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Rimanete corti sull’USD/JPY

Pubblicato 30.09.2016, 14:04
Aggiornato 07.03.2022, 11:10

Sembra che la Fed e la BoJ non esistano più.

Dopo gli interventi (o mancati interventi) di politica monetaria favorevoli al mercato della scorsa settimana, pare che la credibilità delle banche centrali abbia toccato un nuovo minimo storico, proprio come la sensibilità del mercato dei cambi ai commenti dei banchieri.

Nonostante la serie d’interventi, i commenti di Yellen, Draghi e Kuroda, che fino a qualche giorno fa avrebbero innescato volatilità, sono stati semplicemente ignorati.

Le notizie hanno riguardato invece servizi di secondo piano come il crollo in borsa di Deutsche Bank AG (MI:DBK), il micro-aggiustamento della produzione deciso dall’OPEC e il dibattito presidenziale negli USA, che comunque non sono riusciti a riempire il vuoto.

Senza le manipolazioni delle banche centrali, prevediamo che l’USD/JPY scenderà a 100 nel breve termine.

I rendimenti dei titoli USA a due anni si muovono all’interno della fascia, i rendimenti reali sono in calo perché si prevede un aumento dell’inflazione per effetto del rialzo dei prezzi del petrolio.

La probabilità di un rialzo del tasso d’interesse a dicembre è salita al 57%, perché i dati USA continuano a stabilizzarsi, tuttavia, gli operatori non crederanno ciecamente a questa eventualità dopo un adescamento durato nove mesi.

Si moltiplicano poi i segnali che l’economia USA stia entrando in una fase di debolezza, durante l’audizione semestrale alla Commissione Servizi Finanziari della Camera, Yellen ha difeso come al solito un rialzo del tasso nel T4, affermando però che non c’è “una tabella di marcia prestabilita”.

Anche il discorso di Fischer, che ha sottolineato il rischio di un’allocazione distorta del capitale nel caso in cui i tassi d’interesse rimanessero troppo bassi, non è riuscito a far salire significativamente le probabilità di un rialzo.

Senza la minaccia di un rialzo del tasso imminente e considerando che il nostro team non crede che a dicembre ci sarà un rialzo, è probabile che l’USD rimanga una valuta di finanziamento.

Kuroda ha dichiarato con enfasi che, in caso di necessità, la BoJ adeguerà la sua politica e che ciò potrebbe prevedere l’espansione della politica monetaria.

I suoi commenti, però, sono rimasti inascoltati.

Nella valutazione complessiva della BoJ, il fulcro della strategia di allentamento va dal controllo della dimensione ai tassi negativi, al monitoraggio della curva dei rendimenti.

Sebbene la tattica dei tassi negativi sembri avere l’effetto desiderato sulla valuta, almeno a giudicare dall’esperienza europea e svizzera, ci aspettiamo che l’apprezzamento dello JPY rallenti, ma non si esaurisca.

Anche un taglio del tasso d’interesse a novembre (che non prevediamo) probabilmente non riuscirebbe a far capovolgere la tendenza ribassista.

Di fronte al parlamento il primo ministro Abe ha sottolineato la collaborazione funzionale fra il governo e la BoJ, indicando che il prossimo passo sarà probabilmente un coordinamento più stretto fra la politica fiscale e quella monetaria.

USD/JPY

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