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Quattro rischi da tenere presenti all’entrata in borsa di Snap domani

Pubblicato 01.03.2017, 16:48
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

Snap Inc., la holding di Los Angeles, in California, con 1860 impiegati, proprietaria della popolare applicazione di messaggistica Snapchat, farà il suo ingresso sul NYSE domani, 2 marzo, col simbolo SNAP, probabilmente prima di mezzogiorno (EST). L’orario esatto non è ancora stato annunciato e sarà a discrezione dei sottoscrittori. Tuttavia, prendendo come riferimento le offerte pubbliche iniziali (IPO) di Facebook (NASDAQ:FB) e Twitter, potrebbe avvenire tra le 10:30 e le 11:30.

Il principale prodotto di Snap è l’applicazione Snapchat, che consente agli utenti di inviare foto e video che si cancellano da soli dopo pochi secondi. L’app permette inoltre di aggiungere filtri, didascalie ed emoji alle foto ed ai video prima di inviarli. SNAP sarà lanciata in borsa ad un range di prezzo stimato tra i 15 ed i 16 dollari per azione. L’IPO dovrebbe far guadagnare alla compagnia tra i 3 ed i 3,2 miliardi di dollari, facendole raggiungere un valore compreso tra i 20 ed i 22 miliardi di dollari.

La quotazione è leggermente inferiore ai 25 miliardi di dollari inizialmente stimati, probabilmente in conseguenza all’offerta pubblica iniziale relativamente confusa ed imbarazzante di Facebook nel maggio del 2012. Il prezzo di Facebook era stato rivisto al rialzo poco prima dell’inizio degli scambi, ma le azioni sono scese alla partenza. È comprensibile dunque che Snapchat preferisca una quotazione più bassa, aumentando le probabilità di un rialzo subito dopo il debutto in borsa.

Per quanto riguarda i fondamentali, Snap è problematica. Per legge, alla compagnia è stato richiesto di presentare alla SEC solo due anni di rendiconti finanziari, sebbene la compagnia sia stata fondata nel 2011. Nei due anni scelti, il 2015 ed il 2016, la compagnia ha avuto perdite operative rispettivamente di 381 e 520 milioni di dollari. Gli utili sono passati dai 58 milioni del 2015 a 404 milioni in questo periodo. Per quanto riguarda il 2016, il 96% degli utili di Snap è derivato dalla pubblicità. Nel dicembre del 2016, Snapchat ha avuto 158 milioni di utenti attivi al giorno. Nello stesso periodo, Facebook ne ha registrati 1,17 miliardi.

Investire nell’IPO è sempre rischioso. Spesso le informazioni disponibili sulla compagnia privata che sta per diventare pubblica sono scarse, costringendo gli investitori a fare supposizioni che possono essere corrette o meno per poter condurre una due diligence sull’offerta; il gap tra le conoscenze dei venditori (insider) e degli acquirenti (il pubblico) può essere enorme e la promozione dell’IPO, insieme all’attenzione dei media che comporta, spesso da l’impressione che la situazione della compagnia e le prospettive possano essere migliori di quanto in realtà non siano.

Tenendo a mente queste questioni, ecco quattro principali rischi a cui fare attenzione quando Snap debutterà sul mercato domani:

1. Dov'è la crescita?

La considerevole quotazione di Snap risiede nelle aspettative sul suo potere di guadagno futuro. Come abbiamo visto prima, la compagnia è giovane e sta ancora perdendo centinaia di milioni di dollari. Quando diventerà redditizia? Se lo chiedono tutti.

Per prosperare, Snap deve continuare ad innovare e ad attirare nuovi utenti sulle sue piattaforme. Il che significa alte spese di R&S per l’immediato futuro. Tuttavia, la compagnia ha bisogno anche di essere intelligente nei percorsi per la monetizzazione. Facebook, per esempio, è sempre stata redditizia. Twitter ancora no.

Sebbene Snapchat sia molto simile a Facebook per la piattaforma visiva ed il metodo di generazione dei profitti (pubblicità in un “feed”), la capacità di Snap di far aumentare gli utili resta un vero problema, specialmente da quando Facebook e Google (NASDAQ:GOOGL) sono diventati i colossi del settore che hanno già una presa sugli utili derivanti dalle pubblicità online grazie alla loro capacità di individuare ed acchiappare milioni di consumatori.

2. La minaccia di Facebook

A proposito di Facebook, la compagnia e le sue varie piattaforme (Facebook, Messenger, WhatsApp e in particolare Instagram) sono e saranno la principale minaccia per Snapchat. Dal momento che Facebook ha 25 volte gli utili di Snapchat solo di Free Cash Flow, costituisce una seria minaccia. Aggiungiamo gli 1,17 miliardi di utenti di Facebook attivi ogni giorno e le differenze di dimensioni, e l’abisso tra le due compagnie è lampante, e potrebbe essere deleterio per Snap.

Sebbene le sole differenze di dimensione potrebbero non essere necessariamente una minaccia, i continui sforzi di Facebook di replicare l’esperienza di Snapchat dovrebbero preoccupare Snap. Dopo aver aggiunto i filtri alla fotocamera per l’app ed aver lanciato le “Storie di Instagram”, ora WhatsApp (di proprietà di Facebook) consente agli utenti di caricare immagini e video come stati da condividere con i contatti.

Il fatto che Facebook non sia stato citato i giudizio per violazione, dal momento che sta letteralmente copiando le principali caratteristiche di Snapchat, la dice lunga sull’incapacità della piccola compagnia di difendere le innovazioni che la rendono unica. Snap possiede inoltre gli Spectacles di Snapchat, un prodotto hardware che consiste in una fotocamera integrata in un paio di occhiali. Si potrebbe presumere che siano più difficili da duplicare, anche se al momento non rappresentano una grossa fonte di utili per la compagnia. Senza ulteriori e continue innovazioni - e forse anche in quel caso - se Facebook riesce facilmente a ricreare l’esperienza, qualsiasi innovazione sarebbe di poco valore per Snap.

3. Gestione e Corporate Governance

I fondatori di Snap sono Evan Spiegel (26 anni) e Bobby Murphy (28 anni). I due hanno creato la piattaforma mentre studiavano a Stanford e la dirigono da allora. Ancora una volta, il paragone con Facebook calza a pennello, visto che lo stesso Mark Zuckerberg è un giovane imprenditore che ha fondato una compagnia quando studiava in un’università della Ivy League. Tuttavia, in questo caso i rischi per l’investimento non derivano dalla giovane età dei due fondatori (sebbene Spiegel sia stato coinvolto in una controversia che aveva a che fare con una confraternita), ma dalla natura delle azioni che Snap sta offrendo. Le azioni di Classe A che saranno disponibili al pubblico non avranno alcun diritto di voto. Nella documentazione, il cosiddetto filing S-1, si legge chiaramente che:

Mr. Spiegel e Mr. Murphy, e potenzialmente neanche loro, hanno la possibilità di controllare l’esito di tutte le questioni sottoposte ai nostri azionisti per avere l’approvazione.

Il che significa che acquistare queste azioni comporterebbe che un investitore sia partecipe di tutti i rischi senza poter mettere bocca su nessuna questione relativa alla gestione della compagnia.

Giornaliero di FB: Primo anno in borsa

4. I mercati prendono tempo

Se c’è una cosa che abbiamo imparato dalle recenti IPO - ad esempio, quelle di Facebook, Twitter ed Alibaba - è che per il primo anno dopo il lancio i mercati non hanno idea di come quotare in modo appropriato queste compagnie. Nel primo anno in borsa, Twitter ha aperto a 40 dollari, ha raggiunto i 74 dollari per poi crollare a 29 dollari prima di scendere ancora. Ieri ha chiuso a 16 dollari.

Dopo l’IPO, Facebook ha aperto a 42 dollari, è crollato a 18 dollari e solo allora, circa un anno dopo l’entrata in borsa, ha iniziato a salire fino a toccare oggi i 136 dollari. Alibaba ha aperto a 92 dollari, ha raggiunto i 120 dollari ed è crollato a 57 dollari nel giro di un anno, prima di segnare una ripresa. Ora si attesta a 103 dollari. Anche se potrebbe sembrare incoraggiante per i trader alla ricerca di profitti veloci con posizioni lunghe o corte all’inizio dell’IPO, gli investitori a lungo termine dovrebbero stare alla larga da Snapchat per il momento, ma tenere d’occhio i progressi della compagnia o del titolo se interessati.

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