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Previsioni selvagge per il greggio dopo l’OPEC; oro invariato

Pubblicato 09.12.2019, 16:51
Aggiornato 02.09.2020, 08:05

Previsioni selvagge per il greggio dopo l’OPEC; oro invariato

Il greggio potrebbe finire l’anno sopra i 70 dollari? E, se così fosse, resterà al di sopra di questo livello nel 2020?

Un gioco calcolato dai sauditi

È una mossa calcolata da parte del nuovo ministro del petrolio saudita Abdulaziz bin Salman e del suo fratellastro ed erede al trono, Mohammed bin Salman, quella di ottenere il massimo vantaggio di prezzo per la compagnia petrolifera statale Aramco, il cui debutto in borsa è ormai vicino.

Anziché degli accordi più a lungo termine che potrebbero essere resi irrilevanti dalle dinamiche di mercato, i fratelli Salman intendono mantenere la cooperazione dell’OPEC il più elastica possibile, in modo da poter reagire a qualsiasi situazione e mantenere una rete di sicurezza sotto il prezzo in qualsiasi momento.

Brent Oil Futures

Grafici forniti da TradingView

L’ultima volta che il britannico Brent, il riferimento globale, ha superato i 70 dollari è stato subito dopo l’attacco di settembre agli impianti petroliferi sauditi. Venerdì ha raggiunto il massimo di 64,88 dollari. Il WTI, o West Texas Intermediate, il riferimento USA, ha raggiunto il picco di 59,84 dollari, in risposta al nuovo piano di produzione dell’OPEC. E questo rispetto al massimo di settembre di 63,38 dollari.

Quindi: il 2020 sarà l’anno in cui l’OPEC riuscirà a riportare il mercato del greggio al livello che desidera? I fratelli Salman riusciranno a raggiungere quel successo finanziario che sognano per Aramco e ad avere l’opportunità di azzerare quella cattiva reputazione attribuita al paese dall’omicidio nel 2018 del giornalista Jamal Khashoggi?

La Cina dimostrerà entro domenica dove è diretto il greggio

Parte della risposta a queste domande sarà nota prima della fine della settimana, con i negoziati USA-Cina che si faranno di nuovo drammatici considerato il piano del governo Trump di punire Pechino con nuovi dazi se non sarà raggiunto un accordo entro domenica.

Tuttavia, Trump vuole che Pechino accetti di comprare almeno 50 miliardi di dollari di prodotti agricoli all’anno e la Cina vuole che gli Stati Uniti eliminino tutti i dazi prima di firmare l’accordo. Perciò, sebbene un accordo parziale sia possibile, l’impasse potrebbe continuare.

Trump potrebbe decidere la direzione del greggio se l’impennata dovesse continuare

L’avversione del presidente USA per prezzi del greggio alti è ben nota.

Quando il Brent ha toccato i massimi di quattro anni sopra gli 86 dollari al barile nell’ottobre dello scorso anno, prima delle elezioni di metà mandato USA del 2018, Trump ha inaspettatamente concesso una serie di esenzioni dalle sanzioni sulle esportazioni di greggio iraniane. Ha anche pubblicato continuamente dei tweet negativi sul greggio, per scoraggiare i tentativi dell’OPEC di far rialzare il mercato. Arrivati alla Vigilia di Natale, il Brent era sotto i 50 dollari.

Non c’è modo di sapere quando Trump rivolgerà di nuovo tutta la sua attenzione a combattere l’OPEC, anche se si potrebbe ipotizzare che succederà quando i prezzi alla colonnina si avvicineranno ai 3 dollari al gallone. La media nazionale per la benzina è pari o inferiore ai 2,60 dollari da mesi ormai, secondo l’American Automobile Association, il che spiega perché il mercato sia passato inosservato al presidente per un po’.

Ancora possibili esenzioni per l’Iran

Non possiamo neanche escludere la possibilità che il presidente giocherelli con altre esenzioni iraniane o con qualche tipo di manovra diplomatica con Teheran che i trader percepiranno come l’arrivo di più barili sul mercato rispetto a quanto intenda l’OPEC.

John Kilduff, socio dell’hedge fund di energetici Again Capital a New York, afferma:

“Se gli iraniani dovessero tornare sul mercato con qualche tipo di esenzione, potrebbero arrivare milioni di barili inattesi di ulteriori scorte”.

“Ci sono fino a 8 milioni di barili di greggio iraniano in depositi galleggianti o magazzini in Cina, che aspettano di e

ssere resi disponibili. La sola idea che queste scorte possano essere legittimate lancerà segnali di fumo contrari al messaggio di inasprimento che l’OPEC sta cercando di mandare”.

Inoltre, i tentativi dei sauditi di dipingere l’OPEC come una felice famiglia unita potrebbero non essere altro che un diversivo. L’Iran sarebbe sorprendentemente a favore dei tagli alla produzione proposti durante il vertice della settimana scorsa, un cosiddetto segno di unità. Tuttavia, semplicemente dei prezzi più alti aiutano l’Iran per il greggio limitato che vende. Date loro l’opportunità di fare di più e saranno felici di mettere a repentaglio il resto dell’OPEC, che non ha alzato un dito per aiutarli nella peggiore delle crisi con gli Stati Uniti.

Oro sottotono con la Fed che non dovrebbe intervenire

Gold Futures

Per quanto riguarda l’oro, lo straordinario report sull’occupazione di venerdì ha cancellato ogni possibilità che la Federal Reserve alzi i tassi quando si incontrerà questa settimana, rendendo difficile sia ai future che all’oro spot tornare ai livelli di 1.500 dollari.

Fed a parte, anche le banche centrali in Europa, tra cui BCE, SNB e Banca Centrale di Russia, dovrebbero mantenere i tassi invariati questa settimana, indebolendo asset rifugio come l’oro. Nel Regno Unito, il Primo Ministro Boris Johnson dovrebbe vincere le elezioni, aprendo la strada alla Brexit.

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