I crescenti disaccordi tra i membri dell’OPEC+ hanno fatto sì che il petrolio non si muovesse a favore del rischio più ampio visto sui mercati finanziari mentre le tensioni tariffarie si attenuano.
Energia – Disaccordi nell’OPEC+
Mentre il movimento di aumento del rischio ha sollevato ieri la maggior parte degli asset di rischio, il petrolio è rimasto indietro a causa dei disaccordi dell’OPEC+. Il Brent dell’ICE ha registrato un calo di quasi il 2% nel corso della giornata, tra i timori di un aumento aggressivo dell’offerta da parte dell’OPEC+. Questo dopo che il Kazakistan ha dichiarato di non essere in grado di ridurre la produzione di petrolio e di voler dare priorità agli interessi nazionali rispetto agli obblighi dell’OPEC+. Il Kazakistan ha pompato ben oltre il suo obiettivo di produzione a seguito di un progetto di espansione del giacimento di Tengiz.
Questo ha portato a riferire che altri membri dell’OPEC+ stanno spingendo per un aumento aggressivo dell’offerta a giugno. All’inizio del mese, l’OPEC+ ha sorpreso il mercato aumentando l’offerta di 411.000 barili al giorno a maggio, più dei 138.000 barili al giorno previsti. Questo aumento superiore al previsto arriva mentre le stime sulla domanda vengono tagliate a causa delle continue tensioni commerciali. Ulteriori disaccordi tra i membri dell’OPEC+ rappresentano un chiaro rischio di ribasso, in quanto potrebbero portare a una guerra dei prezzi.
Tuttavia, come abbiamo sottolineato all’inizio della settimana, il prompt timspread ICE Brent rimane ben supportato. È scambiato con una backwardation vicina a 1 dollaro al barile, il che suggerisce che il mercato a pronti è ristretto.
I dati dell’Energy Information Administration hanno mostrato ieri un modesto aumento delle scorte di greggio, con un incremento di 244.000 barili nell’ultima settimana. Questo dato è in netto contrasto con il calo di 4,75 milioni di barili riportato dall’American Petroleum Institute il giorno precedente. Le variazioni delle scorte di prodotti raffinati sono state più costruttive: le scorte di benzina e di distillati sono diminuite rispettivamente di 4,48 milioni di barili e di 2,35 milioni di barili.
Il movimento è stato guidato da una domanda implicita più forte, in quanto la domanda di benzina è aumentata di 952.000 barili al giorno rispetto alla settimana precedente. Le scorte di benzina sono scese per otto settimane consecutive, raggiungendo il livello più basso da dicembre. Il crack RBOB è salito grazie a questa notizia.
Metalli - Modalità risk-on
Il rame e gli altri metalli industriali hanno continuato a salire ieri tra le speranze di un’attenuazione delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina. Questo dopo che il presidente Trump ha ventilato tagli “sostanziali” alle tariffe. Inoltre, l’affermazione di Trump di non avere intenzione di licenziare il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha contribuito al tono di rischio dei mercati finanziari più ampi.
Secondo i dati della borsa, gli speculatori hanno aumentato la loro posizione netta lunga in rame di 33.352 contratti, portandola a 98.765 contratti. La posizione netta lunga è stata la più rialzista mai registrata, a partire da gennaio 2018. Per quanto riguarda l’offerta di rame, la miniera di rame-zinco di Antamina in Perù è stata chiusa per motivi di sicurezza in seguito a un incidente.
Per quanto riguarda i metalli preziosi, l’oro è sceso dai massimi storici sopra i 3.500 dollari l’oncia raggiunti all’inizio della settimana a causa della posizione più morbida di Trump nei confronti della Cina e della Fed. I prezzi sono comunque saliti di oltre il 25% quest’anno, sostenuti dalla volatilità del mercato e dalle politiche statunitensi in continua evoluzione. Il rally è stato sostenuto anche dall’aumento dei flussi negli ETF sull’oro e dagli acquisti delle banche centrali.
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