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Rischi paradossali? forse no

Pubblicato 18.01.2018, 10:58
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

L'incognita più grande, al momento, è costituita, per i mercati finanziari, da un eventuale deflusso dei capitali da altre aree, verso gli Stati Uniti d'America.

Non è un caso il downgrade di ieri, emesso da una società di rating della Repubblica Popolare Cinese, nei confronti del debito di una nazione che potremmo ormai ribattezzare Trumplandia.

Donald Trump ed i suoi consiglieri si stanno muovendo "disinvoltamente" da mesi, senza più considerare niente e nessuno, anteponendo a qualsiasi altra considerazione gli interessi degli Stati uniti, soprattutto in relazione a certi equilibri, sempre rispettati sino ad ora, almeno a livello economico/finanziario.

Quali sono le incognite di politiche tanto autoreferenziali? Nessuno ancora lo sa, non ci sono precedenti storici in tal senso, paragonabili all'attuale stato di cose. Quei pochi raffrontabili, sarebbero forzature.

Il rischio in essere è, comunque, che a Wall Street si formi la più grande bolla finanziaria della storia, con il Nasdaq Composite in stile quotazioni hi tech cinese del 2015 (2.250,00 volte gli utili, per intenderci).

Trump, al momento, con le sue scelte di politica economica, sta semplicemente "dopando" il sistema economico U.S.A. invece di rinforzarlo davvero.

Le sue sono politiche d'impatto profondo che, al momento, paradossalmente, non servono.

Il problema principale è che, anche grazie alle scelte di chi lo ha preceduto, negli Stati Uniti d'America hanno già, di fatto, raggiunto il massimo impiego possibile delle forze lavoro e questo, pochi lo stanno considerando, potrebbe generare rischi nuovi, quelli tipici delle economie produttive a pieno regime.

Quali?

In primis una riduzione delle ore lavorate per gli impiegati.

In seconda battuta un aumento delle retribuzioni, una situazione che impatterebbe sugli utili delle società.

Il terzo, inoltre, potrebbe essere costituito da un'impennata dell'inflazione.

Il prezzo medio del barile di petrolio, in rialzo, non inciderà molto sui prezzi al consumo, come molti immaginano e si aspettano.

Se la liquidità immessa sui mercati negli ultimi anni non ha mai acceso un focolaio inflattivo, non saranno certo una ventina di dollari in più a barile ad incidere in tal senso.

Persino l'apprezzamento dell'euro pare più che altro un favore all'area della divisa unica, fatto da Wall Street, in ottica di bolletta energetica.

Draghi ha molti amici a New York, perché creargli problemi nell'ultimo anno di Qe della BCE?

Motivo per cui, solo una ripresa ulteriore dell'economia reale, (che è già in atto da tempo, fra l'altro) e delle dinamiche salariali ad essa legate, potrebbero spingere l'inflazione ad avere un'impennata improvvisa negli Stati Uniti d'America.

Ci sarebbero, inoltre, anche alcuni aspetti finanziari legati al momento storico, da evidenziare, sempre in ottica di un possibile ed improvviso cambio di rotta dei listini.

Considerate infatti che la caccia al rendimento ha prodotto una quasi totale perdita della percezione del rischio, soprattutto negli ultimi 12 mesi, sull'azionario a stelle e strisce.

Il livello di liquidità presente nei portafogli degli investitori è a livelli davvero minimi.

Questo unitamente al fatto che il rialzo degli ultimi anni è stato, a sua volta, alimentato dalle stesse società quotate, con piani mai visti prima di riacquisto delle proprie azioni.

Alcuni indici specifici, relativi allo S&P 500 direbbero che c'è ancora spazio per salire e che, considerati gli utili societari visti in crescita quasi certa per il prossimo biennio, non c'è propria nulla per cui preoccuparsi.

La storia tuttavia insegna che, quando tutto sembra andare in un'unica direzione...

Sarà così anche questa volta?

Warren Buffett pare tranquillissimo, anche questo è un po' strano, forse...

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