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Ritorno alla dura realtà

Pubblicato 08.05.2020, 08:49
Aggiornato 31.08.2022, 18:00

L’ottimismo d’inizio settimana è svanito sulla scia degli utili societari contrastati, ma per lo più negativi, negli USA. Centinaia di trimestrali dimostrano che il crollo economico innescato dal coronavirus è peggiore della crisi dei mutui subprime del 2008, come si evince anche da uno studio della Fed, cui si somma un rapporto devastante sull’occupazione.


Il rapporto ADP ha confermato che, il mese scorso, l’economia USA ha perso più di 20 milioni di posti di lavoro nel settore privato. La cifra è risultata migliore del previsto ma, su questi livelli, anche un numero superiore alle attese è catastrofico.


Le azioni USA hanno ceduto i rialzi. Il Dow (-0,91%) e l’S&P500 (-0,70%) hanno chiuso la seduta in negativo, invece il Nasdaq (+0,51%) ha mostrato una certa resilienza.


La prossima settimana il Tesoro USA alimenterà i finanziamenti di lungo termine emettendo debito per un valore record, pari a $96 miliardi. Per la prima volta dalla metà degli anni Ottanta, saranno emessi titoli di stato a scadenza ventennale per sostenere il finanziamento pubblico. Il rendimento dei decennali USA rimane inferiore allo 0,70% e il dollaro USA si è riportato sopra quota 100 sulla scia del rapido movimento verso gli asset sicuri.


L’USD/JPY testa il supporto a 106, perché anche lo yen beneficia dei flussi verso i beni rifugio, ma l’USD/CHF mostra una tendenza al rialzo, suggerendo che potrebbe esserci lo zampino della Banca Nazionale Svizzera (BNS).


L’EUR/USD è scivolato sotto il livello a 1,08, trovando offerte anche sopra questo livello nella seduta di scambi overnight. Le crescenti preoccupazioni circa un possibile restringimento del raggio d’azione della Banca Centrale Europea (BCE) nella peggiore fase possibile per l’economia pesano sulla moneta unica; nemmeno le notizie sul graduale allentamento del lockdown in tutta Europa bastano a combattere contro gli orsi dell’euro, perché continuano ad arrivare dati economici mediocri, che confermano che ora l’economia europea non può permettersi di perdere il supporto della BCE.


Nel Regno Unito, all’odierna riunione di politica monetaria, la Banca d’Inghilterra (BoE) dovrebbe mantenere invariati sia i tassi d’interesse, sia il programma di acquisto di titoli. Tuttavia, dopo la rapida e decisa reazione della BoE alla crisi del coronavirus, gli investitori sanno che la banca è pronta ad allentare di nuovo i cordoni della borsa in caso di necessità. La reazione del mercato alla decisione della Boe sarà pertanto tiepida. Tutt’al più, una BoE colomba fornirebbe supporto alla sterlina, migliorando le prospettive di una ripresa in Gran Bretagna.


La sterlina dovrebbe rimanere sotto pressione, con gli investitori che da Johnson si aspettano la conferma che il lockdown prosegua per un altro mese intero. Tuttavia, la determinazione di Johnson ad allentare alcune misure da lunedì per far tirare un sospiro di sollievo alla tremolante economia britannica, molto legata al settore dei servizi, potrebbe arginare le vendite sulla sterlina. Domenica avremo maggiori dettagli su come Johnson intenda procedere all’allentamento del lockdown.


Il cable ha finalmente sfondato la media mobile a 50 giorni e si prepara a testare il manico a 1,23. Le perdite potrebbero estendersi verso 1,2250, l’ex supporto a due mesi, a continuazione del chiaro pattern ribassista di questa settimana, ma probabilmente gli acquirenti avranno la tentazione di intervenire sotto il livello a 1,23.


L’attività sui futures del FTSE suggerisce un avvio piatto giovedì, nonostante il calo dei prezzi del petrolio. Il greggio WTI trova resistenza vicino ai $25 al barile, anche se i dati sulle scorte USA riferiti alla settimana scorsa hanno mostrato un incremento molto meno cospicuo delle scorte. Le scorte di petrolio USA sono aumentate di 4,6 milioni di barili, a fronte degli 8,5 milioni previsti dagli analisti e dei 9 milioni della settimana precedente.


Sul fronte della Brexit, la mancanza di progressi nei negoziati si traduce in un aumento delle probabilità di una Brexit senza accordo; se non si arriverà a un accordo concreto entro il 2 giugno, il Regno Unito inizierà a prepararsi a un divorzio senza accordo. E Johnson rimane fermo sulle sue posizioni: il Regno Unito uscirà dall’unione alla fine dell’anno, con o senza accordo.


La prossima tornata di negoziati è in programma per la prossima settimana; tuttavia, dato che i politici sono presi dalla crisi del coronavirus, potrebbe essere difficili trovare un compromesso sia sul fronte britannico, sia su quello europeo.


Considerando che la possibilità di una Brexit senza accordo non è necessariamente scontata nei prezzi della sterlina, prevalgono i rischi al ribasso. In un’ottica rischio/rendimento, nel breve e medio termine le posizioni lunghe sulla sterlina continuano a essere poco appetibili.

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