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I mercati finanziari continuano a muoversi con estrema cautela cercando di destreggiarsi tra le tensioni commerciali che non accennano a diminuire.
Eppure negli ultimi giorni registriamo una crescita nei rendimenti delle obbligazioni statunitensi iniziato venerdì scorso quale risposta ai dati estremamente positivi del mercato del lavoro americano.
L'obbligazione con scadenza 10 anni è cresciuta di 4,5 punti base nella giornata di ieri e si sta dirigendo di nuovo verso il 3% del rendimento, mentre il due anni spinge oltre il 2,7% ovvero sui massimi da 10 anni.
Sebbene tale spinta sia in grado di sostenere il dollaro, sui mercati valutari non abbiamo ancora registrato reazioni degne di tal nome.
A parte un lieve apprezzamento del dollaro rispetto allo yen, contro l'euro o la sterlina il movimento è irrilevante.
Importante sottolineare poi un leggero indebolimento della valuta cinese quale sintomo di preoccupazione sulle tensioni commerciali, ma anche l'AUD e il kiwi restano decisamente deboli probabilmente condizionate anche dalle tensioni sui mercati emergenti.
Chissà che i dati sull'inflazione, che già da oggi proporranno i prezzi alla produzione, non siano in grado di far muovere verso l'alto il biglietto verde.
Wall Street ha terminato la giornata di ieri con guadagni discreti, il Dow lo 0,4% al pari dello SP500 (quest'ultimo a 2888 punti).
Durante la sessione asiatica i future hanno invece evidenziato una lieve debolezza e per questo i mercati asiatici sono rimasti cauti con l'indice Nikkei che ha perso lo 0,3%.
I listini azionari europei in queste prime mosse mattutine appaiono contrastanti anche se leggermente orientate al rialzo.
Sul fronte valutario, abbiamo uno yen che si sta rafforzando ed è interessante notare come il dollaro canadese si sia apprezzato sulle dichiarazioni inerenti la rinegoziazione del nafta.
Sul fronte materie prime l'XAU/USD continua il saliscendi mentre il Future Petrolio Greggio WTIsta risentendo delle preoccupazioni per il possibile impatto dell'uragano Florence negli Stati Uniti (greggio che quindi si sta pressando).
Sul fronte macroeconomico sarà una mattinata abbastanza tranquilla, oltre alla produzione industriale dell'eurozona in imminente pubblicazione (attesa in calo dello 0,5% rispetto allo 0,7% di giugno) con proiezione annuale all'1% (in netto calo dal 2,5% di giugno), l'attenzione degli operatori sarà focalizzata sull'inflazione degli Stati Uniti perché come ho detto verrà rilasciato il dato sui prezzi alla produzione a partire dalle ore 14:30. Il dato core dovrebbe confermare il 2,7% mentre quello complessivo scendere al 3,2% dal 3,3% precedente. Alle ore 16:30 come consuetudine le scorte di petrolio per le quali si prevede un calo di 0,8 milioni di barili (-4,3 milioni la scorsa settimana), i distillati dovrebbero attestarsi su +1,8 milioni di barili (+3,1 milioni la scorsa settimana) e la benzina +1,5 milioni rispetto a +1,9 milioni della scorsa settimana.