Altra settimana di bassa volatilità per il prezzo del petrolio che, nonostante tutto, non decolla rimanendo nel proprio canale.
Questa settimana ha tenuto banco la notizia più che positiva relativa alle scorte settimanali, le quali sono aumentate molto meno del previsto, ma neanche questo fattore positivo ha fatto decollare i prezzi.
In merito alle scorte di Petrolio Greggio bisogna considerare un aspetto importante, molti paesi produttori prima di avviare il taglio alla produzione concordato (iniziato a dicembre 2016), nei mesi precedenti hanno aumentato le estrazioni proprio per sopperire alla futura frenata, questo ha certamente portato all'inizio del 2017 ad un aumento delle scorte che però sembra si stia già esaurendo.
Inoltre, Reuters nei giorni scorsi ha rilasciato una indiscrezione secondo la quale i paesi OPEC potrebbero estendere l'accordo ed applicare ulteriori tagli se, entro l'estate, le scorte non saranno diminuite abbastanza.
Anche i paesi non facenti parte dell'OPEC sembra stiano mantenendo fede agli impegni presi e sembra stiano diminuendo la propria produzione, in particolare la Russia.
Un grosso dubbio francamente rimane in merito alle reali intenzioni di Trump, il quale, come sappiamo, nel suo programma ha puntato molto sull'indipendenza energetica degli Stati Uniti, ma questo tema verrà meglio approfondito in una prossima analisi.
Ad ogni modo un atteggiamento non collaborativo da parte degli Stati Uniti potrebbe far venir meno ogni buon proposito da parte dell'OPEC e degli altri paesi e forse è proprio questo aspetto che sta frenando il mercato.
Da sottolineare anche il continuo aumento di open interest sul future che potrebbe essere dovuto alle operazioni di hedging di produttori da una parte e dalle operazioni speculative dei grossi fondi dall’altra, entrambi sembrano puntare su un rialzo dei prezzi con prossima rottura del canale, comunque un dato importante è che l’esposizione rialzista degli hedge funds in questo momento è davvero imponente.
In realtà il prezzo attuale, comunque al di sopra dei 50 dollari, accontenta i produttori leader di mercato e meglio capitalizzati che hanno un prezzo di break even intorno ai 40 dollari al barile, ma accontenta anche i più piccoli i quali, pur soffrendo, riescono a sopravvivere almeno fin quando il prezzo non dovesse scendere sotto i 40 dollari.
Analisi macro a parte, resta il fatto che, vista l'estrema volatilità dello strumento, il trading range non potrà durare all'infinito e a quel punto il movimento potrebbe essere importante.