Un saluto a tutti e ben tornati in questa rubrica dedicata alle mie analisi di mercato. Nell’odierno appuntamento andrò a concentrare l’attenzione attorno al contesto macroeconomico, fornendo il mio punto di vista sul possibile avvenire. Gli argomenti principali sono legati alla politica monetaria e le conseguenze sul piano economico. Prima di entrare nel vivo dell’analisi come al solito vi ricordo che qualora aveste delle domande o semplicemente un’opinione da esprimere potete usare la sezione sottostante dei commenti, in cui possiamo interagire più attivamente. Potete anche sfruttare quello spazio per richiedere un’analisi su un titolo di vostro interesse qualora vi apprezziate il mio approccio all’analisi dei titoli (per non perdervi le mie analisi cliccando il pulsante “segui” riceverete una notifica nel momento di pubblicazione di un mio nuovo articolo). Inoltre di recente ho aperto un blog, i cui dettagli a riguardo sono presenti nel mio profilo Investing. Inoltre aggiungo che le prossime analisi su titoli minoritari, anziché proporle nei commenti come ho spesso fatto, le troverete nel mio “classico stile” sull’appena citato blog.
Negli ultimi giorni, in maniera sempre più insistente, m’è capitato di leggere molti titoli ed articoli che parlano di recessione economica dopo un periodo in cui sembrava tutto tranquillo e l’argomento sembrava non toccare le preoccupazioni di nessuno. Di fatto anche molte banche e istituti di credito di rilievo mondiale avevano tagliato le possibilità di assistere ad uno scenario recessivo negli USA praticamente a zero, mentre per l’Europa sono state giudicate maggiori queste probabilità ma non elevate. Dal mio punto di vista, a livello generale, non mi pare che siano cambiati di molto i fondamentali per assistere ad un periodo di rallentamento economico sia oltreoceano che nel vecchio continente, e tutto ciò non giustifica né le prospettive più rosee delle banche né ora questo maggiore e rinnovato timore nei confronti di uno scenario di debolezza delle economie principali. Per chi fosse nuovo al mio punto di vista in materia cerco di riassumerlo di seguito in breve (in merito a ciò ho scritto un documento di 20 pagine, che trovate sul mio blog).
Dopo il periodo di contrazione e compressione di domanda ed offerta dovuto allo stop forzato delle attività economiche a livello mondiale per le restrizioni Covid-19, i tassi a zero, il quantitative easing e la ripresa economica hanno contribuito (in ordine cronologico) all’esplosione dell’inflazione. L’errata valutazione della natura di questa inflazione ha inoltre permesso che si spingesse oltre i limiti consentiti, e con lo scoppio della guerra e le conseguenze già note (e che ancora paghiamo) in materia di energia hanno dato lo strappo definitivo. Le banche centrali, intervenute in ritardo (soprattutto la BCE), da oltre un anno si stanno adoperando per controllare i prezzi ma questo processo è stato fatto in modo violento e le conseguenze reali non si trasmettono al mercato in modo immediato, bensì differito anche di molti mesi. Il punto di arrivo sui tassi di interesse è stato spostato diverse volte, ma io già ad aprile avevo avvertito che avremmo potuto vedere i tassi FED al 5,75% e quelli BCE al 4,75% nonostante sembrasse al tempo un completo azzardo; non siamo ancora a questi valori (infatti i tassi in America sono al 5,50% e in Europa al 4,50%) ma non è ancora chiaro se questi livelli siano quelli di arrivo o ci saranno altri rialzi. Un altro aspetto che spesso ho citato è la ciclicità dell’economia: quello economico è un ciclo che si ripete, con l’alternanza di fasi di espansione e contrazione, ed è del tutto normale quindi assistere a periodi di debolezza (quindi recessioni); un aspetto che mi fa pensare che ci sarà una recessione è legato strettamente al tasso di disoccupazione, ai minimi di oltre 40 anni (almeno negli States). Questo parametro ben rappresenta la ciclicità dell’economia. Raggiunto il minimo (come sembra essere accaduto, dopo che il valore si è stabilizzato) statisticamente ci si attende un progressivo aumento che sfocia in un periodo di recessione. Un grafico aiuterà molto la comprensione di quanto detto.
Sempre rimanendo in tema statistico, ad ogni periodo di rialzo dei tassi, ed in particolare dopo aver raggiunto il picco, si è sempre innescata una recessione. Inoltre l’essere partiti con un netto svantaggio rispetto all’inflazione ha reso il tutto più complicato.
Ora nonostante tutto sembri normalizzato, abbiamo a che fare con delle rate sui mutui che letteralmente svuotano le tasche di moltissime persone, i tassi da usura in America sulle carte di credito, il problema assolutamente non banale del debito, i prezzi dell’energia che rialzano la testa, e molto altro ancora, che non permettono di immaginare che sia tutto ok.
In conclusione, dal mio punto di vista la recessione ci sarà, così come la immaginavo ad aprile, e me la aspetto tra dicembre e gennaio (quindi a cavallo tra 2023 e 2024). E piuttosto preferisco dover dire “mi sono sbagliato” qualora il mio pensiero non si realizzi, anziché oggi parlare di recessione e domani dire che non ci sarà. Per come la vedo non ci sono stati miglioramenti consistenti da farmi pensare che ne usciremo indenni, e il cielo all’orizzonte resta molto coperto da nubi.
Questa analisi si chiude qui, spero abbiate gradito gli spunti di riflessione.
Vi auguro una buona giornata e buon trading!
Disclaimer: il presente articolo non ha alcuna finalità di consulenza finanziaria e non rappresenta un consiglio su come investire o disinvestire i propri soldi. La consapevole valutazione dell'investitore non può essere in alcun modo sostituita, alla luce del personale profilo di rischio e della possibilità di perdere il proprio denaro.