Gli investitori iniziano finalmente a farsi qualche domanda sull’ultimo rally delle borse, a chiedersi se non sia stato forse eccessivo e se parte dei guadagni sia ingiustificato, alla luce dei deboli dati economici, delle crescenti proteste negli USA e a Hong Kong e dell’acuirsi delle relazioni commerciali fra USA e Cina. Giovedì la commemorazione degli eventi di Tienanmen ha gettato benzina sul fuoco a Hong Kong.
La dimensione umana e politica delle manifestazioni di piazza non preoccupa gli investitori, ma il fatto che questi assembramenti facciano aumentare il rischio di un nuovo aumento dei casi di coronavirus dovrebbe.
Le borse in Asia hanno avuto un andamento contrastato dopo le sedute per lo più negative in Europa e USA.
Il Nikkei (+0,49%) e l’ASX 200 (+0,27%) hanno ampliato i guadagni, mentre i mercati della Cina continentale sono calati. L’Hang Seng è rimasto piatto.
I beni rifugio non hanno però inviato segnali di emergenza circa una nuova ondata di vendite dovuta dall’avversione al rischio e i future sugli indici europei puntano a un avvio positivo per venerdì.
Il dollaro USA ha ampliato le perdite per la nona seduta consecutiva, il rendimento dei decennali USA ha superato lo 0,80%, l’oro è stato scambiato appena sopra i $1700 all’oncia, mentre l’USD/JPY è salito a 109,23, massimo da due mesi. Solo il franco svizzero ha guadagnato contro il biglietto verde.
Sul fronte dei dati, la scorsa settimana il numero di richieste di disoccupazione negli USA è salito a 1,8 milioni, meno della media delle ultime settimane, ma la cifra ha superato quota 21 milioni, ciò significa che negli USA i disoccupati sono aumentati nonostante l’allentamento delle misure di confinamento. Oggi il dato sulle buste paga non agricole dovrebbe confermare la perdita di quasi 8 milioni di posti di lavoro a maggio e una flessione marcata delle retribuzioni medie, all’1,0% dal 4,7% del mese precedente. Nonostante le crescenti speranze del mercato in una ripresa post-Covid più rapida, la realtà delude quindi le attese.
I dati economici negativi potrebbero non guastare gli umori, ma potrebbe farlo il ritardo nell’annuncio di ulteriori stimoli fiscali dall’amministrazione Trump. Stando alle ultime agenzie, le discussioni in calendario questa settimana sono state rinviate e, negli USA, le nuove misure di stimolo fiscale potrebbero non entrare in vigore prima di luglio.
In Europa, invece, l’incremento degli stimoli monetari ha dato una discreta spinta alla moneta unica, anche se, stamattina, la flessione peggiore delle attese degli ordini industriali tedeschi ha innescato una debole ondata di vendite. Dopo la riunione di politica monetaria di ieri, la Banca Centrale Europea (BCE) ha annunciato che aumenterà la dotazione del programma di acquisti d’emergenza pandemici (PEPP) di 600 miliardi di euro, a fronte dei 500 miliardi previsti dagli analisti. I 100 miliardi di euro in più sono stati interpretati come un segnale della fiducia di Christina Lagarde e della BCE nell’attuale politica monetaria, oltre che di determinazione per sostenere l’economia europea, nonostante la richiesta di giustificazioni dalla corte tedesca circa gli acquisti massicci di debito sovrano. Di conseguenza, gli investitori continuano a fidarsi della BCE e ciò fornisce uno stimolo positivo sostenibile alla moneta unica. L’EUR/USD ha finalmente superato l’importante resistenza tecnica a 1,1290, pari al 76,4% del ritracciamento di Fibonacci sulla svalutazione di marzo, prima di 1,1495, il picco dell’anno corrente. A questo punto, gli indicatori tecnici puntano a forti condizioni di ipercomprato e, su questi livelli, una leggera correzione ribassista dell’euro farebbe bene. Tuttavia, cali del prezzo potrebbero offrire buone opportunità di acquisto sui minimi per i tori dell’euro che mirano a un ulteriore rialzo verso quota 1,15.
Il cable, dal canto suo, perde slancio sopra il livello a 1,26, che ha costituito una discreta resistenza al canale di trend leggermente ribassista degli ultimi tre mesi. I negoziati per la Brexit di questa settimana probabilmente non porteranno a progressi degni di nota, se non un accordo sul proseguimento dei colloqui, cosa che non dovrebbe modificare la decisione del Regno Unito di uscire dall’UE entro la fine dell’anno. Nel breve termine, considerando le preoccupazioni per una Brexit senza accordo, solo un indebolimento dell’USD potrebbe far rafforzare la coppia GBP/USD. Le prospettive di medio termine restano negative per la sterlina. Gli aumenti di prezzo potrebbero essere buone opportunità di vendita per i trader che si basano sulla mean reversion.
Il greggio WTI si consolida appena sotto i $38 al barile, mentre gli investitori attendono la conferma ufficiale di ulteriori tagli alla produzione dal gruppo OPEC+, anche se, a quanto pare, l’annuncio non arriverà prima della campanella di chiusura settimanale. Ci sono molte notizie contraddittorie sulla riunione del gruppo OPEC+. Alcune fonti affermano che la riunione si svolgerà sabato, altre sostengono che il ritardo nell’annuncio sarebbe dovuto allo scarso rispetto dei tagli alle forniture concordati da parte dei paesi produttori di petrolio. Quest’ultimo scenario potrebbe guastare gli umori e cancellare parte dei recenti rialzi del petrolio. Mentre crescono i rischi di un accordo meno congruo per abbassare la produzione dal gruppo OPEC+, il petrolio probabilmente chiuderà la settimana da piatto a negativo.