poi in area 88,50. Insomma, forse c’è un po’ di tempo prima di tornare a valutare l’acquisto di dollari Usa. Uno scenario di ulteriore indebolimento del dollaro è favorevole ad USA ed emergenti (che hanno debiti in valuta) ma non per l’Europa, come abbiamo già sperimentato.

Riccardo Zarfati
onehourtrading

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