Rimbalzo selettivo, ma il clima resta nervoso

Pubblicato 24.03.2025, 08:41

“I dazi sono tasse sulla fiducia. E senza fiducia, i mercati si fermano.” (Mohamed El-Erian)


Le Borse europee iniziano la settimana con un tono contrastato, zavorrate da un contesto macro dominato dall’incertezza sulle politiche commerciali e da segnali divergenti dalle banche centrali. Il tema centrale è rimasto l’approccio “wait-and-see” adottato da diversi istituti, che continuano a pesare tra venti contrari alla crescita e rischi inflazionistici ancora vivi come dichiarato da Christine Lagarde che ha lanciato un allarme sul rischio recessione e inflazione a causa dei dazi. Questo atteggiamento prudente, emerso da numerose riunioni di politica monetaria durante la settimana, ha contribuito a frenare la capacità di rimbalzo degli indici del Vecchio Continente, già appesantiti dalle attese per le prossime decisioni tariffarie statunitensi, previste a inizio aprile. Sotto la superficie, i mercati hanno tuttavia mostrato segnali di selettività: è stata infatti una settimana positiva per i titoli legati all'oro e alle criptovalute, mentre l’interesse su alcune large cap tecnologiche ha spinto in alto i titoli più liquidi del comparto. L’indice FTSE MIB si è distinto tra i principali listini, chiudendo la settimana sopra i 39.500 punti, aggiornando così i massimi dal 2008.


L’Europa alza il tono, e la guerra commerciale si fa più densa

Le tensioni sul fronte commerciale non mostrano segni di raffreddamento. Anzi, la Francia ha chiesto all’Unione Europea di attivare per la prima volta lo strumento anti-coercizione, una misura pensata per colpire economicamente i Paesi che fanno ricorso a pressioni commerciali aggressive. Il bersaglio è chiaro: gli Stati Uniti. Washington ha annunciato nuovi dazi da applicare dal 2 aprile, con l’obiettivo dichiarato di “correggere” barriere non tariffarie ritenute discriminatorie, come la tassazione IVA europea. Bruxelles, dal canto suo, sostiene che l’imposta sia neutrale e coerente con gli standard del WTO. Ma la battaglia sembra solo all’inizio, con l’UE pronta a reagire con misure di pari intensità. Il rischio di una nuova escalation è sempre più concreto, con le aziende e gli investitori europei in attesa di chiarezza, mentre anche nel Regno Unito si moltiplicano i segnali di stress: in calo gli investimenti delle imprese, in aumento le insolvenze aziendali e rallentamento del mercato del lavoro.


Wall Street si salva in extremis, ma le nubi restano


Negli Stati Uniti, la scorsa settimana si è chiusa con un rimbalzo tecnico in extremis, spinto da alcune big tech e dal contratto promesso da Donald Trump a Boeing (NYSE:BA) per la produzione di nuovi caccia militari. L’S&P 500, a cinque minuti dalla chiusura, è riuscito a cancellare una flessione che aveva superato l’1% durante la sessione. A fare da sfondo al recupero, però, è stata un’ondata di volatilità record, alimentata dalla scadenza di opzioni per oltre 21 miliardi di azioni, la più alta del 2025. I segnali non sono stati tutti positivi: Nvidia ha perso terreno, mentre le previsioni di FedEx, Nike (NYSE:NKE) e Lennar hanno deluso, lasciando intendere che il ciclo di revisione degli utili potrebbe non essere ancora finito. L’impressione prevalente è che, al netto dei rimbalzi tecnici, l’incertezza legata alla politica commerciale di Trump, unita a una narrativa macro più fragile, stia cominciando a minare anche la fiducia degli investitori americani.

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