Prevedere, lo scenario giusto e la dinamica dei prezzi, risulta difficile.
Si "temeva" una reflation trade nel 2021, ovvero l'eventualità che a una recessione susseguisse una ripresa caratterizzata dalle sovraperformance dei titoli ciclici, ma ciò non è avvenuto. Gli asset più "rischiosi" hanno stabilito nuovi massimi, e i titoli value non hanno superato quelli growth. Chi aveva intuito che l'inflazione sarebbe salita aveva ragione, ma le curve sono rimaste piatte e il dollaro si è rafforzato (cedendo solo in questo nuovo anno). Tutto questo in un momento in cui il mercato è estremamente sensibile alle decisioni delle Banche Centrali.
c'è una grande (troppa liquidità all'interno del sistema, stesse caratteristiche della bolla immobiliare applicata all'industria tecnologica e istituzionali che manipolano i mercati?).
Se analizziamo le scorse settimane, per intenderci i primi giorni del nuovo anno, l'indice Nasdaq è sceso del 6% (modesto) ma le sue componenti hanno avuto un ribasso medio del 40% dai loro massimi. Tra le ragioni di questo calo è da considerare l'alta percentuale di azioni non redditizie (non generano flussi di cassa) all'interno del mercato Usa, quasi il doppio rispetto alla bolla tecnologica dei primi anni 2000, con valutazioni troppo alte.
Dal grafico potremmo pensare che il 2022 potrebbe essere simile al 2018 (riduzione bilancio di 373 miliardi di dollari influenzando quasi tutti gli asset in modo negativo), dato il massiccio aumento degli ultimi 3 anni la Fed ha acquistato trilioni di asset per blindare i mercati (9 trilioni) e per via dell'inflazione al 7% arrivando a possedere circa un terzo dei mercati del tesoro e dei mutui. Dovrebbe inziare a diminuire le sue partecipazioni, infatti si è parlato per la prima volta di "Quantitative Tightening" (vende i titoli di stato sul mercato acquistati in precedenza oppure attende la scadenza dei titoli di stato che ha in bilancio).
Inoltre, ci chiediamo quale potrebbe essere la soglia di dolore per l'economia globale che inesorabilmente sarà "coinvolta"?
Le Banche Centrali acquistando obbligazioni hanno mantenuto bassi i tassi di interesse, ma la Fed prevede 4 aumenti di tassi quest'anno mentre la Bce è risultata essere più cauta e potrebbe non prevedere aumenti nel 2022, spostando la questione nel 2023.
C'è la sensazione che i funzionari, delle Banche Centrali, abbiano fatto il passo più lungo della gamba. Il programma di acquisto di asset in risposta al Covid è stato troppo "grande e duraturo"?
Ma adesso analizziamo i vari indici e settori, perchè la rotazione settoriale è stata "improvvisa" sul lato delle performance e in termini di flussi verso Etf del settore finanziario e non solo. Tech e beni voluttuari hanno sottoperformato i value.
In zona euro i settori più performanti sono stati l'energetico, il finanziario seguiti dal tecnologico. Negli anni precedenti, in territorio americano, il migliore settore è stato quello relativo al mondo del software, dei videogiochi e della realtà aumentata ma nell'ultimo anno c'è stata una flessione che ha generato la peggior performance tra i settori confrontati, mettendo in evidenza l'energetico, il finanziario e real estate. In entrambi i casi, questi settori, hanno sovraperfomato gli stessi indici di riferimento (S&P500 e Euro Stoxx).
Confrontando l'S&P 500 con il FTSE MIB, che vede "panieri" molto diversi tra loro, possiamo notare come questi due indici abbiano rimbalzato "similmente" negli ultimi anni alle notizie più importanti, ma con diverse percentuali, in base al ciclo economico in cui ci trovavamo. Questo è anche dovuto sopratutto dal tipo di azioni contenute.
Nel 2021 l'S&p500 ha guadagnato il 26,9% (il Nasdaq il 21,4%) ma è giusto sottilineare che è stato un anno decisamente positivo anche per le borse europee come il DAX che ha fatto il 15,8% e il CAC40 ha terminato l'anno con un 28,9%, senza dimenticarci del nostro Indice, che ha registrato un 23% passando dai 22233 punti di inizio anno ai 27.347 punti a Dicembre, con i titoli i bancari che si sono presi una "rivincita".
Il 2022 sta inziando diversamente, il FtseMib nei primi giorni dell'anno ha registrato un nuovo massimo a 28212 punti per poi ritracciare, seguendo ancora i ribassi degli indici americani, e rimbalzando sul supporto a 27350 punti fino a fiorare la resistenza tecnica a 27900. La trend line rimane rilazista, il prezzo è sostenuto dalla media 50 e 200.
Mentre l’S&p500 risulta leggermente in "affanno" per via delle decisioni, di cui abbiamo parlato prima, sui tassi della Fed. L’indice Usa, ad inizio 2022, dopo aver fatto l'ennesimo massimo storico a 4818 punti ha poi "invertito" la sua direzione riportandosi al di sotto livello di 4700 punti (prezzo psicologico) ma per ora, il trend rimane positivo rimandendo sopra la media a 200 e sorretta da quella a 50 periodi.
Dopo, rimanendo in territorio americano, abbiamo messo a confronto le aziende value con quelle growth. Le prime puntano nel presente e una parte dei loro guadagni sono ridistribuiti agli azionisti sotto forma di dividendi, le seconde sono aziende con prospettive di crescita che puntano a guadagni futuri e parte delle loro entrate sono rienvestite nella stessa azienda.
Dal grafico possiamo notare come, da inizio 2021, le aziende value hanno sovraperformato le aziende growth. Nel momento in cui le value erano al rialzo l'S&p500 aveva una fase di lateralizzazione o ribasso. Questo conferma il fatto che quando (vedi indice VVIX/VIX) aumentava la volatilità cioè la "paura", gli investitori si sono spostavano sui titoli con maggiore "stabilità difensiva" e viceversa. Cosa possiamo dedurre? In base a questo grafico possiamo determinare se ci troviamo in un clima di risk-on (indice value/growth al ribasso) o risk-off (indice value/growth al rialzo) dei mercati.
Ritornando al Nasdaq, menzionato all'inizio della nostra analisi, il suo calo è stato per la stretta correlazione (negativa) che esiste tra inflazione e titoli growth, e per l'innalzamento della curva dei rendimenti (a 10, 20 e 30 anni) che va spesso in "contrasto" con un'inflazione "persistente". Guardate il grafico.
Nelle ultime sedute, la forte rotazione ha penalizzato alcuni indici appesantiti dai titoli growth. Nel caso del S&p500 i primi dieci titoli, per capitalizzazione, hanno creato i 2/3 della performance dell'indice mentre per il FtseMib sono stati i finanziari, infatti i "compressi" tassi hanno favorito i "buyback" portando maggiori performance. Infine per quanto riguarda il Nasdaq, la storia ci insegna che dopo il rialzo dei rendimenti a 10y tende a ripiegare per poi ripartire (in media dopo 21 giorni).
Ma con l'aumento dei tassi e del costo del debito lo scenario potrebbe cambiare, gravando sugli utili e sul costo del personale. Di conseguenza le valutazioni delle società andrebbero ad abbassarsi (P/E) e anche le loro performance. Quindi il rapporto rischio-rendimento potrebbe "fornire" un'importante opportunità di entrata e accumulo.
Oltre a ciò, c'è da considerare un fattore importante, la crescita globale è destinata a rallentare poichè il rimbalzo dovuto al sostegno economico si affievolisce fino a scomparire.
Come si può notare dal grafico, le previsioni della World Bank sottolineano un rallentamento delle principali economie che "trascineranno" anche quelle emergenti. Questo ci fa pensare alla crescita in un 2021 senza sostegni, forse ci darebbe una visione meno "preoccupante" e non di una "debt based economy".
Nelle prossime sedute, le growth potrebbero essere meno "incisive", favorendo le value, oppure i mercati le "sosterranno" in attesa di altri annunci dalle Banche Centrali?
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