L’intervento di Jerome Powell ha preso Wall Street alla sprovvista, non tanto per la novità dei contenuti – ormai ripetuti da mesi – quanto per l’assenza di qualunque cenno a un imminente taglio dei tassi. L’economia americana, ha avvertito il governatore, si sta allontanando dagli obiettivi di piena occupazione e stabilità dei prezzi che costituiscono il mandato della Fed. Quelle parole, tuttavia, hanno il sapore di un monito: “L’economia si sta muovendo nella direzione sbagliata”, ha dichiarato testualmente Powell, sottolineando come il forte rallentamento dell’occupazione nei settori pubblici e no‐profit, unito alla crescente pressione inflattiva, possa presto trasformarsi in un freno per la ripresa.
La reazione dei mercati non si è fatta attendere. Il segmento azionario ha subito vendite diffuse, con l’S&P 500 che ha lasciato sul campo oltre il 2,5 per cento, mentre i Treasury hanno invertito la rotta e sono tornati a guadagnare terreno. Gli investitori, pur consapevoli che la Fed si muove con estrema cautela, hanno compreso che il “Fed put” – quel presunto sostegno garantito dalla banca centrale nei momenti di crisi – è un miraggio. Powell ha infatti ribadito che la stabilità dei prezzi resta la priorità assoluta, escludendo per il momento qualsiasi sconto sui tassi.
Ancora più preoccupanti sono state le sue parole sui dazi: il governatore ha ammesso che gli aumenti tariffari hanno già superato lo scenario peggiore ipotizzato dalla Fed, generando un’incertezza che non trova precedenti nella storia recente. L’impatto sull’inflazione resta difficile da stimare, perché “non esiste un’esperienza moderna” che ci permetta di prevedere con precisione come reagirà il mercato a uno shock commerciale di questa portata.
Sull’altro fronte, quello del Quantitative Tightening, Powell ha proposto un piccolo aggiustamento di rotta: il ritmo di riduzione del bilancio federale rallenterà, ma non si fermerà. «Vogliamo che il QT si mantenga sostenibile nel tempo», ha spiegato, lasciando intendere che l’uscita graduale dalle misure di stimolo continuerà anche nei prossimi mesi. Questa scelta punta a evitare turbolenze eccessive sui tassi a lungo termine, ma non cambia l’impostazione di fondo: la Fed non intende rinunciare al controllo sull’offerta di moneta.
Nel complesso, il messaggio che emerge è chiaro: ci troviamo in un territorio nuovo e pericoloso. La probabilità di un’escalation inflattiva permanente, alimentata da shock tariffari, impone di mantenere ancorate le aspettative di lungo termine. Allo stesso tempo, l’occupazione complessiva dà ancora segnali di buona tenuta, ma i licenziamenti nel pubblico impiego – dalle università agli ospedali – illustrano come i bilanci federali sottoposti a tagli stiano iniziando a intaccare settori fondamentali per l’economia.
Per l’investitore, tutto questo significa la necessità di un approccio difensivo ma flessibile. I Treasury riconquistano appeal, mentre l’equity richiede una selettività ancora maggiore. Le aziende più esposte alle filiere internazionali e alle importazioni potrebbero vedere i margini sotto pressione, e la volatilità, secondo Powell, continuerà a caratterizzare i mercati nel prossimo futuro.
In questo nuovo contesto, chi saprà diversificare il proprio portafoglio ed utilizzare strumenti di copertura adeguati, riceverà la miglior protezione dagli scossoni in arrivo.
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