La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il 10.05.2017
Quando i future del petrolio sono crollati del 5% scorso giovedì, gli analisti hanno velocemente accusato l’OPEC di non essere riuscita, tramite tagli degli ultimi quattro mesi, a risolvere il problema dell’eccesso di scorte. Ma i veri motivi sono i seguenti:
1. Come conseguenza dell’accordo sui tagli alla produzione dei paesi OPEC e non-OPEC, istituti di credito ed hedge funds avevano previsto un calo delle scorte globali di petrolio più veloce di quello effettivamente registrato. La disillusione è stata forte, viste le loro previsioni errate e questo ha causato un crollo dei prezzi del petrolio.
2. I produttori di petrolio di scisto non hanno reagito immediatamente all’inizio dei tagli alla produzione dei paesi OPEC e non-OPEC. Tuttavia, negli ultimi due mesi, un numero maggiore di pozzi trivellati ma non completati (DUCs) è stato completato e messo in produzione nelle aree di maggiore produzione di petrolio di scisto. L’impennata della produzione alla quale stiamo assistendo mette ulteriormente pressione sul mercato del petrolio. Il settore della produzione di petrolio di scisto ha una possibilità maggiore di aumentare la produzione rispetto al settore convenzionale, ma presto si troverà a fare i conti con l’aumento dei costi dei servizi e di produzione.
3. La richiesta di benzina negli USA non è aumentata a livelli usuali per questo periodo dell’anno. Secondo l’EIA il consumo di benzina è minore di 250.000 barili al giorno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. D’altra parte, dopo il calo dei prezzi del greggio della scorsa settimana, anche i prezzi della benzina sono scesi. Con l’avvicinarsi della stagione estiva, negli USA la domanda dovrebbe aumentare sensibilmente. Se questo non accadrà, il prezzo del petrolio continuerà a scendere.
4. L’agitazione degli speculatori ha portato un volume di scambi altissimo giovedì, con 520 milioni di barili di greggio scambiati. Sono stati scambiati oltre 7.000 contratti al minuto in un momento della giornata in cui solitamente ne viene scambiato qualche centinaio. L’aumento improvviso dei volumi è stato amplificato dagli speculatori e questo ha incrementato ulteriormente l’entità di questo calo improvviso.
E adesso? Tutti gli occhi sono puntati sui produttori OPEC e sui loro amici produttori non-OPEC che discuteranno dell’eventuale prolungamento dei tagli alla produzione per il resto dell’anno. Infatti, l’Arabia Saudita parla già di estendere l’accordo oltre il 2017. Dopo il crollo improvviso della scorsa settimana, i prezzi non hanno ancora visto un rimbalzo. Al contrario, continuano a scendere.
Le notizie giunte alla fine di aprile dai mercati azionari secondo cui tutti i “big” del petrolio - tra cui ExxonMobil (NYSE:XOM) (NYSE:XOM) e Chevron (NYSE:CVX) - avrebbero superato le previsioni degli utili trimestrali danno delle indicazioni di un falso successo. Exxon ha segnato una ripresa dopo la ristrutturazione degli asset nel trimestre precedente e Chevron è stata spinta dalla vendita di asset meno produttivi.
I fattori chiave da seguire sono la domanda di benzina negli USA, la domanda di elettricità nel Golfo Persico, i costi di produzione del petrolio deciso, le produzioni off-shore nel Golfo del Messico e in Brasile, e soprattutto, i problemi politici in Venezuela. Questi fattori, più del vertice OPEC di questo mese, potrebbero avere l’impatto maggiore sui prezzi del petrolio nei prossimi sei mesi.