Martedì il rally impressionante degli indici azionari USA ha fatto una pausa; i titoli energetici hanno accusato le perdite maggiori sulle voci della bancarotta programmata di Chesapeake Energy e sull’idea che anche altre compagnie del gas e dell’energia potrebbero seguire la stessa strada per effetto degli elevatissimi livelli di debito in seguito alla storica flessione dei prezzi del petrolio degli ultimi mesi. Il capitale è stato convogliato verso le azioni FAANG e i titoli tecnologici. Il Dow ha ceduto l’1,09%, l’S&P500 è arretrato dello 0,78%, mentre il Nasdaq ha guadagnato lo 0,29%.
I titoli del Tesoro USA sono saliti e il rendimento dei decennali è sceso allo 0,82% in vista della decisione della Federal Reserve (Fed), invece il dollaro USA ha ampliato le perdite, proseguendo la più lunga serie negativa dal 2006.
L’oro ha ampliato i guadagni fino a $1718 all’oncia, l’USD/JPY è sceso sotto quota 108 e l’USD/CHF è scivolato sotto 0,95 sulla scia del rapido movimento verso i beni rifugio, perché si teme che una correzione ribassista più marcata delle borse USA possa essere dietro l’angolo, anche se non sono state ancora giocate tutte le carte. Ora l’attenzione è puntata tutta sulla decisione del FOMC.
Alla riunione di questo mese, la Fed dovrebbe mantenere il tasso d’interesse e gli acquisti di asset invariati. Per gli investitori sarà importante capire se vi saranno modifiche nella posizione della Fed dopo il balzo emerso dall’ultimo rapporto sul lavoro.
A nostro avviso, un dato da solo è troppo poco per giungere a conclusioni sulla forza della ripresa post-Covid, soprattutto considerando che le cifre continuano a essere molto volatili e imprevedibili. Ci aspettiamo che la Fed mantenga il sangue freddo dopo l’ultimo dato sul lavoro e una strategia favorevole alla ripresa per rinsaldare il recente rialzo dei mercati azionari, soprattutto perché i prossimi indicatori economici potrebbero svelare numeri scioccanti, fra cui un crollo superiore al 30% del PIL nel secondo trimestre. E la Fed ha un margine di manovra che le permette di farlo, dal momento che l’inflazione di fondo di maggio è prevista in calo all’1,3% su base annua e quella primaria dovrebbe attestarsi intorno allo zero per effetto della grave crisi innescata dal coronavirus.
Un’impostazione politica di supporto dalla Fed potrebbe quindi dare nuovi stimoli al rally delle borse, quasi del tutto autoalimentato, e spingere il dollaro USA a livelli più deboli. Tuttavia, se la Fed adottasse toni più ortodossi, eventualità di cui dubitiamo, il rally delle borse ne uscirebbe danneggiato.
Le borse in Asia hanno avuto un andamento contrastato. L’interesse per le azioni giapponesi (-0,07%) è rimasto scarso sulla scia dello yen più forte e il Composite di Shanghai è calato dello 0,50%, anche se la flessione dei prezzi al consumo e alla produzione in Cina ha fornito buone ragioni per un incremento dello stimolo monetario. L’Hang Seng (+0,10%) e l’ASX 200 (+0,42%) hanno registrato timidi rialzi.
Gli indici europei si preparano ad aprire da piatti a positivi dopo la seduta negativa di martedì. Il DAX ha ceduto l’1,55%, mentre titoli bancari ed energetici hanno fatto calare il FTSE del 2,11%.
La domanda di greggio WTI ha tenuto bene nonostante l’aumento inaspettato, pari a 8,42 milioni di barili, delle scorte USA, come emerso dall’ultimo rapporto API riferito alla scorsa settimana. I dati dell’EIA, più ufficiali, saranno diffusi oggi e sicuramente deluderanno le attese, che stimano un calo pari a 1,8 milioni di barili. Ma, visto che la notizia è già uscita, l’impatto sui prezzi del petrolio dovrebbe essere marginale. D’altro canto, gli indicatori tecnici segnalano che il recente rally del petrolio è troppo tirato e che, su questi livelli, una pausa o una piccola correzione al ribasso, farebbe bene. Si osserva un supporto vicino alla media mobile a 100 giorni ($35 al barile).
Sul forex, la debolezza dell’USD continua a sostenere il rialzo delle altre valute.
L’EUR/USD è rimbalzato di un centesimo dopo essere sceso a 1,1240 martedì. Poiché il principale catalizzatore del movimento positivo è stato il calo dell’USD, un ulteriore rialzo dell’EUR/USD dipenderà dalla propensione, o avversione, per il dollaro. Il prossimo obiettivo positivo per i tori dell’euro è 1,15, ma le condizioni d’ipercomprato sul mercato segnalano che un ulteriore progresso dell’EUR/USD potrebbe portare più avanti a una correzione al ribasso più brusca.
Il cable si sta muovendo oltre la sua media mobile a 200 giorni (1,2730), prospettando agli investitori un calo trainato dalla sterlina non appena il dollaro smetterà di scendere. La prospettiva fondamentale per la sterlina rimane ampiamente negativa, perché le crescenti probabilità di una Brexit senza accordo non si riflettono ancora adeguatamente nell’attuale valutazione della sterlina.