Ricevi uno sconto del 40%
💎 WSM è in rialzo del +52,1% da quando la nostra AI l'ha scelta a dicembre! Scopri la nostra selezione di titoli premiumSblocca adesso

Perchè il P/BV delle banche Italiane è più basso di quelle Europee?

Pubblicato 12.09.2022, 09:08
Aggiornato 09.07.2023, 12:32
Perché il P/BV delle banche Italiane è più baso di quello medio Europeo?
Le attese per una crescita del PIL sostenibile e con tassi di interesse neutrali sono per il momento tramontate sotto i colpi di una inflazione difficile da contenere e che potrebbe durare molto più a lungo di quello che le stime attuali delle banche centrali indicano.
In questo scenario come è messo il sistema bancario in Europa e perché le banche Italiane trattano a sconto maggiore sul rapporto P/BV rispetto alla media delle banche europee? Le ragioni sono diverse. Abbiamo cercato di individuarne alcune. La prima e più ovvia: previsione di perdite nette che riducano il patrimonio netto. Se le banche realizzano utili netti, dop aver svalutato NPL, UTP etc, ha senso economico e finanziario che la capitalizzazione di borsa sia inferiore al patrimonio netto? La risposta è si, ma solo nell’ipotesi che la redditività media (misurata dal ROE) sia stabilmente inferiore a quella del settore. Lo stesso confronto si può fare tra i diversi paesi europei. In particolare, se la media del rapporto P/BV delle principali banche italiane sul 2022 è 0,5x (La media delle banche europee è 0,81x), sembrerebbe che il mercato si attenda perdite che vadano a ridurre il patrimonio grosso modo della metà, ovvero del 50%. A quel punto la capitalizzazione sarebbe vicina al patrimonio netto a parità di tutte le altre condizioni (il ROE infatti è sostanzialmente simile).
 
La contrazione prevista degli utili nel 2022 non giustifica lo spread
Le stime degli analisti sulle prime 5 banche italiane indicano al momento una contrazione media degli utili del 18% nel 2022 rispetto al 2021. Siamo a settembre e la visibilità delle stime dovrebbe essere discreta pur nella situazione attuale. Il minor utile o le perdite nette di bilancio potrebbero arrivare dalle rettifiche su crediti (NPL e UTP) che riducano l’utile netto, oppure dall’applicazione del principio contabile IFRS 9 (che riguarda le rettifiche sui crediti) e delle raccomandazioni dell’EBA.
 
I crediti deteriorati sono sotto controllo
Se tuttavia andiamo a vedere gli NPL lordi a giugno 2022, questi ammontavano a circa 120 miliardi di euro (erano 350 nel 2015) cui si aggiungono circa 300 miliardi in bonis stadio 2 (come richiesto dal IFRS 9). Questi sono i crediti le cui esposizioni hanno manifestato un aumento significativo del rischio di credito dal momento della rilevazione iniziale, ma che non hanno evidenze oggettive di riduzione del valore. Quindi non è assolutamente detto che si trasformino in deteriorato) mentre quelli netti ammontano a circa 50 miliardi (186 miliardi nel 2015). Considerato che secondo i dati dalla Banca d’Italia il patrimonio netto (i mezzi propri) dell’intero sistema bancario Italiano ammontavano a giugno 2022 a 380 mld di euro, significa prevedere perdite per l’intero sistema per 120/140 miliardi di euro (ammontare enorme e non ipotizzabile). Decisamente maggiore degli NPL e UTP netti, posto che questi vengano interamente tutti svalutati in un esercizio, Ma non è così. Dall’altra parte, le banche Europee non sono sicuramente messe meglio in termini di NPL/UTP e rettifiche su crediti (cambiando poi tipologia di rischio, va detto inoltre che alcune banche hanno anche in pancia un ammontare di derivati pari un multiplo significativo del PIL del proprio paese. E pur sempre di rischio si tratta, soprattutto nel momento in cui la BCE sta aumentando i tassi).
 
I tradizionali sistemi di valutazione sono ora poco significativi
Sembra inoltre che siano saltati i tradizionali sistemi di valutazione delle banche. Una delle metodologie di calcolo del valore di una banca è il DDM, Dividend Discount Model, ovvero lo sconto del flusso dei dividendi. Siccome il Covid ha portato ad uno stop dei dividendi e la attesa recessione potrebbe portare ad altri stop, è chiaro che il modello valutativo basato su un flusso costante dei dividendi diventa non significativo. Proprio perché il dividendo non è costante. Eppure le stime di rendimento legate al dividendo delle principali 5 banche analizzate indicano un rendimento medio del 7,4% e 8,1% per il 2022 e 2023 rispettivamente. Quindi il mercato non si aspetta uno stop ai flussi di dividendo, al contrario, si aspetta una loro crescita. La discriminante potrebbe quindi essere nel rischio di percepire o meno il dividendo stesso. In altre parole, il rendimento potrebbe essere elevato proprio perché è elevato il rischio. E questo avvalorerebbe il fatto che il DDM non offre al momento un valore attendibile. La redditività misurata dal ROE nel 2021 sempre delle prime 5 banche è pari al 9%. La flessione del ROE all’8% nel 2022, non sembra tuttavia essere tale da giustificare un rapporto tra capitalizzazione e patrimonio pari a 0,5x, soprattutto perché nel resto dell’Europa la situazione è molto simile.
   
La disintermediazione dell’attivo libera risorse importanti
Una forte disintermediazione dell’attivo, unita ad uno spread fra tassi attivi e passivi che comprima il margine di interesse. A questo proposito occorre rilevare che la disintermediazione dell’attivo è sicuramente un tema (PSD 2 e Fintech mordono sempre di più), ma a fronte di questa, l’aumento dei tassi di interesse tende ad aumentare lo spread fra tassi attivi e passivi beneficiando il margine di interesse. Inoltre le banche più avvedute stanno aumentando i ricavi da servizi che, uniti al crescente margine di in interesse, consente una positiva performance del margine di contribuzione. La lenta e costante disintermediazione libera significative risorse, visto che la tendenziale flessione dei crediti alla clientela riduce il rischio e quindi gli accantonamenti ai fini del patrimonio netto ai fini di vigilanza e riduce al tempo stesso il rischio di un aumento di NPL e UTP. Quanto ai tassi, non so come questi saranno fra tre anni, ma è probabile che saranno strutturalmente più alti di quelli attuali, favorendo un allargamento dello spread fra tassi attivi e passivi e per questa via un ulteriore aumento del margine di interesse.
 
Il cost/income ratio medio italiano è sostanzialmente in linea alla media europea
Quanto al cost income ratio, l’altro elemento da tenere sotto controllo, questo dipende unicamente da quanto la singola banca vuole investire in innovazione di processo e di prodotto. Esattamente al pari di tutte le imprese, solo gli investimenti sono in grado di consentire una crescita della redditività.
 
I rischi ci sono, ma la sottovalutazione reddituale appare evidente
Pur rilevando dei rischi, con una guerra alle porte dell’Europa e una recessione che si fa sempre più concreta come non vederli, ci sembra tuttavia che il mercato stia sovrastimando il rischio complessivo del sistema bancario in questo momento. E’ possibile quindi stimare nel medio periodo un graduale ritorno ad un rapporto tra capitalizzazione e mezzi propri almeno pari a quello medio delle principale banche Europee. Che significherebbe ipotizzare una recupero di prezzo, a parità di tutte le altre condizioni, importante.

Ultimi commenti

condivido l'assunto, ma il recupero vero si vedrà nel lungo termine a mio avviso. Per adesso, prudenza!
Buongiorno, in parte è vero (anche se il TPI dovrebbe mitigare una buona parte del rischio). Il punto è anche che non si è ancora attuata la terza direttiva BRRD che prevede la garanzia unica Europea sui depositi in conto corrente (per volere di tedeschi e olandesi). Questo avrebbe spezzato il malsano connubio tra la capitalizzazione delle banche e il loro attivo (appunto i BTP). Intanto stiamo a vedere. Grazie.
articolo molto interessate. A mio modo di vedere, non si è affrontato uno dei motivi che nel tempo ha determinato una sopravvalutazione del rischio per le banche italiane rispetto alle banche europee: il rischio paese. Le banche italiane sono infarcite di titoli del debito pubblico italiano, a mio avviso il riallineamento che si sta vedendo in questi giorni è dovuto anche alle politiche messe in campo dalla BCE e della UE per andare a minimizzare proprio il rischio paese italia, con il programma di contenimento dello spread. Queste politiche forse più che il tasso di intermediazione dovrebbe riallineare la valutazione delle banche italiane a quelle europee. Personalmente io ho sovrappesato il settore bancario italiano, forse più per necessità che convinzione, visto che sono tutte posizioni che ne vengono da lontano.
Installa le nostre app
Avviso esplicito sui rischi: Il trading degli strumenti finanziari e/o di criptovalute comporta alti rischi, compreso quello di perdere in parte, o totalmente, l’importo dell’investimento, e potrebbe non essere adatto a tutti gli investitori. I prezzi delle criptovalute sono estremamente volatili e potrebbero essere influenzati da fattori esterni come eventi finanziari, normativi o politici. Il trading con margine aumenta i rischi finanziari.
Prima di decidere di fare trading con strumenti finanziari o criptovalute, è bene essere informati su rischi e costi associati al trading sui mercati finanziari, considerare attentamente i propri obiettivi di investimento, il livello di esperienza e la propensione al rischio e chiedere consigli agli esperti se necessario.
Fusion Media vi ricorda che i dati contenuti su questo sito web non sono necessariamente in tempo reale né accurati. I dati e i prezzi presenti sul sito web non sono necessariamente forniti da un mercato o da una piazza, ma possono essere forniti dai market maker; di conseguenza, i prezzi potrebbero non essere accurati ed essere differenti rispetto al prezzo reale su un dato mercato, il che significa che i prezzi sono indicativi e non adatti a scopi di trading. Fusion Media e qualunque fornitore dei dati contenuti su questo sito web non si assumono la responsabilità di eventuali perdite o danni dovuti al vostro trading né al fare affidamento sulle informazioni contenute all’interno del sito.
È vietato usare, conservare, riprodurre, mostrare, modificare, trasmettere o distribuire i dati contenuti su questo sito web senza l’esplicito consenso scritto emesso da Fusion Media e/o dal fornitore di dati. I diritti di proprietà intellettuale sono riservati da parte dei fornitori e/o dalle piazze che forniscono i dati contenuti su questo sito web.
Fusion Media può ricevere compensi da pubblicitari che compaiono sul sito web, in base alla vostra interazione con gli annunci pubblicitari o con i pubblicitari stessi.
La versione inglese di questa convenzione è da considerarsi quella ufficiale e preponderante nel caso di eventuali discrepanze rispetto a quella redatta in italiano.
© 2007-2024 - Fusion Media Limited. tutti i Diritti Riservati.