L'evidente progresso dei colloqui commerciali tra Stati Uniti e Cina sta contribuendo ad accrescere l’ottimismo e quindi la propensione al rischio, ma in un certo qual modo sta anche iniziando a pesare sul dollaro USA. Il discorso di Donald Trump tenutosi venerdì ha confermato buone probabilità che la scadenza del 1 ° marzo (data che sancirebbe l’incremento delle tariffe sui prodotti cinesi) potrebbe slittare.
I mercati, visti i movimenti, evidentemente ritengono che l'estensione della scadenza sarebbe un segnale inequivocabile di un imminente accordo tra le parti. I colloqui continueranno anche questa settimana, stavolta a Washington, ulteriore segnale di progressi che difatti stanno pilotando un incremento dei rendimenti obbilgazionari e dell’azionario, ma anche nel forex si percepisce la propensione al rischio con l’evidente indebolimento dello yen ma anche del dollaro. Ovviamente il comparto delle materie prime valutate in dollari sta guadagnando terreno, soprattutto il petrolio che si trova sui massimi pluri mensili e l’oro che sembra volersi approssimare a quota 1300.
A Wall Street la chiusura di venerdì ha confermato i guadagni messi a segno per gran parte della scorsa settimana, con l’S&P 500 +1,1% a 2775 punti e con i futures che hanno guadagnato ancora qualcosina durante la sessione asiatica. Mercati asiatici che hanno tratto giovamento dal sentiment, con il Nikkei +1,8% e lo Shanghai Composite +2,6%. L’entusiasmo sembra essersi attenutato con l’apertura della sessione europea, difatti abbiamo i principali listini in fase di ripiegamento.
Concludiamo evidenziando come il calendario economico sia vuoto, anche perché le borse nord americane (USA e Canada) sono chiuse per festività.